venerdì 31 agosto 2012

Krabi_passando per Railay Beach_prima parte di avventure

Lasciamo finalmente Phuket sotto un sole cocente che abbiamo voluto assorbire tutto sul ponte della barca Ao Nang Princess, a cavalcioni sulla ringhiera, lasciando ciondolare piedi e gambe su un mare di un'intensità che fa quasi male al cuore.
Il porto di Phuket è squallido e anonimo ma via via che ci allontaniamo attraversiamo tutte le tonalità delle acque in un crescendo di bellezza senza precedenti.
Ovunque si volga lo sguardo non siamo soli, la nostra rotta è tra rocce imponenti, scogli che come missili escono decisi dall'acqua ricoperti di vegetazione verde brillante, isolotti che paiono il dorso di balene preistoriche, poche fortunate barche a vela che solcano placide e orgogliose il mare, un catamarano dal portamento impeccabile e long tail a perdita d'occhio.
L'emozione che arriva avvicinandosi a Railay Beach fa parte di quei sogni che non riesci a raccontare e che continuerai a vivere con la memoria beandoti del piacere che quelle visioni hanno saputo provocarti.
Visioni che mozzano il fiato.
Non riesco nemmeno a fotografare ciò che vedo.
Montagne a strapiombo che nascono e muoiono nel mare, rocce piene di grotte e antri dove le acque vanno a nascondersi riflettendo il verde intenso della vegetazione, vertiginosi faraglioni e isole, coste, creste, lingue di spiaggia lunghissime e bianche.
Una goletta di legno scuro dalle vele rosse ondeggia luccicando.
Ma Railay Beach non è ancora la nostra prossima destinazione, per ora attraccheremo ad Ao Nang dove un mini van ci riporterà a casa, a Krabi.
Nel tragitto in auto sento di nuovo il desiderio intenso di fermarmi qui.
La strada che collega Ao Nang a Krabi è la strada che ripercorreremo mille volte ancora in motorino ed è una strada che amo per tutte le particolarità che cela e per tutte le emozioni che ci ha regalato.
E' qui che abbiamo incontrato foreste così rigogliose che nel tratto in cui la strada le attraversa la temperatura scende di qualche grado e l'umidità cresce a tal punto che ti sembra di entrare in una serra nebulizzata; in giornate particolarmente calde rallentiamo la nostra corsa nei pochi metri refrigeranti, godendo di quell'improvvisa escursione termica che ci ristora e ci fa desiderare di nuovo il sole e il caldo.
E' qui che una stretta curva avvolge una cresta rocciosa e altissima che a sua volta nasconde al suo interno un Buddha dorato reclinato; il Buddha della curva ci ha ammiccato dalla fenditura nella roccia molte volte.
Ed è qui che si diramano piccole strade senza nome che come piccole arterie pulsanti ci hanno portato nel cuore di centri abitati dove, ogni domenica mattina, si tenevano gare canore di uccellini.
In piazzole allestite con speciali tralicci dove appendere le gabbiette di legno numerate, si svolgono queste bizzarre competizioni e guai a fiatare, spesso il livello deve essere molto alto a giudicare dalla serietà con cui i proprietari degli uccellini partecipano alla gara.
Krabi e dintorni per noi è vita pulsante, è curiosità, è avventura e quello che doveva essere un breve soggiorno di un paio di giorni si è trasformato in un soggiorno di una settimana.
Abbiamo trovato un albergo grazioso e tranquillo, con stanze belle e attrezzate di ogni comfort a un prezzo ridicolo.
Il Baan Andaman è situato su una strada in salita appena fuori il centro di Krabi, in una zona tranquilla.
Alla sera ci intratteniamo spesso sul balcone seduti ad osservare la notte che arriva in compagnia degli immancabili geki a caccia di moscerini e zanzare. Di fronte a noi un boschetto fitto di piante nasconde la casa di un militare perchè poco distante c'è una caserma. Lo vediamo tornare dal lavoro aprire il cancello e accogliere il cane giallo che lo saluta con salti felici. Sono scene semplici che fanno bene all'anima e ci strappano ogni volta un sorriso.
La colazione è servita nel patio a piano terra ed è abbondante e gustosa, quello che ci vuole per prepararci alle nostre avventure della giornata. E quando rientriamo a pomeriggio inoltrato troviamo sempre in camera una merenda  diversa: una ciotola di dolcetti alla banana, fettine di torta alla frutta o al cioccolato, piccole banane dolci. Quando non abbiamo voglia di uscire a cena, la cuoca (una simpatica signora che ci accontenta anche a orari inconsueti con sublimi patatine fritte) ci prepara pasti indimenticabili.
Torneremo di nuovo al Baan Andaman durante i nostri spostamenti e potete immaginare il perchè.
A Krabi ci muoviamo per lunghi percorsi in motorino per raggiungere mete che spesso ci hanno fatto assaporare la fatica, come il Wat Tham Suea, un tempio raggiungibile solo percorrendo oltre 1600 gradini in pietra ripidi e abitati da scimmie dispettose.
La salita è impegnativa e richiede diverse soste ma una volta giunti a destinazione il panorama è incredibile. Varcato l'ultimo gradino appare un Buddha gigantesco visibile anche da lontano ma solo stando direttamente ai suoi piedi è possibile capacitarsi delle sue incredibili dimensioni. La sua figura si staglia nel cielo limpido e troneggia sulla foresta sottostante. In distanza si può scorgere a Sud l'ansa del fiume che bagna Krabi e il mare, a Nord l'entroterra con le sue montagne bizzarre e la vegetazione.
Le scimmie sono libere e non temono affatto la nostra presenza, si avvicinano impertinenti e se capiscono che hai nella borsa qualche banana  non esitano ad allungare la mano (perchè è di mano che si tratta!) per aprire la cerniera abilmente. 
Il dolore alle gambe che ci accompagna nei giorni successivi non ci preoccupa granchè ma ci fa solo ridere per le posture ridicole che assumiamo nello scendere le scale dell'albergo.
La prima sera al Baan Andaman abbiamo deciso di mangiare nel ristorantino a fianco, un locale aperto sui tre lati frequentato solo da gente del posto. Quale posto migliore per assaggiare i piatti locali?
Un tavolinetto di legno scrostato sul marciapiede, una Tom Yum squisita (una zuppa tipica thailandese) e poi il piatto forte: una pietanza piccantissima di bocconcini di maiale fritto e peperoncini rossi e verdi. Il tutto annaffiato da birra e whisky del posto. Il piatto lo abbiamo scoperto grazie a tre signori della PPFamily (gli zingari di mare) che chiacchierando e sorseggiando whisky con acqua e ghiaccio, ne mangiavano dei bocconi insieme a verdure fresche e croccanti. Foglie, pomodori e fagiolini crudi.
Quando ci hanno visto incuriositi hanno riso e ce ne hanno immediatamente offerto un assaggio senza troppe smancerie. 
Qui i rapporti umani non hanno molti filtri, sono semplici diretti e rispettosi.
Una delle più belle cene in assoluto, ma ricordarne una brutta è impossibile.
La visita alle cascate la ricorderai per il mio pianto disperato dopo averti perso tra le piante e i sentieri tra le rocce. Temevo fossi sparito nella foresta senza possibilità di ritrovarti in caso di pericolo perchè avevo io il tuo cellulare. Ma la ricorderemo anche per le rane, i ragni enormi dalle enormi tele, le sanguisughe, le grosse lucertole, le iguane, le farfalle mai viste prima e le cicale grosse quanto un'albicocca.
Ogni giorno un'avventura, ogni giorno un'emozione, ogni giorno la vita che si rinnova forte e intensa.


martedì 28 agosto 2012

Alla ricerca di una barca in mezzo al mare in un mattino burrascoso

E' il sette di dicembre del 2009, siamo in Thailandia ormai da un mese e abbiamo di fronte a noi ancora un mese di avventure.
Ci imbarchiamo per Phuket e la pioggia fitta che cade sul porto di Koh Lanta scolora ogni cosa.
Usciamo dal porto "a vista" tra pioggia battente, nebbia e mare che diventa via via più mosso.
Siamo costretti a stare sottocoperta con i finestrini che perdono acqua e che ogni tanto si aprono violentemente per il vento e le onde.
Hanno messo un bidone di plastica giallo sotto il gocciolare persistente del tendalino che dovrebbe proteggerci dalle intemperie e i nostri bagagli, benchè protetti dalla guaina antipioggia, si stanno inzuppando.
Prendiamo il mare sfidandolo come si fa con la vita.
Faremo un cambio in mezzo al mare prima di raggiungere Koh Phi Phi e proseguire per Phuket ma le premesse non sono buone, sfioriamo le long tail dei pescatori che ondeggiano come gusci sulle onde e non vediamo al di là della bandierina a prua della nostra barchetta, ma tutto sommato siamo tranquilli.
Penso che se proprio la mia vita deve terminare ora, non esista luogo migliore e cioè in mezzo al mare della Thailandia con il sorriso sulla faccia.
Seduti come anguille bagnate che tentano di non scivolare ad ogni sobbalzo dal sedile rigido di plastica, navighiamo verso il centro del temporale e qualcuno comincia a dare i primi inevitabili segni di nervosismo facendo inutili e insistenti domande al personale di bordo, costituito da tre ragazzotti tutto fare, il capitano al timone e una signora di mezza età che ha tutta l'aria di comandare e sovrintendere tutte le operazioni.
Gli zingari sono gente di mare, credo imparino a nuotare ancora prima di camminare e la loro proverbiale abilità a destreggiarsi in queste acque non mi crea alcuna preoccupazione, tutt'altro.
Non vedo strumentazione di bordo particolare, non vedo cioè navigatori satellitari o radar ma solo l'occhio attento e vigile del capitano e dei suoi addetti.
Scrutano l'orizzonte, si fanno segnali e cosa vedano e come facciano a orientarsi in quella totale assenza di visibilità, ancora oggi non me lo spiego.
Portare una barca a vista in mare aperto in queste condizioni ha del resto i suoi rischi. Si può perdere "la strada". Ed e' così che forse ci siamo ritrovati a girare in tondo tra onde alte più di due metri con l'equipaggio in evidente stato di concitazione.
Non si trova la barca, non sappiamo dove siamo e non sappiamo se loro, l'equipaggio, sa cosa fare.
La situazione ha un che di divertente e non so perchè. 
Alla fine compiamo dei giri in tondo e la barca o nave fantasma non appare.
L'unica persona che non ha perso il controllo e incita i suoi uomini a da farsi è la signora thailandese.
Impartisce ordini, va avanti e indietro sul sottile corridoio esterno della barca senza mai avere un cedimento e sembra sapere esattamente quale decisione prendere.
La barca non la troviamo perchè non c'è, scopriremo che ha scelto un approdo sicuro anzichè rischiare di cozzarci contro in mezzo al mare e ha scelto bene perchè non è una barca ma una nave.
Si decide quindi di raggiungerla nella baia di Koh Phi Phi dove la vegetazione intensa e livida arriva fin sulla spiaggia e nonostante le condizioni metereologiche avverse ci lascia senza fiato.
Facciamo un cambio imbarcazione tra i flutti violenti della baia inzuppandoci d'acqua fino al midollo e imbarcandoci su una grossa nave già stipata.
Proseguiamo per due ore rimanendo in piedi tra il continuo via vai di turisti che non riescono a darsi pace. Siamo in mare, c'è una tempesta, state tranquilli al vostro posticino e tutto sarà più agevole. Ma no, l'impazienza occidentale deve prevaricare sul buon senso, come sempre.
Arriviamo infine a Phuket, dividiamo un taxi (quasi introvabile) con un arzillo inglese e giungiamo finalmente all'Andakira Hotel, bella struttura con piscina dispersa ai margini del centro e immersa in cantieri di nuovi alberghi in costruzione.
Ma il nostro soggiorno a Phuket è breve, la meta non è delle più allettanti se non per dovere di conoscenza.
Qui si viene per illudersi di essere amati, di divertirsi, di essere felici, una sorta di paradiso artificiale dove con il denaro costruisci il tuo piccolo mondo illusorio.
Prostitute di ogni età e bellezza, lettini con ombrelloni e pedalò su una spiaggia che ha conosciuto momenti migliori, negozietti commerciali che vendono cineserie a caro prezzo, ristoranti che di thailandese non hanno nulla nemmeno il nome, Phuket è un'isola di divertimenti per occidentali stanchi, annoiati e pigri.
Ma come sempre penso che c'è un posto al mondo per tutti e i settantenni che si aggrappano a piccole thai che dondolano dai loro improbabili tacchi alti promettendo amore e fedeltà in cambio di denaro non sono giudicabili nemmeno da chi non ha mai pensato di ritrovarsi vecchio solo e bisognoso di carezze.
La vecchiaia non arriva con l'età, ma con la dimenticanza e qui si ha l'illusione, per un attimo che dura una vacanza, di poter essere ricordati.


venerdì 24 agosto 2012

Koh Lanta_avventure e riflessioni di un gennaio inusuale

La casa è sulla strada preceduta da un cortile di accesso con prato e alberi dove di notte vanno a dormire la galline. Svolazzano impacciate fino al primo ramo e si accovacciano tra le foglie aspettando l'alba.
La stanza che ci viene assegnata è molto grande con frigorifero, salottino, tv, vetrate sul mare e balconcino sul giardino delle galline.
Il tutto alla modica cifra di 30 euro scarsi in due.
E' il tre di gennaio e la mattina arriva con uno scroscio d'acqua improvviso e un cielo minaccioso che fa saltare la nostra gita al parco Nazionale a sud dell'isola dove finisce la strada.
Nei giorni precedenti siamo andati in perlustrazione e siamo rimasti colpiti.
La strada ad un certo punto abbandona l'asfalto per la terra rossa e nella sua corsa tra alberi di dimensioni via via crescenti diventa così ripida e sconnessa che percorrerla in motorino diventa un problema non indifferente. Ma noi siamo i  "the courageous"! nulla ci spaventa!
Durante questo incredibile tragitto a tratti appaiono sentieri nascosti tra i cespugli che portano a baie raccolte di rara bellezza.
Abbiamo fatto incredibili bagni in acque cristalline e tiepide e riposato su spiagge pressochè deserte.
Ho pensato seriamente a come sarebbe vivere in giro per il mondo, senza una residenza fissa, senza troppi contatti, lasciandoci sorprendere ogni giorno e scoprendo magari anche la noia di una lunga traversata.
Del resto è come se già fossimo su una barca nella nostra vita normale, una stretta barca che naviga troppo spesso in acque agitate e piene di insidie. Noi umani siamo un delicato ingranaggio da resettare ogni volta che si inceppa e dopo tante volte la stanchezza può prendere il sopravvento illudendoci che la soluzione sia di rompere irreparabilmente quell'ingranaggio. Ma continuerò a credere che non è così, che esistono posti situazioni e persone speciali che sono in grado di rimettere in moto, pazientemente, quell'ingranaggio stanco. Scrivere questo blog è un modo per non dimenticare che esiste un mondo, là fuori, che guarisce le nostre ferite, ridimensiona le nostre paure e ci accende il sorriso.
Scorrazziamo in lungo e in largo su quest'isola come se vivessimo ogni giorno una nuova avventura ed è in effetti così.
Evitiamo i luoghi più battuti e più turistici e ci addentriamo senza nemmeno sapere dove andremo a finire in stradine polverose attraversando foreste o arrampicando alture.
Un giorno abbiamo notato sulla mappa dell'isola l'indicazione "Di Caprio house". Pare che quando girò il film The Island Leonardo Di Caprio decise di costruirsi una casa in luoghi che lo avevano affascinato.
Per raggiungere l'altura su cui è stata costruita dobbiamo percorrere diversi kilometri di salite e discese alternate e via via che ci addentriamo nell'entroterra cominciamo a chiederci il senso di allontanarsi così tanto dal mare. Improvvisamente la strada polverosa diventa una perfetta lingua di asfalto chiaro e liscio che si inerpica a vista d'occhio sparendo dietro ad una montagna.
Ridiamo molto perchè io devo scendere dal motorino e farmela a tratti a piedi tanto è ripida.
Dopo una stretta curva ci appare la casa, ahimè abbandonata e non ancora terminata.
E' l'idea di una casa, indubbiamente sfarzosa con i suoi tre piani larghi dalle finestre ampie e giochiamo ad immaginarci il progetto finito. Quella che ora è un'enorme e pericolosa buca a lato della costruzione sarebbe diventata una piscina e i tralicci di cemento nascosti dalle erbacce il sostentamento di un garage o di una casa per gli ospiti. Il silenzio è irreale quanto la vista che ci si presenta non appena riusciamo a parcheggiare il motorino in un'area piana e ci giriamo.
La casa avrebbe dominato tutta l'isola e il mare ci appare così lontano che possiamo vederne le gradazioni di colore come se fosse un puzzle. L'aria è fresca e piacevolmente ventilata. Ci siamo ripromessi di proporci al sig.Di Caprio quali custodi della sua casa non prima di averne ultimato, ovviamente a sue spese, i lavori di rifinitura.
Tante possibilità e tanto spreco fanno riflettere. 
Tra pochi giorni ci muoveremo di nuovo e lasceremo Koh Lanta via mare.
Ancora non lo sappiamo ma vivremo una nuova avventura proprio in mezzo ad acque tribolate.

martedì 14 agosto 2012

capodanno a Koh Lanta _ buon anno a Koh Lanta

E dopo il Natale passato a Koh Jum mangiando ottimo riso sulla spiaggia deserta, eccoci a salutare il vecchio anno per affrontare un nuovo anno.
Ci sentiamo pesci fuor d'acqua e non tanto perchè ci sentiamo lontani da casa durante festività comandate semmai il contrario. Qui è tutto un fervore, un correre a organizzare al meglio le serate, cercando ogni pretesto per divertirsi per forza.
Ma noi vogliamo solo tranquillità e isolamento.
La nostra sera di capodanno la trascorriamo seduti bellamente sotto al nostro piccolo porticato con una birra e un rhum, godendoci lo spettacolo di mille lanterne di carta che prendono il volo e si perdono nel cielo ormai nero, un po' come vorremmo fare noi.
Passato il trambusto facciamo due passi in spiaggia nel silenzio rotto da feste lontane e siamo felici così.
Per la prima volta mi devo concentrare che è capodanno perchè non sento la sterile esigenza di dovermi conformare a qualcosa di stabilito.
Il tempo serve a creare il tempo. E a nient'altro.
Perchè ci pensa la natura a dettare i ritmi della vita.
Sto rifiorendo, sto recuperando le forze perse.
Qui in Thailandia tutti girano con una ciotola o un sacchetto di cibo e durante tutta la giornata mangiano quando ne sentono il bisogno, provando, senza saperlo, un piacere dovuto e naturale come respirare.
Mi ritrovo molto con questo modo di vivere e di rapportarsi al cibo perchè credo racchiuda tutta la filosofia della vita. Non importa che età hai, se senti l'esigenza di fare qualcosa fallo.
Taking care...prendersi cura di sè stessi, ascoltandosi.
Quando eravamo all'Andaman Beach, osservando le nostre laute colazioni, il boss ci disse che bisogna essere forti per affrontare la giornata e quello che la giornata presenterà. Ed è così.
Siamo quasi in dirittura d'arrivo al Lanta Pavillion.
Rimarremo a Koh Lanta ma ci trasferiremo al Lanta Nature Resort che è a tutti gli effetti una casa abbastanza grande con stanze grandi e senza reception.
Sarà un po' come sentirsi..a casa!
Facciamo una abbondante colazione in un ristorante deserto (è la mattina del primo dell'anno!) che ci regala mille emozioni.
L'immancabile riso è perfetto e arrivano diversi piattini per condirlo che contengono pollo speziato, verdure saltate e un'alga verde e consistente piccantissima che divoriamo.
Alla fine ci portano un caffè sublime. Benvenuto anno nuovo!
Noi lo accogliamo nel migliore dei modi: felici.



giovedì 9 agosto 2012

partenza per Koh Lanta_vis à vis con un elefante

Abbiamo bisogno di muoverci, noi siamo quelli dei "tre giorni poi si parte", magari si ritorna, però si deve partire.
Le notti al Lu Boa Hut ci hanno lasciato un poco spossati: quando le zanzare se ne vanno, tra le 11 e le 4 del mattino topi di varie dimensioni disposti in fila indiana sulla testiera del letto fanno festa con tutto ciò che trovano, e non basta evitare di lasciare cibo in giro perchè l'ultima volta si sono mangiati il carica batterie del tuo cellulare! Agiscono instancabili appena spegniamo la luce per fuggire rapidi non appena la riaccendiamo. Al di là dei danni, è il rumore che fanno frugando qua e là a mettere a dura prova i nervi.
Poi arriva il nostro cane, si aggira zampettando sotto il porticato, gratta la porta, scodinzola, vorrebbe giocare ma sono le cinque del mattino!
Le scimmie danno il cambio al cane, si svegliano e sono felici perbacco! e manifestano tutta la loro felicità giocando rumorosamente tra le foglie ma soprattutto emettendo delle urla a cadenza regolare insieme a gorgheggi gutturali profondi.
Non fanno danni, saltano sul tetto di lamiera come se si divertissero un mondo.
E così la mattina arriva.
Insomma il posto è veramente bello e il contatto che si ha con la natura è impareggiabile ma dobbiamo muoverci, sperimentare nuovi luoghi, nuove foreste, nuove spiagge e..nuovi animali! E soprattutto riposare un po'!
Ci spostiamo ancora più a sud, a Koh Lanta un'isola molto più grande.
Saliamo con i nostri bagagli sulla long tail boat e attendiamo pazienti sotto ad un sole cocente l'arrivo della barca che ci porterà a destinazione.
La prima volta siamo scesi, ora risaliamo.
Il Lanta Concorde (un nome-un programma) viaggia veloce giusto il tempo di sentire l'aria fresca sulla faccia e farci riposare un poco.
Koh Lanta ci appare da lontano con il suo affollato e sgangherato porto da cui ogni ristorante che vi si affaccia sembra sfidare le leggi di gravità, arrampicato su palafitte che finiscono nel fondo marino.
Scendiamo e siamo circondati da negozietti, market, bazar, negozi di cambio, agenzie, resort, affittacamere, tutti attaccati l'uno all'altro su Long Beach, una lunga lingua di spiaggia bianca che corre per il primo pezzo di lato ovest dell'isola.
La nostra prima fermata è al Lanta Pavillion Resort che ha l'aspetto di un villaggio ma è molto più sobrio e semplice. Abbiamo un piccolo e discretamente attrezzato bungalow a pochi passi dalla spiaggia, con bagno doccia calda, ventilatore e un portichetto con tavolino e seggiole su cui trascorreremo serate indimenticabili sorseggiando una birra di fronte al tramonto.
E' il 29 di dicembre e la sera la passiamo sulla spiaggia a lume di candela mangiando pesce fresco cotto al bbq. 
Lontano si vede un peschereccio e il gioco di luce dei suoi potenti fari fanno arrivare fino a riva una strada di piastrelle luminose, un sentiero zen che se potessi prendere mi porterebbe fino al peschereccio.
Continuo a ripetermi che ogni cosa che sto vivendo me la ricorderò per tutta la vita, ed è vero.
Abbiamo un nuovo motorino con il quale maciniamo kilometri e kilometri.
Oggi abbiamo attraversato letteralmente l'isola e abbiamo raggiunto Koh Lanta old town.
Port Saladan è la città moderna, città per così dire, ma è il punto nevralgico dove attraccano i barconi con i turisti, vi sono banche e supermercati, l'ospedale e le farmacie; old town, come dice il nome stesso, è l'antico centro abitato e ha un fascino superiore.
Il mare qui fa una ampia ansa e qua e là isolotti a punta sbucando dalle acque sembrano meteoriti verdi lanciati dall'alto e posizionati qua e là. La vista è superba.
L'interno che noi percorreremo in lungo e in largo ha un aspetto più tropicale rispetto a Koh Jum, vi sono foreste fittissime spezzate a metà per lasciar spazio alla strada polverosa che le attraversa e ci si trova abbracciati da tutto questo verde che respira.
Il mare qui cambia colore a seconda delle terre che lambisce: in alcune spiagge è blu intenso, in altre diventa azzurro cristallino e dove la vegetazione è molto fitta assume un colore verde scuro.
Anche qui alberi della gomma e case in costruzione, terra rossa che si deposita sui vestiti e sulle foglie al ciglio della strada.
Alle cinque del mattino e alle cinque della sera l'altoparlante diffonde la preghiera islamica con la sua riconoscibile cantilena ed è lo stesso altoparlante utilizzato per l'allarme tsunami.
Il 30 di dicembre decidiamo di fare un'escursione con elefante.
Abbiamo visto diversi posti dove abbinano l'escursione a un giro nelle caverne ma i prezzi esosi e molto turistici ci fanno scegliere l'elefante che vediamo dalla strada quando passiamo con il motorino e lui solleva la proboscide come per salutarci.
L'elefante è indiano, molto più piccolo di quelli africani, ma non così piccolo!
Saliamo a bordo, la pelle dell'elefante è cuoio grigio sotto ai miei piedi.
Saliamo con lui la collina e godiamo del paesaggio a perdita d'occhio: Koh Phi Phi e Koh Rock in mezzo al mare sembrano due enormi balene in superficie per respirare. Sono emozionata, non avevo mai visto un elefante da così vicino e l'occhio che ogni tanto mi osserva sembra un pozzo nero enigmatico.
E' l'unico elefante che ha ancora le zanne che abbiamo visto sull'isola.
Finiamo il giro, scendiamo su una piattaforma sollevata da terra giusto l'altezza dell'elefante e il padrone mi porta un cestino di banane, meritate.
E lì accade l'imprevisto.
L'elefante prende le banane dalle mie mani poi si innervosisce improvvisamente e compie una torsione della testa, zanna inclusa, verso di me, come per lanciarmi via.
In quel momento non so davvero cosa ho pensato, se non ad aggrapparmi forte ad un palo della palafitta per evitare di cadere e venire calpestata.
Lo stesso palo che ha salvato la mia cassa toracica non proprio esagerata dal colpo della zanna.
Il padrone urla, lo sgrida e lui....lui scappa in mezzo alla foresta di gran lena!!!!
Sul momento non ho davvero valutato il pericolo che ho corso per un attimo. Se avesse messo più forza in quel gesto probabilmente sarebbe finita diversamente.
Morale: l'elefante è scappato in mezzo alla foresta, il padrone e sua moglie hanno cominciato a scusarsi e a offrirci cocomero fresco e bibite costernati e dispiaciuti.
Li abbiamo tranquillizzati poichè alla fine non era successo nulla, lì per lì nemmeno lo spavento!
Alla sera, alla fine del nostro scorrazzare in motorino, siamo ripassati davanti alla casa dell'elefante e abbiamo visto apparire tra le piante quell'elefante cavalcato dal suo padrone che finalmente (ma era sera) era riuscito a trovarlo e a riportarlo a casa. I suoi gesti di scuse e di saluto ci hanno accompagnato per tutto il breve tragitto in cui ci siamo incrociati.
Un'avventura inaspettata.
Vissuta in tranquillità, tantè che solo dopo tempo ho acquisito un certo timore nei confronti degli elefanti che, al di là della loro buffa mole e del loro pacioso aspetto, possono essere potenzialmente molto pericolosi.
Chissà, forse non le ero simpatica oppure ho fatto involontariamente un movimento che lo ha disturbato.
Ancora oggi a distanza di tempo non nutro rancore verso l'elefante, semmai un grande rispetto per tutto il male che ha subito e sta subendo dall'uomo. L'elefante ricorda e ricorda molto bene.
Gli attacchi degli elefanti hanno sempre un motivo, vendetta o protezione.
Non abbiamo più rivisto quell'elefante e la cosa mi ha turbato. Che fine avrà fatto? poichè potenzialmente pericoloso gli avranno tolto le zanne? lo avranno portato via?
Quello che conservo di quell'esperienza non è una valutazione negativa dell'animale, tutt'altro.
E' consapevolezza che l'uomo non può sempre fare quello che gli pare alla natura solo perchè in alcuni casi può prevaricarla. La natura, ci mettesse milioni di anni, alla fine vince perchè è l'essenza primaria della vita. E la vita vince. Sempre.


mercoledì 8 agosto 2012

Lu Boa Hut- Koh Jum

Otto bungalow sul mare arrampicati su palafitte a ridosso della collina su cui la foresta si inerpica.
Ci arriviamo dopo mezz'ora di mototaxi...un rudimentale sidecar in ferro smaltato con sedile laterale e vano portabagagli agganciato non si sa come ad uno scooter a due tempi.
Fantastico!
Percorriamo una strada sterrata in mezzo alla foresta e incontriamo case, persone, piantagioni di alberi della gomma e le immancabili mucche.
L'ultimo tratto è sulla spiaggia, unico ingresso del Lu Boa, ultima o prima struttura del lato ovest dell'isola.
Lontani dal mondo, qui siamo proprio ai confini.
Ci viene destinata la casetta centrale che ha un porticato profondo un paio di metri che gira sui tre lati.
Ci si può accomodare sul divano imbottito e osservare il mare tra i rami o i gechi sul soffitto oppure, se è mattina, assistere alle corse sfrenate delle scimmie sui rami.
La stanza principale ha un grande letto in legno sovrastato da una zanzariera che di notte diventerà l'unica barriera certa tra noi e tutto ciò che al di fuori vola striscia o zampetta.
Lasciare il coffee mate (latte condensato) aperto seppur dentro ad un sacchetto sul comodino è garanzia di svegliarsi nella notte dal rumore sordo di scarafaggi bianchi e neri impazziti per il profumo zuccherino che cadono di schiena sul pavimento di assi di legno.
Il confine tra il dentro e il fuori qui è molto labile, direi qualcosa di astratto.
La casa infatti ha prese d'aria sui quattro lati così generose che anche una piccola scimmia, se lo decidesse, potrebbe entrare. Insomma, ci si sente molto Robinson Crusoe.
Il bagno è superbo: è una elle con il pavimento in ceramica, un vaso di coccio con il mestolo di legno è il nostro sciacquone, la doccia è tra pietre e conchiglie, lo specchio è di legno e sovrasta una mensola fatta con la corteccia di un albero e il lavabo, tondo, poggia su un grande tronco di legno.
La prima notte trascorre un poco turbolenta, i rumori cui non siamo abituati ci tengono in allerta così alle tre del mattino andiamo a turbare le passeggiate notturne di paguri e granchi frenetici.
La lunga scia della via lattea sopra di noi e la foresta buia e viva dietro di noi.
In questi posti e dentro di noi depositeremo sguardi e parole che non dimenticherò mai.
Per miscelare il caffè del mattino con il coffee mate usiamo la foderina di plastica trasparente di un pacchetto di sigarette. Facciamo bollire l'acqua con la resistenza da viaggio comprata qualche tempo prima in un grande magazzino di Candolim (India), strumento rivelatosi preziosissimo in quanto introvabile.
Koh Jum ha un'unica strada che la percorre, un'arteria di terra rossa e pietre che in pochi tratti è stata asfaltata e che corre tra le case degli isolani, spesso seduti sotto i loro porticati o a lavare bambini dentro tinozze capienti e corre tra piantagioni di alberi della gomma e ne respiri un'odore che riconosci subito tanto è particolare. 
Ogni albero ha il suo scodellino in plastica nera o bianca ad una altezza variabile da terra e gli scodellini posti più in basso mi fanno pensare che forse sono stati messi da bambini lavoratori.
Ogni tanto in mezzo al bosco si può trovare un grosso tavolo di legno sormontato da rudimentali presse in ferro brunito dove la cupola di gomma estratta dallo scodellino viene trasformata in un tappetino rettangolare dagli angoli smussati che risulterà bianco se è appena stato steso ad asciugare oppure giallo se ormai è quasi asciutto.
A volte vicino a queste presse sorge una capanna dove all'imbrunire i lavoranti si riuniscono, accendono il fuoco e aspettano una nuova giornata di lavoro. Spesso sorridono, quasi sempre se ci vedono salutano divertiti.
I bambini alla mattina sono sempre in gran tenuta: camicine bianche perfettamente stirate e inamidate e calzoncini corti impeccabili i maschietti, abitini blu al ginocchio con i bottoncini sulla schiena e i capelli raccolti a treccia o chignon le bambine. Escono dalle scuole e giocano nel nulla dei loro cortili, magari con un vecchio e paziente gatto o con i pulcini della gallina di casa. Niente wii, niente video games.
Le donne alla sera si radunano in cerchio, c'è chi rammenda, chi monda le verdure, chi semplicemente e con garbo racconta la giornata e osservandole non si può non provare una leggera invidia per la semplicità e la genuinità della loro vita.
Sì, perchè a dispetto di tutte le nostre conquiste e di tutti i nostri traguardi, non bisogna dimenticare che questi stessi risultati spesso sono le sbarre delle nostre prigioni di stress e preoccupazioni e corse affannate per riuscire a pagare quattro mura che nemmeno puoi godere perchè sei perennemente al lavoro. 
La signora rotonda che mette la benzina nel nostro motorino (il fido destriero) con una bottiglia di pepsi è la stessa che ci serve nel market dall'altro lato della strada. Prima la benzina, poi attraversiamo per acquistare i loro fantastici dolcetti fatti in casa e aspettiamo che lei riponga la bottiglia e che ci raggiunga ridendo.
La città, il centro, è costituita da una piccola e stretta strada a esse asfaltata e su cui si affacciano mini bazar, agenzie di viaggio, ristorantini e un internet point.
Lì è il punto in cui il mare fa una delle sue rientranze e finge di essere fiume.
Scorrazziamo per foreste, cave di terra, il centro del paese, il nulla e in ogni dove cartelli stridenti ci dicono ogni volta dove è arrivata la furia del mare quando è arrivato lo tsunami oppure dove si trova la via di fuga più vicina per arrivare ad un sicuro ricovero, in genere si tratta di una moschea posta su un'altura.
Impossibile rimanerne indifferenti.














particolare del bagno


il nostro ingresso





lunedì 6 agosto 2012

Koh Jum e il tempo che non c'è

Koj Jum è l'isola del tempo che non c'è.
Scandiamo noi i ritmi, eccetto che per il giorno e per la notte, ma sono solo dettagli.
Per il resto il tempo a disposizione è talmente tanto che arriva ad annullarsi e non c'è più.
Anche coloro che qui lavorano e devono scandire il tempo, lo fanno con grazia e senza fretta.
Senza fretta.
Allora esiste davvero la possibilità di una vita senza fretta dove ci si può sentire nati di nuovo, non rinati, ma nati...di nuovo.
Io mi sento come se dovessi imparare ancora l'alfabeto prima di saper leggere e scrivere; il mio corpo lentamente torna a fiorire, il mio sguardo a riprendere vita. Pare l'inizio di una nuova vita.
La possibilità di una vita migliore è come le isole di fronte a noi.
Vi sono giorni che sai che ci sono, lo intuisci, ma la foschia non ti lascia intravvedere nulla; vi sono invece mattine in cui appaiono all'alba all'improvviso, nette e limpide. E dentro di te sai che è sufficiente una solida barca per andarle a toccare con mano.
Ieri ci siamo fatti avvolgere dalla foresta.
Sotto ad un cielo a tratti minaccioso, ci siamo addentrati tra rovi, rami secchi, insetti, formiche giganti, palme, alberi della gomma, cespugli in fiore, orchidee in miniatura, durioni e improvvisamente ci siamo ritrovati nel cortile di un contadino divertito alla nostra apparizione.
Se ne stava seduto a riposare e quando ci ha visti ha semplicemente sorriso e ci ha salutati con garbo.
Non abbiamo ancora noleggiato quello che poi diventerà il nostro principale e divertente mezzo di trasporto, un motorino, quindi i primi passi che abbiamo mosso sull'isola sono stati davvero sudati, lunghi, interminabili passi!
Abbiamo raggiunto l'altro versante dell'isola, precisamente il piccolo porto che gli abitanti utilizzano per i loro spostamenti e dove il turismo ancora non è arrivato, il Mo Tu Pier. Qui il mare rientra e crea una specie di fiume salato.
Comincia a piovere e troviamo riparo sotto ad un casotto di legno insieme ad alcuni abitanti. Ci guardano e sorridono, qualcuno tenta un maldestro approccio in thailandese, ci chiedono se abbiamo bisogno di bere o se semplicemente ci siamo persi.
Quando arriva la sera, dopo un tramonto incredibilmente bello, solo la luce delle stelle e quella della nostra inseparabile torcia ci accompagnano lungo la spiaggia, interminabile e così silenziosa.
Avverto la potenza e l'immensità della natura, mi sento così piccola ma così partecipe a tutto questo.
Il cielo è un'enorme volta preziosa di stelle che sembrano sussurrare e vibrare.
Il rumore instancabile del mare insieme allo scricchiolio lieve dei nostri piedi nudi sulla sabbia sono gli unici suoni che respiriamo con gratitudine.
La sabbia è trafficata da granchi di ogni misura che sbucano all'improvviso da buchi nella sabbia, corrono veloci tra i nostri piedi e si precipitano in altri buchi sparendo dalla nostra vista.La bassa marea lascia qualche pozza di acqua in catini naturali fatte dalle rocce e ogni catino è un microcosmo di granchi, pesci piccolissimi, pulci d'acqua. Mondi di una notte che spariranno con l'avanzare delle onde.
Domani ci sposteremo in un'altra struttura, più piccola di questa e più isolata.
Fermarsi ancora qualche giorno purtroppo non era possibile, l'avvicinarsi del Natale rende difficoltoso trovare sistemazioni disponibili.
Ci attende il Lu Boa Hut, una nuova avventura.




















domenica 5 agosto 2012

Koh Jum

Per arrivare a Koh Jum e nelle isole successive l'unico modo è via mare, territorio degli "zingari di mare". Nulla di truce e nessun malaffare bensì un'organizzazione perfetta che regola gli spostamenti e che ne detiene giustamente il monopolio. Un'organizzazione che sorprende e fa mestamente riflettere come sia possibile farlo in maniera così efficace benchè semplice.
Ci imbarchiamo dal porticciolo di Krabi su una barca lunga e stretta, lasciamo i bagagli al ragazzo che ci aiuta a salire a bordo non senza avergli specificato la nostra destinazione e per destinazione si intende non solo l'isola ma anche e soprattutto il luogo dove saremo ospiti. Questa cosa mi sorprende e solo dopo capirò tanta accuratezza di informazioni.
Fa molto caldo ma non appena partiamo la brezza marina ci dona immediato sollievo.
La navigazione procede liscia come il mare che solchiamo.
La luce è così intensa che i pesci volanti che sfidano la barca in velocità sembrano metallici.
E' il diciannove di dicembre e siamo in mezzo al mare con il sorriso che non ci abbandona mai.
Siamo diretti all'Andaman Beach Resort, una piccola struttura con bungalow sulla spiaggia e prima colazione inclusa ad un prezzo veramente ridicolo considerato che è alta stagione: ben venti dollari in due.
Cominciamo a scorgere Koh Jum e il movimento sulla barca ha inizio.
Mi aspetto che siamo prossimi ad attraccare al porto ma...sorpresa. Non esiste porto.
Ci fermiamo in mare aperto di fronte alla prima destinazione, che non è la nostra, e aspettiamo.
Dalla riva parte una long tail boat, una specie di piroga allungata, che punta dritta verso la nostra barca e l'entusiasmo di chi la porta è contagioso.
I primi a scendere sono turisti scandinavi. Avviene una specie di scambio in mezzo al mare.
I bagagli erano stati disposti in ordine di discesa quindi è sufficiente che la long tail boat si avvicini per consentire alle persone di saltare nel guscio dondolante sull'acqua con relativo passaggio di bagagli e qualche cassa di acqua, pane in cassetta, marmellate e carta igienica.
Dopo tre fermate è il nostro turno. Il volto di chi ci fa gli onori di casa è segnato dal sole e dal sorriso sincero. Ci sentiamo accolti, aspettati, benvenuti.
La long tail si ferma a pochi metri dalla riva così che dobbiamo scendere con l'acqua al ginocchio (a te arriva alle caviglie) e la sensazione è così genuina e vera che sento già casa quel posto.
Veniamo accolti dal proprietario con semplicità e allegria.  Mi regalano una scatolina di seta arabescata come benvenuto e ci accompagnano al nostro bungalow, l'A8, a 5 metri dal mare che possiamo fissare persi e ipnotizzati stando sdraiati sul letto.
In tutto ci sono quindici bungalow e ci spiegano che sono nuovi, ricostruiti con sacrificio e volontà dopo il tremendo tsunami che oltre ai bungalow si è portato via molti di loro.
Le sistemazioni sono semplici ma con veranda, tavolino e sedie, zanzariera, acqua calda ed elettricità tutto il giorno, asciugamani puliti e ventilatore. Il tutto immerso in una vegetazione rigogliosa.
Rumore di vento, cicale, gechi, risacca del mare. Qualche voce di tanto in tanto ma sommessa e confusa e il rumore improvviso delle grandi foglie secche che toccano terra.
Brezza al tramonto fino alle prime ore del mattino e le zanzare hanno un orario così svizzero che è impossibile restarne vittime.
Qui ci si può veramente ammazzare di benessere.
E la forte sensazione di irraggiungibilità che si tocca con mano può dare pace anche ad un animo tormentato.
Al centro dei bungalow c'è un patio per i massaggi e un patio, più grande, destinato ai pasti.
Le colazioni qui le ricorderemo per la zuppa di green curry che, alle sette del mattino, ha fatto ridere di gusto i camerieri. Non c'è prezzo per una colazione in riva al mare, soprattutto se è a base di green curry. Il menu del mezzogiorno e della sera è lo stesso del mattino, con la differenza che quello del mattino è incluso nel prezzo, esiguo, che paghiamo per dormire.
Ci abitueremo con piacere e ben presto che in ogni posto è tradizione adottare un cane che diventerà, per tutta la durata del tuo soggiorno, il tuo cane.
Così anche noi ben presto abbiamo il nostro cane.
All'alba lo sorprendiamo mentre gioca con amici cani a scavare buche nella sabbia per catturare granchi, alla sera, seduti sotto al nostro porticato, si accoccola tra noi e guarda il mare che si mangia il sole.
Tutto questo e molto altro fa sentire casa anche un posto che vediamo per la prima volta.








sabato 4 agosto 2012

Krabi

Lasciamo Bangkok con sottile dispiacere ma ci aspetta il Sud e le sue isole, nuove realtà e soprattutto la natura che qui a Bangkok ha lasciato il posto a palazzi e strade.
Ma ogni posto ha il suo fascino, indiscutibilmente.
Ed ora, sul volo Bangkok Krabi, tra hostess sorridenti e suoni magici (il thailandese è una lingua dolcissima), non riesco ad immaginare come sarà.
Tu, che già lo sai, vivi la mia aspettativa con ansia e divertimento insieme.
A volte andare in posti conosciuti con una persona che non li ha mai visti, è vivere diversamente quel posto e provare nuove emozioni.
E' il 17 di dicembre del 2009 e il nostro biglietto di ritorno recita 7 febbraio 2010 quindi la vastità seppur lieve di tempo che mi separa da quella data mi conforta.
Vorrei allungarlo, questo tempo, spostare ogni giorno di un giorno così che il tempo anzichè passare diventi un concetto immutabile, un sole cui girare attorno ma solo se vogliamo farlo e per fermarci quando lo riteniamo opportuno. Come ora.
Krabi per ora è solo una tappa necessaria, un porto da cui imbarcarsi per andare ancora più a sud, ancora più lontano, ma ancora non so che proprio questo porto diventerà una delle mie città preferite.
Arriviamo che il sole è alto. L'attesa per un taxi che ci porti all'albergo è lunga ed estenuante ma abbiamo pazienza.
Non abbiamo tabelle di marcia nè orari da rispettare se non quelli dei mezzi con cui ci spostiamo e questo ci dona una libertà unica, quella di fermarsi in un posto che ci piace particolarmente e quanto tempo desideriamo.
L'albergo che abbiamo scelto a Krabi sembra uscito da un film; porta con sè i fasti di un tempo, quando forse era l'unico albergo della zona considerato "di lusso". In realtà ora è un romantico fantasma di sè stesso. Ogni dettaglio che dieci o quindici anni fa doveva essere stato moderno e ricercato (come il telefono in camera, il mini frigo bar, la centralina delle luci della camera con tasti grandi e consumati) riempie di fascino questa grande struttura che troviamo per lo più disabitata.
Sembra un vecchio re ormai spodestato dal suo trono ma che conserva di quel glorioso periodo consumati abiti regali e impeccabile classe.
La caratteristica più bella del Maritime di Krabi è la posizione: appena fuori dal centro della piccola città di pescatori, l'hotel è stato costruito dentro ad un parco pieno di vegetazione e scimmie, ha l'affaccio su un lago e al centro del lago una montagna verde e abitata di strane creature che di notte si risvegliano.
La nostra camera guarda direttamente il lago e la montagna e l'incanto che ne deriva unitamente all'atmosfera di dolce decadenza regalano al nostro breve soggiorno una pausa di magia.
L'oscurità percepita perchè sta per nascere il giorno rende la nostra prima notte speciale.
Ce la farà di nuovo la luce ad arrivare e a rompere le ombre?
E' una domanda che spesso mi sono trovata a fare in questi luoghi lontani dalle grandi metropoli dove le luci artificiali non si spengono mai. Potrebbe sembrare una banale domanda ma è talmente buia e intensa la notte che il momento del passaggio al giorno è molto forte, quasi che ogni volta sembri impossibile che una tale oscurità possa essere rotta.
Assistiamo muti al sorgere del sole dietro al promontorio che esce irruente dal lago e la luce che piano piano arriva rende ancora più oscura la foresta ancora addormentata.
Ma è un attimo: si levano cinguettii, strani gorgheggi, gli schiamazzi delle scimmie, potrei dire il rumore delle foglie che si aprono....è giorno. Ancora una volta è giorno.
Non sono ancora pronta per conoscere e amare Krabi, la frenesia di prendere il mare per le isole è troppo forte, così ci perdiamo per la cittadina cercando un posto per acquistare i biglietti del boat che ci dovrà portare il giorno successivo a Koh Jum, piccolissimo paradiso raggiungibile solo via mare.
Ma questa è un'altra storia.....
Krabi oggi mi ha lasciato dei piccoli semi invisibili che a distanza di un mese avranno messo radici forti e irresistibili.
Il bazar dei libri, dove entri e scegli tra gli scaffali di legno maestosi i libri usati e lasciati da altri viaggiatori e puoi scambiarli, lasciarne uno tuo e prenderne uno appartenuto a chissà chi. E se sei fortunato potrai trovare sul libro le annotazioni di chi è stato qui prima di te; il mercato della frutta e verdura, colorato profumato invitante vivo, dove ti addentri anche se non comprerai nulla perchè sarà comunque istruttivo; i negozietti della plastica e delle chincaglierie, dove abbiamo acquistato due gavette di alluminio che ci accompagneranno per tutto il viaggio e conterranno il nostro caffè del mattino; la cartoleria, che benchè siamo a Krabi in Thailandia ti tiene prigioniero ore e ore tra carta quaderni matite pennelli e gomme profumate.
E infine il Baan Andaman...ma anche questa è un'altra storia.
Arrivederci Krabi. Arrivederci.