sabato 24 ottobre 2015

Ottobre: fiocchi azzurri

Ci sono, vi comunico che benché ben isolata tra faggeti, querce, noci e altri incredibili esseri provenienti dal mondo vegetale e animale, sono ancora tra voi.
Tra ore e ore di scrittura, ricerche, letture approfondite, sguardi allarmati sulle situazioni geopolitiche mondiali, camminate tra i boschi cercando di non incrociare lupi e cinghiali, raccogliendo noci e imparando finalmente ad accendere un fuoco decente, approcci e cavalcate su uno stallone che già di suo meriterebbe una storia, mi sento più dentro ad un corso di survival che altro.
Ma è proprio in questa sospensione nel tempo che arriva una notizia ormai insperata, forse nemmeno più cercata: Dietro lo Steccato ha trovato casa.
E' stato letto, valutato, apprezzato e quindi dai primi mesi del 2016 ve ne svelerò le nuove vesti.
Un editore innovativo e brillante che mi ha conquistata subito ma del quale è troppo presto per svelarvi il nome.
Oggi pensavo da dove tutto è partito, come a una piccola esplosione di luce nel cielo che piano piano è diventata una stella, nonostante i momenti di sconforto e nonostante ad un certo punto, guardando nel cielo, mi sembrava di aver perso quel lumicino brillante.
Insomma, è come fare un'ecografia ai primi mesi di gravidanza e sentire il cuoricino che fa tum tututum e scende la lacrimuccia.
La mia gestazione durerà meno dei 9 mesi e a tempo debito metterò sulla ipotetica porta di una ipotetica casa un bel fiocco azzurro.
Ma non è la sola novità.
Il secondo libro è finito.
Quando lo leggerete ancora non è dato a sapersi ma è lì, scalcia come un puledro e ha una gran voglia di farsi conoscere.
Per i curiosi posso dire che è una storia avvincente che si dipana nell'arco di più di 50 anni, fatta di emozioni, avventure pericolose e luoghi magici ma soprattutto fatta di persone speciali che vi faranno sognare.
I libri sono mondi a parte dove i personaggi che li abitano, lasciando segni e ricordi, abitano un tempo sospeso e inattaccabile, definitivo.
Non vi è nulla di più potente di una mente che è in grado di immaginare e se ci pensate, quando siete lì con il vostro libro tra le mani, immersi nella lettura, siete altrove, siete tra quelle pagine, siete quei personaggi.





lunedì 19 ottobre 2015

Avviso ai naviganti di Torino

Naviganti di Torino o giù di lì, non perdetevi questa presentazione


parliamo del
10 di novembre alle ore 18.30
presso la Libreria Arethusa
in quel di Torino
Via Giolitti 18

Chè gli scrittori, quelli veri, tra di loro si danno una mano;)

Baci spudorati a tutti voi che parteciperete!



sabato 10 ottobre 2015

Ottobre su Leggo Tenerife

Ho dimenticato di avvisarvi che è uscito, anche questo mese, un mio intervento su Leggo Tenerife.
Eccolo:


Buona lettura!
E guardiamo avanti!



giovedì 8 ottobre 2015

Monta a pelo, ovvero la storia di un Venerdì

Eccomi.
Dall'isolamento prolungato di cui godo profondi e incommensurabili benefici, oltre a scrivere, sperimento, come mio solito, curiose attività e scopro storie di rara bellezza.
Venerdì ha 21 anni ma quando ne aveva appena 10 era così bravo, così intelligente e così abile che Mario, l'uomo buono che si prendeva cura di lui, gli disse: "Se mi arrivi ai 20 ti tengo per sempre".
Lui accettò la sfida e la vinse.
Venerdì è un cavallo di razza bardigiana, un tempo abituato a scorrazzare libero per i boschi, pronto a farsi cavalcare da Mario, che più che un padrone è stato ed è tutt'ora un compagno di vita.
In ogni locanda da questo lato della vallata c'è almeno una foto in bianco e nero di Mario, capelli lunghi e torso nudo, poco più che 30enne, al galoppo con Venerdì.
Un indiano e il suo stallone.
Ma qui le leggende le puoi toccare con mano e così succede di incontrarlo, questo Mario, con il suo sguardo vivace come certe sorgenti di montagna e dal sorriso puro come quello di un bambino.
E' lui che ci racconta di questo stallone nero come la pece e delle loro avventure nel corso degli anni su e giù per le vallate, alle mostre dei cavalli, in mezzo alla neve; la sua voce è un fiume in piena, ci racconta di quando Venerdì scappava a caccia di belle cavalle e di quando lo ritrovava chiamandolo per nome e lui appariva all'improvviso con un nitrito.
Ora è proibito tenere i cavalli in libertà, devono essere chiusi nei recinti. 
Mario non li conta più i recinti che Venerdì ha distrutto o saltato, ora sta cercando di farne uno resistente con pali conficcati in profondità e alto quel tanto da impedirgli di scavalcarlo.
Per il momento, ma ormai è più di un anno, Venerdì è chiuso in un doppio box che ha già sfondato una volta e cui ha già divelto le porte in diverse occasioni.
"E' uno spirito libero, è buono, ma quando sente una cavalla l'istinto è quello!" lo giustifica Mario.
"Lo volete vedere?"
Scopriamo così che la "detenzione " di Venerdì è aggravata dall'incapacità di Mario di liberarlo.
"Ormai sono tutto rotto, non riesco più a tenerlo e lui, quando esce, fa il matto! L'ultima volta son state due costole, per farlo uscire devo aspettare il maniscalco. Gli fa le unghie, lo fa sgroppare un po' e poi di nuovo in box."
Da vicino Venerdì incute soggezione, è nervoso, nitrisce, picchia con una zampa la porta che scricchiola, scalcia il muretto di cemento poi butta la testa, enorme, fuori dal box per baciare Mario.
"Eh vedi, è buono, io gli porto le pesche, le mele, il pane, ma di più non posso fare".
Così Venerdì è diventato un appuntamento quotidiano, arriviamo e lui ci riconosce, diventa sempre meno nervoso, si fa accarezzare il collo forte e muscoloso, mangia un po' di avena con le mele, beve 4 secchi di acqua fresca fino al prossimo "amico" che lo andrà a trovare.
Sono molte le persone che lo frequentano, qualcuno porta i figli, qualcuno va da solo e ci parla, come Mario e come noi.
Oggi avevo delle pere e qualche pezzo di pane secco, smontiamo dalla macchina e vediamo che non è da solo, un ragazzo gli sta parlando, da vicino.
Qui in montagna ci si saluta tutti, ci si guarda un po' di sottecchi, siamo stranieri, ma è una condizione cui siamo abituati. Ci sorride quando vede le pere.
"Venite spesso? non vi ho mai visti"
Parliamo un po', del più e del meno ma soprattutto di Venerdì.
"Io Venerdì lo conosco da 15 anni, è un...ma sì dai, è...è un amico, come Mario. Io addestravo cavalli, Venerdì è stato il migliore di sempre, ma ora non ho mai tempo, passo tutti i giorni ma di corsa, per salutarlo"
Ma oggi è diverso.
Oggi io ho sperato che lui avesse dieci minuti in più o che si dimenticasse dell'orologio, solo per una volta.
Stiamo per salutarci, si ferma nello sterrato, scuote la testa, torna indietro.
"Ma sì, sai cosa facciamo? io oggi lo tiro fuori, tanto Mario mica si arrabbia"
Venerdì deve aver capito, ci fissa in silenzio e rimane tranquillo.
Le porte sono bloccate da strati e strati di fieno pressato per evitare che le distrugga così il ragazzo scavalca, prende un badile e di gran lena comincia a liberare il passaggio poi mette i finimenti alla testa di Venerdì e ci avvisa di spostarci.
Ci aspettiamo che si alzi, che sgroppi, che fugga nel bosco ma lui, appena uscito, infila la testa nell'erba lasciandoci senza parole.
E' stato come se volesse risentire gli odori e toccare di nuovo la vita.
Tenuto con una corda il ragazzo comincia a farlo trottare in tondo e Venerdì nitrisce, divertito.
Non c'è nulla di più emozionante di rivedere qualcuno riassaporare anche solo per un attimo la libertà.
Il ragazzo ci guarda, sorride e se ne esce con un "chi vuole salire?"
Io sento un brivido che corre dalla testa e si ferma lì, alle ginocchia, facendomele tremare un poco.
"Salire? ma...io non so...e la sella?"
Il ragazzo ride, mi fa cenno di avvicinarmi.
"Ma che sella, Venerdì si cavalca a pelo, come gli indiani!"
Non sono una che si ferma di fronte a questi trascurabili dettagli, mi avvicino con il cuore a mille, appoggio un piede sul ginocchio di Gian, afferro la criniera di Venerdì, faccio un bel respiro e salgo.
Venerdì non si muove di un centimetro, si lascia accarezzare, io gli parlo dolcemente e ci facciamo un giro, tranquillo, quasi a condividere quel momento magico sotto al cielo più blu che ho mai visto.
Sento il suo respiro, il battito del suo cuore, i movimenti dei muscoli.
Quando lo facciamo rientrare nel box non protesta, è felice, beve il suo secchio d'acqua e tra la criniera folta vedo quello sguardo profondo, riconoscente, grato.
Ma siamo in due ad avere quello sguardo.
La vita, credo, vada cavalcata a pelo ed è l'unico modo per abbattere anche le barriere più invalicabili.


Quest'inverno Venerdì avrà un ampio recinto dove muoversi e trottare.
Io e mio marito contribuiremo con il nostro aiuto (mani che lavorano).