venerdì 14 giugno 2013

Non siamo Mazzarò

Ci sono storie che rimangono impresse, si nascondono nei meandri della mente e quando meno te l'aspetti fanno quell'apparizione a sorpresa che ti fa sentire illuminato a giorno in una notte "buia e tempestosa".
Mazzarò è un personaggio di Verga, un contadino basso e grasso, un "omiciattolo", così attaccato ai suoi possedimenti, ai suoi beni materiali, da ammazzare in punto di morte tacchini e oche per portarsele con sé.
Mazzarò è la sua roba.
Mazzarò è l'esasperazione del consumismo e dello spirito occidentale che vive per accumulare cose.
Ho pensato immediatamente a lui nel momento esatto in cui ho scoperto che la cantina dove avevamo lasciato tutte le nostre cose, "la nostra roba", è andata sott'acqua a causa delle incessanti piogge che hanno flagellato l'Italia negli ultimi mesi.
Cinquanta, forse sessanta centimetri d'acqua che hanno ristagnato indisturbati, mescolando terriccio e sporcizia, per giorni, forse settimane, facendo ammuffire e marcire vestiti, scarpe, libri, documenti, fotografie, oggetti, attrezzature tecnologiche. 
Quel che rimaneva dopo una accurata selezione prima di partire.
Non abbiamo  più nulla, forse con un buon intervento di lavanderia qualche jeans e un paio di magliette dovremmo recuperarli, per il resto c'è il cassonetto.
Mazzarò sarebbe imploso di rabbia, avrebbe preferito annegare insieme alla sua roba piuttosto di vederla calpestata, violentata, imbruttita dalla furia dell'acqua.
Noi abbiamo richiuso la porta bagnata e puzzolente alle nostre spalle.
"quando si riparte?" ci siamo chiesti.
Presto più attenzione a ciò che ci succede, sforzandomi di pormi in un'ottica estesa e non univoca.
E così penso che succedono cose di fronte alle quali esprimere una considerazione definitiva sia sempre prematuro.
Fortuna? Sfortuna? chi può dirlo? spesso le cose non sono come sembrano.




sabato 1 giugno 2013

l'evoluzione di un Coccodrillo

In gergo giornalistico il coccodrillo è il pezzo, tenuto scaramanticamente in un cassetto, da pubblicare in occasione della dipartita di un personaggio famoso e dove vengono ripercorse le tappe salienti della sua vita.
Un bravo scrittore di coccodrilli non deve sentirsi umiliato in quanto tale ma approfittare dell'occasione, seppur morbosamente macabra, di dimostrare stile, ironia e ricerca di dettagli preziosi che possano rendere quel coccodrillo speciale.
Ma come chiamare il coccodrillo di qualcuno che muore e poi immediatamente rinasce?
Qualcuno potrebbe pensare che è già stato fatto più di 2000 anni fa e il suo nome è forse un po' troppo inflazionato per poterlo riutilizzare senza considerare cosa andrebbe a scatenare tra credenti e mistici.
No, no, io intendo il coccodrillo di qualcuno che consapevolmente ha deciso di interrompere una sopravvivenza per rischiare di vivere una vita, senza arrogarsi alcun diritto di santità.
Anzi, semmai, assumendosi la responsabilità di essere vivente.
Ecco, sarebbe in sintesi un pezzo così:
trascorsa un'infanzia serena in cui già dava segni di una curiosità curiosa, allarmando un poco la famiglia comunque tollerante, il soggetto ben presto impara a riconoscere i binari sui quali tutti i treni corrono più o meno veloci con le relative fermate consentite.
Prende il suo treno senza nemmeno accorgersene, come passare da un intorpidimento leggero ad un sonno pesante, così che gli anni possano correre nell'ovattato e utile oblio che ben si accompagna a fatti o esperienze poco salienti.
Ma quel fuoco primitivo che ha rischiarato tante giornate vissute in caverne fatte da teli stesi tra due seggiole e amici immaginari che sono fuggiti all'apparire dei binari, quel fuoco che ormai sembrava una tardiva lucciola estiva in una pulita giornata di settembre, quel fioco rossore che stava ormai per spegnersi definitivamente nell'età dove ormai tutto è deciso, ebbene quel rantolo di fiamma ha trovato un mantice vigoroso che lo ha rianimato dall'aldilà, soffiando forte, buttando legna secca, alzando i teli dalle seggiole e accendendo la notte di stelle.
Perchè non esiste fuoco che arda se non alimentato, non esiste fiume che rompa gli argini se non riceve acqua, non esiste morte per chi non vuole morire.
Ed è così che chiuso un polveroso e inanimato libercolo, se n'è aperto uno gonfio di pagine scritte a mano, pieno di disegni, fotografie e illustrazioni di sogni che nelle pagine successive sono diventati realtà.
E' un libro vivo, che parla all'universo con la stessa lingua del vento ma che lascia sulle rocce gli stessi segni che lascia l'acqua con il suo scorrere vivace.
Questo non è un coccodrillo, è la sua evoluzione.
Questa è la mia storia e alla vigilia del mio compleanno anagrafico mi sono presa il lusso di tirarlo fuori dal cassetto.
E se non è prevista in questi casi la nomina di Uomo per chiara fama a quel mantice vigoroso, visto che è il mio compleanno e che mi è consentito oggi essere un po' più regina di quanto già io non mi senta nei giorni normali, mi concedo l'ulteriore lusso di conferire l'attestato di Uomo per chiara fama a lui, il mio mantice vigoroso.
Grazie F.