domenica 28 luglio 2013

Questione di DNA

Ogni giorno ci vengono a trovare, anzi la parola più adatta è scrutare.
E noi scrutiamo loro.
La sensazione è molto forte e "chi osserva chi" rimane un quesito aperto, perchè alla fine, da noi a loro, è solo questione di un pezzetto di dna, il gene dell'umanità, come recentemente è stato chiamato.
Quel microbo di filamento si chiama MGC8902 e oltre a ricorrere ben 212 volte nel nostro dna contro le 30 in quello dello scimpanzé, esso sembra legato alla produzione di una particolare proteina che abbonda nei neuroni della neurocorteccia deputati a linguaggio e consapevolezza, le funzioni cognitive definite nobili.
Eppure noi ci guardiamo, ci osserviamo a distanza e quello sguardo fisso tra le foglie mentre prendo il te o mentre chiacchieriamo all'ombra del porticato, è inquietante.
Inquietanti sono i gesti della madre che porge il capezzolo al figlio per allattarlo, mentre con l'altra mano gli sorregge la testolina ancora acerba, inquietante è l'espressione di stupore quasi di paura nel vedere un membro della propria famiglia avvicinarsi a noi, inquietanti sono gli sguardi dei piccoli, li definiresti ingenui; inquietanti sono i modi in cui muovono le mani e l'abilità con cui sbucciano frutti o arrotolano le foglie prima di mangiarle.
Inquietanti siamo noi, quando osservandoli meglio, a volte ci riconosciamo un po'.

La semplicità delle origini spesso sconvolge la complessità dell'essersi evoluti, spazzandola via anche solo per un attimo.









lunedì 15 luglio 2013

Avvistamenti_parte due


chiedo venia per la foto: i picchi si muovono velocissimi!
Sono dei Dinopium benghalense psarodes alias picchi rossi



lei è quella che ogni notte balla sul tetto della casa, zompa allo sfinimento e poi se ne va

Poi ci sono gli avventori, quelli che un giorno li vedi e potrebbe essere l'unico giorno quindi se non hai il ferro nel fodero armato (canon con tele) sei fottuto...


di lei si vede in genere (ma ben nascosto) solo il maschio che è completamente diverso.
Eudynamis scolopaeceus 
Il maschio è completamente nero, assomiglia a un corvo eccetto per una coda lunga e a ventaglio, il becco corto e gli occhi rossi. Sono loro che disturbano i miei corvi.
Sono noti per deporre le uova nei nidi dei corvi confondendole alle altrui uova e garantendo così alla prole un sicuro mantenimento senza batter ciglio.
Insomma, bello sforzo.


katussa (in singalese)
Calotes versicolor a esser seri
Ha dormito un'intera giornata su di un ramo continuamente mosso dal vento poi...è come volata via.

Ai prossimi avvistamenti
(perchè qui mica ci si annoia)

Pulciosus nanus





Avvistamenti_parte uno

Ogni mattina è una buona mattina per sedersi in silenzio armati di binocolo, macchina fotografica e tanta pazienza.
Impari che gli animali sono abitudinari quanto tu e la tua tazza di caffè, così li aspetti sorridendo quando fanno la loro comparsa e nel silenzio assoluto (si fa per dire) li saluti e gli auguri buongiorno.
Carrellata degli habitué:
è sempre lei a volteggiare spesso in compagnia del corvo. Qui non si vede ma ha un foro nell'ala di destra che me la fa riconoscere ogni mattina. E' una Haliastur indus...insomma un'aquila


Turdoides affinis taprobanus...volgarmente detti scartoni perchè scartini non rende la loro dimensione.
Più grandi dei nostri passeri comuni sono numerosi nei giardini, si avvicinano all'uomo, cinguettano mille melodie e soprattutto sono sempre pronti ad accettare qualsiasi cibo tu offra loro.

the queen, grandioso avvistamento
lei è un'aquila ma molto particolare
Spizaetus cirrathus alias aquila crestata detta anche serpentaria (non c'è bisogno di spiegazioni)
Le dimensioni sono notevoli e notevole è stata la nostra sorpresa nel vederla avvicinarsi e posarsi sul ramo a cinque-sei metri di distanza da noi. La foto è quella che è, eravamo troppo incantati...
comunque, in qualità di ospite fisso, provvederemo



domenica 14 luglio 2013

Quei piccoli ricercati preziosi regali

Ci sono regali e regali.
Ci sono regali belli e importanti, regali utili, regali desiderati, regali inutili e ci sono quelle piccole chicche preziose e introvabili di cui si ignora l'esistenza ma che quando ti arrivano ti aprono il cuore e ti lasciano un sorriso nell'anima che torna ogni volta che ci pensi.
Come questo

E' un quaderno, si direbbe molto vecchio, con la copertina rivestita di plastica trasparente per non sgualcirlo e le pagine ingiallite pronte a essere riempite per riportarle in vita.
Ha il sapore d'altri tempi e il piccolo negozio da cui proviene probabilmente lo aveva dimenticato su qualche scaffale, quasi messo da parte per mostrare i quaderni nuovi, con le pagine bianche e le copertine moderne.
Ma nulla è perduto per l'occhio che sa vedere.
E' ancora intonso, un timore quasi reverenziale mi lascia nel limbo dell'attesa di scriverlo, facendomi pregustare il rumore della carta sotto la mia penna, la consistenza delle pagine dopo essere state vergate, la porosità dei fogli che si mangeranno l'inchiostro.
Così per ora lo osservo e lo sfioro appena.


E a rendere ancora più prezioso questo regalo, nascosta nelle copertina, una piccola piuma dei pappagalli liberati qualche mese fa....


E quindi, quanto prezioso e speciale può essere chi regala un oggetto così?



martedì 9 luglio 2013

Lezioni di guida per le strade dello Sri Lanka

Questo è un argomento che merita un post a sé.
Guidare in Sri Lanka, come in tutto l'Oriente del resto, non è cosa da prendere alla leggera e ogni luogo ha regole precise che si imparano solo sulla strada; non esiste manuale cui far riferimento, solo l'esperienza e un po' di fortuna, almeno all'inizio.
La guida è a sinistra ma questo lo si impara velocemente, è sufficiente tenerselo bene a mente i primi giorni soprattutto quando si attraversa la strada e anzichè voltarsi prima a sinistra occorre badare bene alla propria destra.
Noleggiare uno scooter è indispensabile poichè questo consente a poco prezzo (si parte da un minimo di 3 euro e 50 al giorno, dipende dalla vostra abilità di trattativa) di muoversi un po' dappertutto evitando (ma questo è solo un mio caloroso consiglio) di prendere i famigerati autobus, a mio avviso quanto di più pericoloso possa esistere per i deboli di cuore. Ma questa è un'altra storia.
Verificate bene che lo scooter non sia danneggiato e nel caso segnalatelo subito, accertatevi di avere sotto al sellino l'assicurazione obbligatoria e premunitevi di giacca antipioggia per gli scrosci improvvisi.
Il casco ovviamente è d'obbligo ma dopo i primi cento metri in una strada principale sentirete il bisogno di non dimenticarvelo mai. Sarà la vostra corazza.
La successiva fondamentale cosa da apprendere è suonare il clacson.
Suonatelo con vigore, non siate mai titubanti: il clacson è la vostra voce e il modo in cui lo suonate dice agli altri che intenzioni avete.
Un beeep deciso significa: guarda cosa fai perchè io comunque passo e non mi fermo.
Da questa azione ne consegue un immediato rispetto che vi gratificherà non poco.
Un b - e - e - p timido e soprattutto solitario (ma sì, intanto che ci siete pigiate quel dito!) significa: oh, io passerei volentieri ma tu che fai? non è che adesso esci e mi tagli la strada? ma allora cosa facciamo, mi fermo io o ti fermi tu?.
Ecco, siete già fritti.
Rapidità nell'azione e previsione dei movimenti altrui, un beep multiplo deciso e avrete il rispetto degli altri autisti.
Altra importante considerazione: gli specchietti.
In buona sostanza vi servono solo quando vi buttate in un sorpasso folle, ma questo avverrà solo dopo un po' di pratica.
La vostra attenzione deve essere
- su chi vi precede, perchè potrebbe improvvisamente fermarsi dopo avervi superato e girare a destra o sinistra. Intanto lui è arrivato prima di voi quindi mica può controllare se siete attenti o no, inoltre se ha sentito l'urgente necessità di fermarsi anche solo per smicciare qualcosa che lo ha colpito, cos'è..volete togliergli questo sacrosanto diritto? no, non sia mai. Benissimo, allora fate attenzione a chi avete davanti e preparatevi a qualsiasi manovra (esiste una tecnica che subito dopo vi sveleremo)
- sulle strade alla vostra sinistra, sui portoni, sui cancelli. Gli stop in generale sono un concetto e come tale rimane; nella pratica chiunque si immette sulla strada principale con lo sguardo immerso nel vuoto e possibilmente ad una velocità che vi potrebbe consentire di prenderlo in pieno e nel contempo farci due chiacchiere. Le biciclette tendono a rimanere rasenti al ciglio della strada (ma solo se si immettono da una secondaria perchè se ripartono da fermi e sono già sulla strada compiono una pancia lenta e pronunciata verso la linea di mezzeria. Non chiedetemi perché. Credo per prendere il ritmo della pedalata), i motorini spanciano un po' di più, i tuc tuc se ne strafregano di voi e i conducenti vi possono fissare inebetiti anche alcuni minuti, le macchine (da noi soprannominate in tono di scherno macchinette) sono un autentico pericolo. Una mina vagante, un concentrato delle peggio assurdità automobilistiche, un invito all'omicidio (del conducente), insomma: diffidate diffidate diffidate delle macchinette. Anche quelle apparentemente innocue parcheggiate a bordo strada: diffidate. Mentre passate a due centimetri la portiera si apre, sempre, è inevitabile, perchè aspetta voi.
- su chi viene in senso contrario di marcia, perchè non è detto che sia nella corsia opposta alla vostra. Gli autobus per esempio possono andare ovunque. Possono superare un altro autobus invadendo la corsia opposta mentre compiono una curva cieca oppure possono sbizzarrirsi superando il tuc tuc che sta superando il motorino che sta superando la macchinetta. Eh sì, capita anche questo. Quindi ha bisogno di spazio santo cielo! L'autobus è un essere a sè stante, vive di polvere e gente che si mangia dalle porte sempre aperte e ha il diritto di invadere anche il ciglio della corsia opposta per arrivare primo! Ma l'autobus spesso ha un cuore, sa che a volte non avete il tempo o lo spazio per scansarvi e così testa i vostri nervi, vi passa a un millimetro scompigliandovi i peli del naso o frena a un micron facendovi inghiottire la dentiera. Insomma, l'autobus vince su tutto e tutti e passa dappertutto e ha sempre fretta e soprattutto è molto molto più grande di voi. Non dimenticatelo!
- sull'asfalto, perchè spesso incontrerete buche dove qualcuno potrebbe abitarci e se avrete una buona memoria vi garantirete di non perdere ruote e qualcosa che sta più su ed è appoggiato al sellino. In buona sostanza: guardate avanti ma guardate anche in basso.
- sulle mucche perchè se loro decidono di attraversare la strada, lo fanno e basta. E lo fanno lentamente, girandosi a fissarvi e magari facendo una pausa, perchè provate voi a portarvi dietro tutto quel po' po' di roba.
Detto questo, dopo che vi sarete abituati e non vi arrabbierete mai, dopo che la visione del fanale di un autobus davanti ai vostri occhi non vi turberà più, dopo che avrete imparato a menadito ogni increspatura del manto stradale, scoprirete che il fondamentale segreto sta nella velocità.
Agli inizi ci siamo spesso chiesti come è possibile che con tutte le situazioni a rischio che vediamo, in quasi sei mesi non abbiamo visto che un paio, forse tre, incidenti e nemmeno tanto gravi.
La velocità.
Centro paese? mai più dei trenta all'ora. Consente una velocità di crociera stabile nonostante le continue frenate per evitare di tutto e di più.
Fuori paese? i quaranta sono un buon compromesso, potete arrischiare anche i cinquanta ma nel dubbio non fatelo. La volta che vi lanciate pensando ma sì, ormai sono il mago della strada, una simpatica vecchina nel suo vestitino azzurro e le trecce, decide che il bastone che sta portando da mezz'ora non le piace più e lo lancia proprio mentre sfrecciate impavidi, costringendovi a uno slalom folle, sfidando magari l'autobus sulla corsia opposta, che nel frattempo ha invaso la vostra. Così, in un battibaleno, vi potete anche ritrovare a guidare a destra, nella più totale confusione.
Questo è quanto.
In bocca al lupo.
Ma soprattutto: enjoy!!!!

mercoledì 3 luglio 2013

La voce della Natura

La notte scorsa è stata speciale.
Immaginate di uscire a notte inoltrata, in motorino ovviamente, nel buio più buio che c'è e prendere una strada a caso.
Weligama di notte, così come ogni paese, sembra disabitata.
Tutta la confusione che di giorno anima le strade, i negozietti, la bus station, sparisce lasciando il paese abbandonato a sè stesso in uno scenario inquietante da post guerra nucleare.
I cartelloni che ciondolano al vento con rumore sinistro, qualche fioca luce a illuminare le casupole adibite a negozio chiuse da assi di legno, cani randagi che si aggirano in branco alla ricerca di un posto asciutto e riparato dove dormire e il suono costante e assordante delle cicale...ogni angolo ha l'aria di un perfetto set cinematografico da film horror.
Usciamo dal disabitato centro prendendo la strada che porta verso l'interno e cominciamo a girovagare illuminando di tanto in tanto con i fari del motorino occhi spaventati che fuggono lesti con tutto ciò che vi è di attaccato a quegli occhi e di cui spesso non riusciamo a distinguere i contorni.
Procediamo lentamente, incrociando mano a mano che avanziamo banchi di nebbia di umidità che regalano allo scenario una strana atmosfera di attesa.
I cartelli in inglese ben presto spariscono mentre ci inerpichiamo in salite cui fanno seguito discese e la strada si restringe dopo ogni curva.
Avanziamo nel buio che ci mangia letteralmente, lo varchiamo con il fanale del motorino ma dietro alle nostre spalle si richiude come in una morsa densa e viva.
Costeggiamo un grande lago silenzioso che comincia dove termina il ciglio della strada così che basterebbe un balzo per trovarsi immersi in non so quali acque, magari infestate dai coccodrilli.
I lampi che ci arrivano in lontananza come bagliori esplosivi ben presto ci raggiungono, ci troviamo sotto ad un violento scroscio d'acqua che ci costringe a fermarci sotto la prima tettoia di un incrocio deserto e illuminato solo da un lampione che sussulta ad ogni tuono.

Nelle case si scorgono luci e ombre di persone che si muovono dietro a sottili porte di legno e finestre malamente oscurate da tende a righe stinte.
Non appena la pioggia accenna a diminuire riprendiamo il cammino ma la strada che avevamo scelto ci porta ad un cantiere aperto che non permette di proseguire oltre, così decidiamo di cercare una strada che ci possa riportare di nuovo verso la costa.
Ma è tutto da vedere.
Dopo pochi chilometri di strade deserte ci rendiamo conto che siamo già passati per quel sentiero, riconosciamo la sedia bianca di plastica abbandonata sul prato, un autobus parcheggiato sul ciglio con il lato destro ammaccato e un nugolo di cani addormentati sul marciapiede di una casa abbandonata.
Ci siamo persi.
Tentiamo un'altra via, il cartello è bianco e i caratteri singalesi unitamente ad una freccia potrebbero indicare "per di qua" o anche "via di qua". Noi procediamo.
La strada diventa sentiero sconnesso di terra rossa, farcito di buche piene di acqua piovana e occhi curiosi di rane in ammollo.
La vegetazione ai lati diventa via via più opprimente quasi a formare un tetto sopra le nostre teste; le stelle sono scomparse mangiate dalle nuvole gonfie di acqua.
Improvvisamente il sentiero diventa una fettuccia di terra che attraversa risaie e foreste, la percorriamo fino a che alla nostra destra un rumore sconosciuto ci fa fermare.
Tre quadrupedi non ben identificati ma piuttosto grossi si girano verso di noi puntandoci addosso gli occhi grandi e rossi e uno di loro comincia una manovra di accerchiamento, lasciando gli altri due e fissarci con intenzioni non proprio pacifiche.
A fatica giriamo il motorino in quel piccolo spazio di sentiero e ce ne andiamo, non senza controllare dallo specchietto retrovisore il buio che dietro a noi avanza rapido e sconosciuto.
La voce della Natura qui è così forte e apparentemente incontaminata che mi lascia una senso di primitiva paura e fondata inquietudine.
Siamo nulla nel buio di una foresta, siamo nudi come i primi uomini sulla terra, siamo ignari di ogni centimetro non illuminato dal fanale del motorino.
Ritroviamo la strada di casa, rivediamo la sponda del lago e la ripercorriamo a ritroso e in attimo ci ritroviamo nel paese fantasma.
Pochi attimi di brivido, 40 chilometri nel nulla e un ricordarsi che l'uomo, alla fine, è un animale tra gli altri animali, vulnerabile e solo.
Ci ripromettiamo, sulla rassicurante via verso casa che costeggia il mare, di provare a ritrovare questo posto durante il giorno.
O forse no. Lasciamolo nella sua perfetta atmosfera di sogno perduto.