sabato 29 settembre 2012

Sri Lanka_gennaio 2012

Sri Lanka, la lacrima dell'India, teatro di furiose lotte tra tamil e cingalesi, vittima di uno tsunami devastante, paradiso dei surfisti, terra di piantagioni di raffinatissimo tea, culla di una natura incontaminata, patria di gente dal cuore gentile.
Ci porta in Sri Lanka un sogno, quello di amici che decidono di dare una svolta alla loro vita acquistando un terreno sulla spiaggia per riuscire a vedere un futuro sereno.
E dalle loro parole e dai loro racconti, nasce in noi il desiderio di toccare da vicino cosa stanno inseguendo.
Chi ha un sogno così grande e nobile ci entusiasma.
Decidiamo di raggiungerli mentre sono sul posto a verificare l'andamento dei lavori, per poi proseguire lungo l'arco di un mese in una terra che ci è sembrata sulla carta così piccola ma che scopriremo immensa e intensa.
E scoprire che in una terra l'odio e la violenza inaudita hanno comunque lasciato sorrisi e serenità, nonostante le terribili ferite, ci darà molta speranza.
Partiamo la notte del sette di gennaio del 2012: il viaggio ideale, mentre tutto ancora dorme e ha una dimensione di attesa e quasi di sospensione.
Dehli, il nostro scalo, ci appare dall'aereo come un vasto campo innevato, solcato qua e là da orme, tracce, guglie bizzarre, ma è sufficiente oltrepassare la cortina perenne di nebbia e smog per fare un balzo indietro nel tempo, il tempo apparentemente immutabile dell''India.
Giusto il tempo di un sonnellino sulle comode chaise longue dell'aeroporto per poi imbarcarci alla volta di Colombo, capitale dello Sri Lanka dove verremo recuperati da uno dei nostri amici per poter procedere verso il sud della lacrima.
Mano a mano che ci si avvicina allo Sri Lanka le facce diventano più scure, i tratti meno occidentali e ritorna forte l'odore intenso degli pneumatici bruciati ai bordi delle strade, degli incensi e dei cibi speziati: è come essere già a casa e ci pervade una malinconia dolce di chi sta per tornare. A casa.
Per tre volte su tre affermo con profonda convinzione che anche il minimo disagio non mina assolutamente la sensazione forte di sentirsi a casa, qui in Oriente.
Non la questua insistente, la guida scriteriata, le mosche indisponenti, il traffico caotico e per contro la lentezza pacata di chi vive più vicino all'equatore.
Atterriamo in tarda mattina a Colombo e all'uscita dell'aeroporto il nostro amico ci accoglie con un sorriso che già è un preludio.
Dopo 4 ore abbondanti di minivan attraversando addirittura un bizzarro temporale, arriviamo a sera tarda al nostro albergo Ocean Dreams ad Anghama, sud Sri Lanka, dove le onde raccontano la loro storia.
I giorni che seguono sono la nostra camera di decompressione, come accade ormai in ogni viaggio.
Sono giorni strani, di indisponente malessere e di noiosa irrequietezza che spariscono improvvisamente come levarsi di dosso un brutto e pesante vestito.
Un rito di passaggio vero e proprio che ci lascia stremati ma liberi: eliminato il brutto, eliminate le tossine, possiamo cominciare a vivere e ad assorbire questa nuova avventura.
I giorni ad Anghama trascorrono veloci ma in piacevole compagnia.
I nostri amici ci mostrano uno spicchio di spiaggia incantevole, dove comodamente seduti si assiste ogni sera al calare del sole. Il progetto prende contorni netti e siamo felici per loro.
Sorgerà un ristorante direttamente sulla spiaggia dove si potranno gustare piatti prelibati e osservare inermi uno spettacolo che non delude mai.
L'ultima sera del nostro soggiorno insieme a loro si conclude con una superba cena a base di pesce e pollo e riso e verdure mentre fuori piove.
Ma i cingalesi non si danno mai per vinti.
Apparecchiano per noi un letto matrimoniale con vista e uscita sul loro splendido giardino in modo che mangiando possiamo godere della natura senza bagnarci.
I gechi trotterellano sul soffitto osservandoci e sicuramente, là fuori, qualche varano aspetta avido i resti, pochi in verità, del nostro lauto pasto.
Il giorno successivo a malincuore i nostri amici ritorneranno in Italia e noi cominceremo il nostro viaggio, senza meta e senza aspettative, solo apertura e attesa.
Decidere le mete in Sri Lanka avendo un mese a disposizione pare una cosa facile.
Tutt'altro.
Lo Sri Lanka è costellato di cittadine, paesi, strade, anse, fiumi, colline, montagne, templi, rovine,persone da conoscere, persone che vogliono conoscerti.
Pronti???
Via......

domenica 9 settembre 2012

Ritorno a Krabi, ritorno a casa

Fine Gennaio qui arriva come la fine dell'estate, quando senti forte l'odore dell'autunno e vorresti rallentare il tempo.
Il nostro autunno si chiama impropriamente casa, più propriamente Italia.
Pochi giorni ci separano dal rientro e dal gelo che troveremo mentre qui ancora le giornate sono dolci come frutti maturi.
Le giornate che trascorrono lasceranno per sempre un impronta dentro l'anima, un'impronta che a tratti sarà forte e viva come una ferita e a tratti sembrerà dimenticata ma sarà sufficiente chiudere gli occhi per ritrovarla.
Le birre, i rhum al tramonto, le parole, gli sguardi, le cene perfette, i geki, la serata delle api impazzite che ci ha fatto chiudere precipitosamente le finestre, i percorsi in motorino senza meta, la dolce cadenza della lingua thailandese che sembrava ogni volta una carezza...quando assapori così intensamente la felicità sarai orfano per sempre una volta giunto a casa.
Penso che potrei vivere a Krabi senza problemi, appena fuori la confusione stagionale, vicino al parco che è circondato dal mare da un lato e dal monastero dall'altro.
Salutiamo il Baan Andaman con gli occhi lucidi per spostarci un'ultima volta a Koh Lanta e alle sue spiagge.
I giorni corrono e noi corriamo più forte, rallentando comunque il passo, per prolungare oltre il tempo il nostro essere qui.
La sensazione è quella di essere sulla rampa di lancio, pochi giorni e accenderanno i motori e questo luogo così rassicurante si allontanerà dietro l'oblò continuando ad esistere malgrado la nostra distanza. E questo mi dona forza: esiste, è esistito e potrà esistere ancora.
Soggiorniamo inizialmente all'Escape Cabins, un delizioso e piccolo resort costituito da 5 bungalow distanti pochi metri dalla strada principale con piscina e vegetazione.
La giapponese che lo gestisce è dura e impenetrabile, gentile ma distante.
La nostra camera è minimale ma elegante, di classe e gusto.
Passeremo pomeriggi infuocati a rivederci il Commissario Montalbano sdraiati sul letto e ci sembrerà di essere nel posto migliore del mondo.
I bagni a Phra Aae Beach saranno gli ultimi ma indimenticabili.
Spiagge abitate solo da paguri e scimmie timide che ci osservano.
Il mare di fronte a noi ci accoglie ogni volta con grazia e calore regalandoci al calare della sera i tramonti che non danno mai assuefazione.
Le notti stellate, la nostalgia che arriva mescolata all'odore di pneumatici bruciati, le corse in motorino a cercare spiedini succulenti nei barettini sulla strada da portare in camera come un trofeo di caccia inarrivabile, e sentirsi pieni di vita.
Vita.
Il 4 di febbraio rientriamo a Krabi, il 5 siamo a Bangkok per un paio di giorni, il 7 corriamo in autostrada sul taxi per l'aeroporto.
Dall'oblò un ultimo sguardo a quello che sembra essere stato un sogno ma noi lo abbiamo vissuto tutto.

lunedì 3 settembre 2012

Railay Beach_Sand Sea Resort

Abbiamo assaporato la visione dal mare di Railay Beach e dopo un soggiorno indimenticabile a Krabi il 22 di gennaio ci imbarchiamo al porto Chao Fa su una long tail per la penisola incantevole.
Viaggiamo a pelo d'acqua su quella che sembra più un guscio allungato che una barca ma ci divertiamo molto. L'aria e gli schizzi d'acqua ci ristorano.
Railay Beach è quello spazio che il mare ha lasciato a Est e a Ovest formando due mezzelune, potrei quasi dire lo spazio di pasta tra un cappelletto e l'altro.
Il Sand Sea Resort è direttamente sul mare, il nostro caldo e angusto bungalow è a pochi passi dalla spiaggia ed è dotato di verandina con tavolino e seggiole.
Passeggiare al mattino, quando ancora il sonno impera e le acque sono ritirate, regala un attimo di eternità. La bassa marea rende ancora più imponenti i roccioni che sbucano dal mare e la luce ci fa sentire in uno stato di grazia.
Il mare è una coperta che vira ai toni del verde ed è dolce farvi il bagno.
Visitiamo il minuscolo entroterra che Railay Beach può offrire e da bravi e impavidi esploratori non ci facciamo mancare praticamente nulla.
Tra le montagne ammassate al centro della penisola c'è un lago di acqua dolce che dall'alto credo possa sembrare un catino tra pareti rocciose impervie: partiamo in esplorazione.
Costeggiamo una strada ben pavimentata che ad un certo punto presenta sulla sinistra una salita ripida e pericolosa con corde agganciate qua e là.
La terra è rossa e scivolosa ma questo per noi è solo un dettaglio.
Pochi si avventurano e ci sentiamo dei piccoli pionieri.
Arriviamo in cima non senza fatica e pericolo e ammiriamo un poco terrorizzati il panorama che si presenta sotto di noi senza alcuna barriera di protezione.
Facciamo ancora qualche passo addentrandoci nella boscaglia e il sentiero comincia a discendere prima dolcemente poi con un grado di difficoltà che da principiante definirei 10 se 10 fosse il massimo.
Occorre calarsi tenendosi saldamente a radici che fuoriescono, rocce e qualche corda ben ancorata che qualche buon'anima ha lasciato.
Incontriamo un francese con la fronte sanguinante il che non ci tranquillizza per niente ma nemmeno ci fa abbandonare. Mi chiedi se ce la faccio, dopotutto è la mia prima scalata/discesa.
In realtà non ne sono così sicura ma la mia tenacia supera la paura.
Dobbiamo passare tra rami, strapiombi e strane aperture dove a malapena il mio minuscolo corpo passa ma proseguiamo e ci ritroviamo improvvisamente in una conca dove un albero dalle dimensioni incalcolabili ci obbliga ad una pausa di contemplazione.
La strada ben pavimentata sembra così lontana, i rumori sono attutiti da tutta quella roccia e terra e il sapore metallico della sfida è forte.
Proseguiamo e la discesa verso il lago è sempre più impervia e pericolosa.
L'ultima parete nasconde quello che solo l'occhio di chi si è avventurato può vedere: un lago trasparente al centro di un cono dalle pareti altissime dove solo pochi raggi di sole possono entrare facendosi breccia tra la vegetazione. Incredibile: siamo al centro del cappelletto e il suo ripieno è quanto mai affascinante.
Non c'è nessuno, solo il silenzio abitato della natura.
Improvvisamente dal lato opposto del lago sbucano dei ragazzi e scopriamo che è possibile raggiungere questo posto magico senza scalata. Tornare per la via più facile significa immergersi nel lago e camminare sul suo fondo limaccioso così decidiamo che dobbiamo, anche solo per principio, rifare la strada al contrario arrampicandoci questa volta per poi scendere.
Che avventura! The courageous hanno colpito ancora. Non esiste maggiore facilità nello scendere o nel risalire, ogni tratta rivela insidie che possono rivelarsi mortali a un solo passo falso, soprattutto senza la giusta attrezzatura. Non siamo agganciati che alle nostre mani e alle nostre scarpe da ginnastica, le mie per la precisione a suola liscia. Ma che soddisfazione tornare accaldati, sudati, sporchi di terra rossa sulla strada ben pavimentata percorsa da turisti annoiati in completo da tennis candido che ci guardano perplessi strabuzzando gli occhi.
Per premiarci affittiamo una canoa e ci avventuriamo nel mare, alla scoperta di grotte buie dove l'acqua è così cristallina che viene voglia di tuffarsi.
Dalla canoa vediamo pesci, meduse colorate danzare e un varano che si riposa in un anfratto.
Ci avviciniamo ad una spiaggia quasi deserta, parcheggiamo la canoa e ci regaliamo un bagno molto soddisfacente!
La noia che imperversa in questi resort alla sera la rompiamo trasferendoci al Last Bar su east Beach, l'ultimo bar sulla sponda opposta alla nostra, West Beach. Qui tutto è consentito, anche fumarsi in pace una canna sotto la luna sorseggiando rhum.
Il rientro dal Last Bar è epico: barcolliamo ridendo con evidente difficoltà a scendere i gradini della piattaforma di legno su cui abbiamo sostato ore in perfetto relax. Io ho paura di urtare la gente che incontriamo e tutto pende a milioni di km di distanza da me.
Riusciamo non so come a raggiungere il nostro bungalow ridendo di niente, come i bambini dell'India, e assaporiamo per una serata la assoluta libertà e la totale assenza di pensieri.
La Thailandia è magica o forse siamo magici noi.


domenica 2 settembre 2012

Krabi_nuove avventure_alla scoperta del frutto misterioso

Oggi l'avventura è di quelle che non si possono scordare.
Percorriamo impavidi la strada di collegamento tra Ao Nang e Krabi e ci perdiamo in una strada laterale che si addentra in una zona quasi disabitata fatta eccezione per qualche abitazione isolata qua e là.
E' proprio in queste rare abitazioni che notiamo nei cortili strani frutti ammassati di dimensioni notevoli.
Hanno l'aspetto e la forma dei tipici caschi di banane ma al posto delle banane hanno migliaia di bacche tondeggianti di colore scuro tendente al rosso.
La curiosità cresce quando incrociamo un camion con il cassone scoperto ricolmo di questi caschi.
Cosa sono e soprattutto dove li portano? In alcune abitazioni i caschi sono immersi in vasche piene d'acqua e la cosa ancora più strana è che non abbiamo ancora visto, nel nostro percorso, le piante da cui provengono.
Torniamo al Baan Andaman e tentiamo subito una ricerca su internet (qui tra le altre cose abbiamo il wifi gratuito). La ricerca non produce alcun risultato e la curiosità cresce.
Ripartiamo sul nostro motorino, decisi a risolvere il mistero costi quel che costi. Ormai è una questione di principio.
Ripercorriamo la strada che conduce a Trang e alle cascate ma dell'albero genitore nemmeno l'ombra.
Improvvisamente nella polvere appare un altro camioncino col cassone aperto e traboccante di caschi.
Per un attimo ho pensato al film "L'invasione degli ultracorpi" dove baccelli giganteschi nascondevano l'entità aliena.
Inchiodiamo sulla strada, giriamo il motorino e partiamo in una rincorsa epica del furgone e nella corsa ridiamo a pensare al povero autista che ci scruta preoccupato dallo specchietto retrovisore.
Fortunatamente l'inseguimento dura pochi kilometri e ci ritroviamo nel piazzale di quella che pare a tutti gli effetti una pesa pubblica.
Osserviamo il furgone che sale sulla pesa e ci avviciniamo al gabbiotto dove una signora che parla solo thailandese ci guarda divertita.
Non senza difficoltà tra le sue risate proviamo a spiegarle il motivo della nostra inaspettata visita.
Finalmente capisce e ci svela il mistero: i frutti sono infiorescenze di palma da cui ricavano l'olio di palma.
Da quel giorno tu sei ufficialmente lo scopritore dell'olio di palma e ovunque andiamo, ovunque andremo, tutti dovranno portarti rispetto.
Risaliamo sul motorino e dopo pochi kilometri di religioso silenzio, tu inchiodi, ti giri e mi guardi dicendo: ora la mia vita non ha più senso, ora che il mistero è svelato non ho più motivo di vivere.
Scoppiamo a ridere e concordiamo comunque sul fatto che terminata un'avventura è dura non averne subito un'altra in cui cimentarci!.
Ma non ci perdiamo d'animo, Krabi cela sempre qualcosa di interessante.
Il giorno successivo ci ritroviamo a seguire un cartello che indica una caverna visitabile ma una volta giunti a destinazione scopriamo che la caverna è in uno stato di abbandono.
Non esiste quasi più la strada perchè la natura l'ha inghiottita con cespugli e erbacce lasciando solo una vaga traccia che percorriamo in motorino con attenzione. Ci troviamo di fronte uno scenario surreale.
La fitta vegetazione non lascia quasi spazio ai raggi del sole e l'ombra perenne ha come allontanato anche i suoni eccetto per qualche cinguettio.
La montagna che abbiamo di fronte è aspra, selvaggia, vagamente carsica.
Un albero senza foglie ha un cartello consumato che invita ad entrare nella caverna usufruendo delle torce a disposizione agganciate ai rami da cordicelle colorate.
Lasciamo il motorino sotto alla pianta e ci avviciniamo alla montagna per scoprire che una passatoia in legno qua e là distrutta la percorre per tutto il perimetro consentendo di rimanere sollevati da un suolo che spesso è umido e scivoloso.
Bisogna prestare molta attenzione a non cadere dalla passatoia e ritrovarsi impigliati in rovi o buche così con molta pazienza, un passo dopo l'altro, facciamo scricchiolare le assi sotto i nostri piedi.
Alla nostra sinistra la montagna con le sue aperture, squarci irregolari, bocche fameliche aperte sull'ignoto che possono anche condurre, per quanto ne sappiamo, al centro della terra; alla nostra destra grovigli di rovi, rami impertinenti dalle dita adunche che cercano di catturare i nostri vestiti; al centro un percorso ad ostacoli precario e dalle pendenze irregolari.
Improvvisamente il nostro binario compie un'ansa e rientra appena dentro alla montagna così abbandoniamo il legno per la roccia. L'apertura è ampia e altissima, una sorta di anticamera su cui si aprono almeno tre o quattro piccole bocche che si diramano nella pancia dell'altura. Provo un senso di vertigine al pensiero di cunicoli dentro cui perdersi, magari incastrarsi, all'insaputa del mondo là fuori, perchè qui tutto è abbandonato e desolato.
Un fruscio improvviso ci fa alzare la testa e solo dopo qualche minuto, il tempo che serve ai nostri occhi per abituarsi al buio, ci accorgiamo che il soffitto è abitato da grandi pipistrelli neri.
Decidiamo di ritornare sul binario e di percorrerlo fino a che ci è possibile. Camminiamo nel silenzio, notando qualche impronta di mani sulla roccia, frecce disegnate per segnalare una direzione, residui di falò.
Questo posto da i brividi e lo lasciamo poco dopo per tornare alla luce.
Ci sentiamo così tanto a casa che qui a Krabi abbiamo già battezzato i nostri posti preferiti.
In primis l'emporio dei libri. E' situato sul fiume ed è gestito da un signore di una certa età serio e silenzioso che quasi non vedi mentre ti perdi tra scaffali alti e stipati di libri, ordinati per lingua.
Inglese, francese, tedesco, finlandese, spagnolo, italiano, qui si può trovare veramente di tutto e il fascino che si prova prendendo tra le mani un libro che ha già vissuto ed è già stato sfogliato è molto strano.
Tutti questi libri sembrano orfani in attesa di adozione, hanno vita propria e proprio carattere, così puoi trovare timidi testi nemmeno sottolineati e irascibili tascabili gonfi di annotazioni.
Il cuore dell'emporio è dedicato ai libri, il resto è un caleidoscopio di vestiti orientali, sacche e borse di pelle, coltellini di ogni lunghezza e forma, oggetti strani e molte zanzare.
Ogni volta prima di entrare mettiamo l'antizanzare.
Poi c'è la cartoleria alla fine della strada, enorme, piena di scaffali dove ogni prodotto è ordinato e prezzato.
Il supermercato del piccolo centro commerciale non è allettante quanto quello di fronte alla cartoleria: buio, stretto, pieno zeppo di prodotti di ogni tipo, troviamo anche i sughi barilla e i detersivi nelsen.
Il mercato della frutta e verdura tiene una piazzola intera e aggirarsi sotto i tendoni è sempre un'esperienza: fiori recisi colorati, verdure fresche e cucinate, frutti interi o a pezzi in sacchettini chiusi e sigillati.
Alla sera il porto vecchio si anima di bancarelle dove puoi scegliere la tua cena e con un po' di pazienza si possono gustare prelibatezze. Le cameriere si litigano i clienti e si azzardano a servirli anche in tavolini che fanno parte della concorrenza, tra le ire delle cuoche.
Mai un litigio che va fino in fondo, si mettono d'accordo e tutti sono contenti, clienti e commercianti.
Krabi sarà sempre casa.