Se credete che visto un tempio li avete visti tutti, in parte sbagliate.
Vi sono templi in Thailandia con particolarità che non possono essere sottovalutate.
Il Wat Phra Kaew, ad esempio, è una costruzione imponente, regale, così maestosa da sembrare finta; intarsi di avorio, foglie d'oro, ebani, stucchi, bellissime statue di demoni, guerrieri, leoni e kinnari, le creature metà donna e metà rapace, e all'ingresso soldati in divisa impeccabili nonostante il caldo.
I diversi edifici religiosi sono separati da viottoli di ghiaia bianca così il riverbero della luce che si riflette sulle altissime cupole dorate è accecante.
Il Wat Phra Kaew è il tempio più sacro della Thailandia poichè all'interno di uno degli edifici è conservato il Buddha di smeraldo.
A dispetto dello sfarzo quasi pacchiano degli esterni, gli interni, pur riccamente affrescati o pannellati in pregiato legno intarsiato, invitano al silenzio e alla meditazione.
Per entrare in un qualsiasi luogo sacro in Oriente occorre portare rispetto con il proprio abbigliamento e soprattutto lasciare fuori le scarpe, ma quest'ultimo dettaglio vale anche per qualsiasi negozio o abitazione.
Il Buddha è generalmente in fondo al tempio, in posizione centrale e rialzata così che tutti possano vederlo e nessuno possa sovrastarlo.
Ci si avvicina a capo chino e ci si inginocchia senza mai mostrargli i piedi; ci si allontana volgendo sempre il volto e mai le spalle e non senza aver acceso un incenso o, in alcuni casi, aver attaccato una foglia dorata alla sua statua.
Lasciamo le nostre scarpe al di fuori dell'ingresso e varchiamo la soglia lasciando la luce accecante dietro di noi; solo il Buddha è illuminato ma in maniera fioca, aggraziata.
E' una rappresentazione del Buddha molto importante così ci inginocchiamo tra diversi turisti e molti thailandesi che ogni giorno vengono per pregare e per portare doni.
L'atmosfera è emozionante, si respira il silenzio delle preghiere sincere, delle richieste fatte dal cuore di chi ancora crede e umilmente chiede un po' di respiro e di gentilezza, perchè qui la vita, al di là dei sorrisi, può essere maledettamente dura e cattiva.
Per un attimo penso alle nostre chiese dove l'ingordigia di chi le amministra ha fatto scemare la fede facendole svuotare e allontanare così la fede.
Non so cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, se esiste un Dio vero ed uno meno vero, penso solo alla semplicità dell'animo umano e al suo bisogno di avere risposte anche nelle non risposte.
Io non credo. Un poco invidio l'atto di fede di coloro che affidano i propri pensieri ad un'entità che non conoscono ma che amano e temono nel contempo.
Così rimango in rispettoso silenzio, osservo con discrezione i volti di chi ha un dio o una divinità cui rivolgere i propri pensieri.
Io sento solo una grande energia buona.
All'uscita la forte luce ci colpisce di nuovo, socchiudiamo gli occhi e davanti a noi una fila di monaci dalle età più diverse forma un lungo rosario di grani arancioni e crani rasati.
Passeggiano come se non toccassero terra, sorridendo miti e scherzando con i bambini incuriositi.
Il confine tra il sacro e il profano qui è molto labile, vince l'accettazione incondizionata e questo ci piace.
E' una terra dove si è esente dal giudizio e dal senso di colpa, immediatamente senti le spalle leggere e puoi ancora credere di poter aprire le ali.
Per un attimo penso alle nostre chiese dove l'ingordigia di chi le amministra ha fatto scemare la fede facendole svuotare e allontanare così la fede.
Non so cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, se esiste un Dio vero ed uno meno vero, penso solo alla semplicità dell'animo umano e al suo bisogno di avere risposte anche nelle non risposte.
Io non credo. Un poco invidio l'atto di fede di coloro che affidano i propri pensieri ad un'entità che non conoscono ma che amano e temono nel contempo.
Così rimango in rispettoso silenzio, osservo con discrezione i volti di chi ha un dio o una divinità cui rivolgere i propri pensieri.
Io sento solo una grande energia buona.
All'uscita la forte luce ci colpisce di nuovo, socchiudiamo gli occhi e davanti a noi una fila di monaci dalle età più diverse forma un lungo rosario di grani arancioni e crani rasati.
Passeggiano come se non toccassero terra, sorridendo miti e scherzando con i bambini incuriositi.
Il confine tra il sacro e il profano qui è molto labile, vince l'accettazione incondizionata e questo ci piace.
E' una terra dove si è esente dal giudizio e dal senso di colpa, immediatamente senti le spalle leggere e puoi ancora credere di poter aprire le ali.
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