mercoledì 26 agosto 2020

Tornare

Prima o poi tutti tornano a casa...
Mio padre me lo ripeteva spesso, soprattutto quando ero in Oriente. Ho sempre pensato che fosse un modo per convincersi che davvero, prima o poi, non mi avrebbe avuta così lontana.
Poi il tempo ha accelerato, si è come accartocciato su sé stesso, ha vorticato così tanto da diventare un enorme buco nero che si è mangiato, inesorabile, tutto quello che gli si è avvicinato.
Avete presente nella Storia Infinita il Nulla che avanzava? Ecco, io mi sono sentita un po’ l’Atreiu della situazione.
E questo diario, al pari di tante cose, è sparito nel Nulla, dimenticato.
Ma la vita ama giocare e beffarsi di noi, fa giri non calcolati, per poi tornare da dove era partita, quasi a volerci insegnare qualcosa.
Non è quindi un caso che io mi ritrovi qui, in questa casa che mi ha visto bambina e dove molte delle persone che l’hanno abitata ormai non ci sono più.
Del resto, a dirla tutta, nemmeno io sono più quella, eccetto forse per la solita, indiscussa e fervida immaginazione che qui, tra boschi, pinete, ruscelli e case di sasso, ha galoppato e non poco.
Ribaltiamo le carte, le rimescoliamo, vediamo cosa esce a questo giro.
È un po' come scavare un nuovo letto a questo fiume che è la vita, immaginare se potrà scorrere senza grossi ostacoli, se le curve che si presenteranno saranno sufficienti a contenerlo e se sarà robusto abbastanza da portarlo direttamente al mare.
Anche la stagione che arriva è quella giusta, con l'estate che ormai vacilla, il sole che perde arroganza, il tremolio delle foglie sui rami, e quel vago senso di mistero che l'autunno porta con sé.
Sono tornata.






martedì 27 settembre 2016

Il riscatto di un sogno

Sono le 6.46 di questo ultimo martedì di settembre, con l'autunno che già si infila prepotente tra i rami nel bosco mangiandosi ogni giorno più impaziente il sole dietro la montagna.
È l'ora in cui i sogni fuggono, si nascondo sotto al letto, dentro all'armadio, nelle ombre dei rintocchi delle campane.
Ma uno rimane, non se ne vuole andare, resta lì, davanti alla finestra, pronto a sfidare il giorno che avanza.
E poco importa se qualcuno gli dice: "hey, sei solo un sogno, il mattino è per le cose vere, quelle che si toccano, tu di cosa sei fatto?"
Quello è un sogno speciale, caparbio e un poco altezzoso.
Punta i piedi, rimane appiccicato addosso per fare un balzo appena viene scoperto; del resto in tanti ormai lo hanno visto, qua e là, muoversi nella luce che scolora, correre su salite di sassi e buche, rotolare tra cespugli e campi sconfinati fino alla strada, pronto a rialzarsi e magari sedersi proprio lì, su quella panchina di legno sgangherata sotto al melo.
E quando la sera di nuovo arriva, si infila furtivo nei pensieri, si appende alla lampadina che si spegne, schiaccia il petto levando un poco il respiro, sussurra la sua storia tra i capelli e non se ne va.
Sono le 6.46 e il richiamo del caffè mi dovrebbe far scostare le lenzuola calde di sonno ma rimango ancora un gomitolo di torpore.
Guardo oltre la porta aperta della stanza, il corridoio piano piano si rischiara di luce, il sole è quasi oltre la cima della montagna.
Prima ancora di vederlo, sento i suoi passi leggeri prendere la porta d'ingresso e una folata di aria piena di rugiada mi spalanca gli occhi.
"Sogno, dove vai?"
Il tempo di vederlo sogghignare, salire sulla ringhiera della balconata, aprire due ali ancora stropicciate e poi era solo un puntino alto nel cielo.
Sono le 6.46 e Dietro lo Steccato, questo il nome del sogno, ha finalmente spiccato il suo primo volo.
Mi intenerisco, mi commuovo, chiudo gli occhi forte per trattenere le immagini, poi li riapro: è proprio volato via.
Buona fortuna piccolo sogno.



domenica 24 aprile 2016

La manipolazione di massa

La manipolazione di massa ci riguarda tutti.
Non esiste persona che per almeno una volta non sia finita nel tranello.
A chi dare ragione? A chi scrive che va tutto bene o a chi prospetta un futuro di cataclisma?
La verità non sta mai nel mezzo.
Ognuno nasconde e esalta ciò che fa più comodo.
È il caso del Brasile e di un farmaco anticancerogeno ritenuto pericoloso e quindi ritirato e poi concesso liberamente con una legge fatta niente meno che dalla stessa Presidente Dilma Rousseff.
Allora il farmaco è buono, penserebbero molti.
Ma i molti sanno che la Rousseff sta perdendo consensi popolari a causa di un pasticcio in cui è coinvolta e che con questa abile e frettolosa manovra spera di riconquistare il perduto?
Allora il farmaco è cattivo, penserebbero molti.
La ricerca sui topi aveva dato esiti incoraggianti, poi è stata interrotta. Inizialmente per mancanza di fondi, poi, dopo la legge Rousseff, la motivazione è diventata che la sostanza non ha superato i test di laboratorio, anzi, può essere pericolosa.
Questa è manipolazione, sulla pelle degli ammalati.
E la verità, che non sta nel mezzo, non la conosceremo se non a spizzichi e bocconi, quindi mai.
Questa la storia di una vergognosa manipolazione:




Dilma Rousseff - Presidente del Brasile

venerdì 22 aprile 2016

I paradossi del nostro secolo

Il bombardamento mediatico di natiche e poppe al vento è qualcosa cui ormai non prestiamo più attenzione; tra veline spiaggiate intente a fare selfie alle rotondità e nudità bellamente in mostra sulle varie isole dei (presunti) famosi, l'adattamento è stato d'obbligo.
Ma esiste ancora un tabù misterioso, un gesto che fa girare la testa a molte persone, un'azione che risulta tanto sconveniente quanto inappropriata e che di sessuale non ha proprio nulla: l'allattamento al seno.
Se una volta la pudicizia faceva nascondere la giovane mamma mentre accudiva amorevolmente al piccino, oggi ci si sente autorizzati a mostrare la tetta addentata dal pargolo senza troppi problemi.
E paradossalmente il problema non è più in chi esterna un atto naturale come quello dell'allattamento al seno, bensì è nell'occhio di chi guarda.
Leggete cosa è successo a una giovane mamma che, vittima di sguardi indiscreti e commenti spiacevoli, ha deciso di aprire una simpatica caffetteria dove altre mamme possono riposare, prendersi una bibita e allattare in un ambiente cordiale e amichevole.


martedì 12 aprile 2016

Il terribile destino dei nativi

Ci sono posti particolari sulla Terra dove pare che i popoli sviluppino più facilmente depressioni che conducono a suicidio, ma in questo particolare caso le motivazioni sono da ricercare altrove.
Qui si parla di un fenomeno che colpisce un particolare tipo di popolazione, che ben poco ha a che vedere con particolari latitudini o strani cicli di luce e buio, qui si parla dei First People, i cosiddetti aborigeni, i nativi, coloro che per primi si sono insediati in un posto e hanno dato il via a generazioni di persone.


sabato 9 aprile 2016

Quando una notizia smuove 13mila lettori

Mi avete lasciata a bocca aperta, in appena poche ore siete stati in 13mila a leggere la mia ultima notizia su Blasting, regalandomi la prima pagina sulla Cronaca come news più letta e la mia firma sotto alle firme più lette.
Grazie, oltretutto state crescendo e quindi io qui la ripropongo, per chi se la fosse persa



E aggiungo, abbiate pazienza, un articolo non meno interessante che parla di droni, non velivoli di morte, bensì strumenti di pace, per il soccorso, il controllo, la salvaguardia.
In tempi non sospetti qualcuno ebbe l'idea (inascoltata) di utilizzare i droni per compiti utili alla cittadinanza. Quell'idea ora è realtà, non certo grazie a chi non seppe ascoltarla


mercoledì 6 aprile 2016

Quando le notizie non fanno più notizia

Una volta si comprava il giornale e quando si leggeva nella cronaca di nera di un omicidio si restava colpiti, si approfondiva la notizia, se ne parlava con gli amici, si condivideva lo sconcerto forse più per trovare rassicurazione che per morbosità.
Oggi apriamo il giornale, anzi apriamo la pagina web, facciamo scorrere le notizie e quando incontriamo omicidi e violenze domestiche, passiamo oltre, quasi sempre.
Cose già lette, già viste, già ascoltate; meglio soffermarsi sul cucciolo che ritorna a casa dopo che si era perso, sulle feste del cane al rientro del suo padrone dalla guerra, e via di questo passo.
La nostra rassicurazione ora è questa, abbiamo bisogno di storie che finiscono bene, lo faccio anch'io.
Ma io vorrei fare un passo indietro e dirvi che ho scritto dell'ennesimo disastro ambientale, argomento che viaggia quasi di pari passo agli omicidi e che spesso sorvoliamo, tanto ormai chissà dove andremo a finire.
La mia rassicurazione è che lo leggiate, perchè è accaduto in Francia ma potrebbe accadere anche qui, magari è già accaduto, magari abbiamo sorvolato, perchè non era proprio dietro casa nostra.
Mio nonno Annibale molti anni fa disse che la terza guerra mondiale sarebbe scoppiata a causa del petrolio.
Io non capivo, dopotutto i pozzi petroliferi arabi erano a distanza stellare da me e il signore che faceva il pieno alla macchina non era poi così minaccioso.
Ma mio nonno aveva ragione. E aveva riassunto in una frase tutto il caos in cui, che lo vogliamo o no, siamo immersi fino al collo.