mercoledì 28 gennaio 2015

Debutti

Non c'è cosa più emozionante di un debutto.
Le palpitazioni, i momenti di sconforto alternati a momenti di euforia, "piacerà? non piacerà? forse potevo fare meglio...no, non è vero, è bellissimo".
Sto parlando del debutto di uno scrittore, di quando esce la sua prima creatura e ancora non gli par vero di vederla in "carta e inchiostro" e tutti che la guardano e la osservano, la sfogliano curiosi e il suo nome è proprio il suo, è scritto giusto? sì, mammamia, per un attimo mi sembrava lo avessero scritto sbagliato!
Tutte le notti passate a scrivere e le giornate passate a correggere e rileggere, tutti i dubbi e le arrabbiature, le frustrazioni e le umiliazioni, tutto passa, nel momento del debutto.
E quando le luci si saranno spente e tutto il circo sarà a dormire, ricorderai quel momento con crescente nostalgia, lo userai per quando ti riprenderà lo sconforto come fiato sul collo, lo rivedrai di notte prima di metterti a dormire e lo incornicerai vicino al prossimo libro che già ti frulla nella testa.

Goditi questo momento Amica e serbalo caro tra i tuoi ricordi!





in bocca al lupo!!!!!!


domenica 25 gennaio 2015

Cronaca di un incontro e rivelazioni importanti a proposito di Don Diego de la Vega....

....ovvero come due storie apparentemente scollegate siano in realtà strettamente unite.
Da quale storia partiamo?
Don Diego de la Vega, ve lo ricordate? qualcuno no, forse per età, qualcun altro sì ma senza ben focalizzare chi fosse. Se vi dico Zorro vi è tutto più chiaro?
Chi non conosce Zorro, alias Don Diego de la Vega? Cavaliere mascherato di nero, precursore dei moderni supereroi, Zorro si caratterizza, come i suoi più moderni successori, per il fatto curioso che il semplice indossare una mascherina lo renda assolutamente non riconoscibile.
Insomma, quando Clark Kent indossa il costumino di Superman ve ne fosse uno, dico uno, che lo riconosca e dica: ma sì, è il giornalista un po' sfigato che si sottomette all'acidità costante del suo caporedattore! 
Ecco, per Zorro è uguale: un mantello, una strisciolina di stoffa sugli occhi e bum! Chissà chi si nasconde dietro al terribile giustiziere a cavallo...
Ma che ci volete fare, i supereroi godono di questi straordinari privilegi.
Ora che avete individuato chi è Don Diego de la Vega, mettete l'immagine in un cassetto, a disposizione.
Parliamo dell'altra storia piuttosto, che mi riguarda personalmente.
La Baja California è un luogo apparentemente inanimato, se si escludono i condor e le aquile che volano alte nel cielo terso e i pellicani, i gabbiani, i cormorani e diversi esemplari di uccelli acquatici.
Se durante i nostri anni in Sri Lanka era necessario guardare fuori dalla finestra per vedere una varietà indiscussa di animali aggirarsi indisturbati nel giardino di casa, qui ci si bea o meno, dipende dai punti di vista, del silenzio che circonda sconfinate vallate e colline abitate solo da cactus, terra rossa e arbusti coriacei.
Ma per vedere bisogna osservare.
Occorre varcare con l'occhio ciò che sembra tutto uguale, occorre spesso attendere la notte e aspettare al buio, immobili, che qualcosa si muova in questo sconcertante nulla.
Ed è così che si scopre una vita che si esplica nel più assoluto mimetismo e che, cosa ancora più sconcertante, ci osserva mentre noi, ignari, crediamo di essere soli.
Ci sono volute tante notti e qualche fortunato e casuale avvistamento per scoprire civette, lucertole, crotali, procioni, donnole, volpi, topolini microscopici e uccelli velocissimi.
Gli animali qui hanno una vita dura: tanto sole, poco cibo e scarsa acqua. Per difendersi dai predatori, molto agguerriti, assumono i colori della terra e dei sassi, vivono in tane sottoterra  pur possedendo le ali, attraversano cespugli di rovi senza temere, scavano nidi dentro a cactus maestosi e tu, se mai riesci a individuarli in questo carosello, non ti capaciti di tanta perfezione.
Sono passati ormai due mesi da quella mattina in cui all'alba vedemmo sulla collina una volpe rincorrere un uccellino. Fu un caso, la fortuna di un momento, che ci riempì di emozione.
La vedemmo successivamente un paio di volte ancora, di sfuggita, di soppiatto, senza avere la possibilità di scattare almeno una foto.
E due sere fa l'incontro, quello con la I maiuscola, quello che ti fa sentire grato.
Passato da poco il tramonto, alla sola luce delle stelle e di una fioca lampadina dietro casa, mi sono fermata in silenzio sul marciapiede a fissare il buio.
Spesso lo faccio, prima di andare a letto, immaginando tanti occhi a fissarmi senza che io possa vederli, nemmeno con il visore notturno, nascosti come sono tra rocce e cespugli.
Dall'oscurità un movimento alla mia sinistra mi ha messo in allerta, un'ombra senza peso e senza rumore. 
Ho rallentato il respiro, sgranato gli occhi, immobilizzata ogni mia cellula e vinto ogni paura.
Semplicemente ho fatto come loro: mi sono mimetizzata, a mio modo, nel buio.
Ed è arrivata.
Leggera, elegante, curiosa: la volpe.
Camminava sul muretto della casa a pochi metri dalla mia posizione, venendo verso di me come se non mi avesse proprio visto.
Annusava l'aria e procedeva con grazia, facendo fluttuare una coda lunga quanto il suo corpo e incredibilmente sinuosa.
Quando mi è stata davanti, a circa un metro, si è fermata e mi ha visto nell'ombra.
Mi ha fissato come io la stavo fissando: con curiosità, incredulità e un poco di paura.
Ci siamo fissate per un tempo che a me è sembrato infinito.
Ho potuto osservarne il muso affilato, le orecchie dritte sulla testa, le zampe agili e sottili, il pelo abbondante e la coda gonfia.
Poi non ho resistito e ho azzardato un richiamo, quello che si fa quando si chiamano i gatti, ma più soave, quasi sotto voce, rischiando di vederla sfrecciare di nuovo nel buio.
E lì la sorpresa. Ha piegato la testa e ha continuato a fissarmi, come per chiedermi cosa intendessi esattamente con quel verso. Ha annusato l'aria di nuovo senza mai perdermi di vista.
Poi, senza fretta, ha imboccato la fine del muretto per sparire nel buio senza un minimo rumore.
Ho respirato profondamente, ho lasciato un boccone di carne e mi sono ritirata.
Al mattino quel boccone era sparito.

E’ stato qualcosa di magico, quell’incontro, e qualcosa di assolutamente primordiale.
Il buio, il silenzio, nessuna macchina fotografica o telefono, solo i nostri occhi.
Ora so a chi appartengono almeno un paio fra i tanti occhi che mi fissano nel buio la sera.

Vi state ora chiedendo cosa dovete farne con Don Diego de la Vega nel cassetto, vero?
Beh, sappiatelo: Zorro in messicano significa “volpe”.

Ciao.

domenica 11 gennaio 2015

Una spiaggia, un mistero

Raggiungiamo Playa del Pulguero attraverso la strada sterrata vicino a casa.
Attraversiamo dune, fiancheggiamo canyon, costeggiamo il Mar di Cortez con l'Isla Espiritu Santu ben in vista, con i suoi rilievi roccciosi che all'alba si incendiano riflettendo la luce del sole.
I voli dei gabbiani e dei pellicani sono costanti quanto quelli dei condor e delle fregate, un'aquila si posa leggera sulla punta più alta di un saguaro serrando con entrambi gli artigli un pesce trombetta appena catturato. 
A parte noi e i pennuti, nessuno.
Scorgiamo il cartello sbiadito dal sole e sterziamo a sinistra, verso il mare, sollevando polvere e schizzando sassi.
Una volta spento il motore della macchina, rimane solo il rumore delle onde a riempire un'aria fresca che profuma di mare e che cominci a mangiare tanto è intensa.
Il mare qui ha un colore profondo, quasi nero, che può fare paura, e la spiaggia è una autentica sorpresa.
A separare le acque dalle dune non c'è la sabbia, almeno non subito, bensì una cordigliera bianca, abbacinante, fatta di milioni di coralli e conchiglie e madreperle che cominceranno a scricchiolare sotto le ciabatte.
A destra e a sinistra, ininterrottamente, a perdita d'occhio, questo nastro bianco abbraccia tutta la baia della Playa del Pulguero racchiudendola in una morsa surreale.
Camminando sui coralli dalle dimensioni e forme più disparate, affiorano i resti spesso perfettamente conservati delle creature del mare: pesci palla gonfi fino a scoppiare con gli aculei ben protesi, astici e granchi colorati, scheletri di serpenti marini, teste di pesci dall'aspetto inquietante, esoscheletri di ricci di mare dai disegni bizzarri.
Quello che sembra essere un vero e proprio cimitero di mare è solo in realtà il passaggio obbligato verso una spiaggia rocciosa e ricchissima, per contro, di vita frenetica: gasteropodi, vermi marini, lumache vezzose senza guscio ma colorate, paguri di ogni dimensione, granchi velocissimi, ricci camuffati tra gli scogli e conchiglie, numerose conchiglie, che al tuo passare serrano i gusci in un "clac" secco e deciso.
Poco più avanti, dove finalmente il mare prende profondità, gabbiani e pellicani si tuffano veloci, volano rasentando le onde e contendendosi le prede.
La Playa del Pulguero, sito archeologico e biomarino molto studiato, durante le basse maree del mese di ottobre, ad una certa ora del giorno e per pochi attimi,  svela un micro universo straordinario.
L'anello di morte che lo introduce ha un che di filosofico, quasi un invito a riflettere sulla circolarità della vita e della morte, o forse più banalmente è ciò che resta dell'uragano Odile.
Io preferisco la prima versione.









giovedì 8 gennaio 2015

Cara Oriana ti scrivo...

...e non è che mi distraggo un po'. ( a proposito: ciao Lucio)
Due sere fa abbiamo avuto una cena tipica messicana per salutare i nostri cari amici che ci hanno lasciato dopo giorni indimenticabili; come diceva quel tale? il tempo passa veloce quando ci si diverte e nonostante il destino abbia tentato invano di boicottarne la partenza, ieri li abbiamo accompagnati all'aeroporto con il cuore un po' pesante.
Perdere il foglietto dell'immigrazione spaventa moltissimo ma non è sufficiente per riuscire a restare "a forza" in questo Paese.
Succulenti piatti a base di carne, la più tenera che abbia mai mangiato (carne arrachera), fagioli, tortillas, guacamole, peperoncini e salse piccanti, una michelada de cerveza (birra versata in un bicchiere dai bordi salati dove è stato spremuto un limone) e gli immancabili mariachi che si aggirano tra i tavoli cantando generalmente arie disperate per amori da telenovelas.
Ma oggi è oggi e mentre scrivo di mariachi e birre mi sento le mani pesanti e mi sento soprattutto rimbalzare indietro nel tempo, a quell'undici di settembre, ma con la coscienza di tutto quello che è successo.
Perchè questo è un ennesimo capitolo non un dejavu.
Cara Oriana, chissà che avresti scritto, dopo la Rabbia e l'Orgoglio.
Ho atteso prima di pubblicare questo post, ho letto e molte volte mi sono pentita di avere letto. Delle nefandezze, dalle radici intrise nell'ignoranza e quel che è peggio nel "buonismo", questo male insidioso che fa lavare le mani ad una sconcertante moltitudine.
Mi ha illuminato e letto nel pensiero un lungo articolo di un vero amico, F.L., che alla fine dice: se non so chi sei, non so cosa vuoi, perchè devi entrare in casa mia?
Basta sporcarsi la bocca con il razzismo (ma chiedetevi prima cosa è, il razzismo) e con la sindrome del buon samaritano.
E basta nascondersi: ma vi ascoltate quando parlate??.
Basta, basta porgere la guancia, basta con i "siamo tutti fratelli" in una nazione dove una partita di calcio o peggio un sorpasso in macchina porta alla violenza.
Ma chi vogliamo prendere in giro?
Basta a chi giudica razzista chi vuole preservare la vita e poi dichiara morte a chi non è vegetariano.
Ridicoli. Un mondo di ridicoli.
Cara Oriana, tu l'avresti detta meglio, ma credo avresti solo elaborato il concetto come tu solo sapevi fare: basta. Basta.
Fare un passo indietro per poi piangere morti. Dichiararli "eroi".
In realtà morti annunciati.
E basta con le immagini dei bambini senza braccia in ospedale. Come se quell'unica immagine ci facesse sorridere, convinti, sotto l'albero di Natale, che stiamo portando avanti una crociata di "pace".
Ma chi volete prendere in giro?
La libertà, la nostra, l'abbiamo persa.
Perchè così abbiamo deciso.
Da quando qualcuno si è offeso per un crocifisso in classe, e forse molto prima.
Ma che ti aspettavi da un paese cattolico??
Ma soprattutto: chi sei? cosa vuoi?
Boko Haram ha sterminato 16 villaggi e si parla di 2000 morti.
Buonisti dove siete? E' stato un incidente di percorso? Qui la carta (ridicola) delle crociate non la mostrate?
Ma basta, basta volere che il mondo vada d'accordo di fronte a scempi e corruzione.
E basta, vi prego, tirare in ballo le crociate.
Vi piace tanto questo argomento, ma dimenticate la storia, dimenticate l'appartenenza, dimenticate i partigiani, dimenticate la dignità.
Cara Oriana, parlo pensando a te, e dico che mi fa schifo questo andazzo, mi fa schifo leggere l'ignoranza che trasuda, mi fa schifo pensare che Houellebecq alla fine non si sbaglierà di tanto.
Mi fa orrore e mi fa vergognare.
Poi se non paghi un bollo ti vengono a pigliare all'alba e ti trattano come l'ultimo degli assassini.
Basta.
Basta.
E' ora di darci un taglio ma temo sia tardi.
Temo che chi scrive di un futuro immaginato abbia solo accorciato i tempi e non sia altro che un preveggente.
Temo che l'identità individuale, di essere umano, sia stata dimenticata da tanto, troppo tempo.
Tanto tempo fa qualcuno mi aveva descritto il mondo come una palla sgonfia e temo abbia avuto ragione.
Basta con la guerra tra il bene e il male.
Cos'è bene e cos'è male?
Io dico basta alla prevaricazione.
Io dico basta alla sottomissione.
Io dico basta alla paura.
Io dico basta al buonismo. Volete porgere l'altra guancia??? Avanti, c'è posto, Io passo, grazie.
Cara Oriana, avresti detto cose illuminanti ma fondamentalmente avresti detto le cose che tutti pensano e che pochi, davvero pochi, hanno il coraggio di ammettere.
Questo ultimo, non ultimo, grave episodio di violenza e sopruso non è che l'inizio di un nuovo capitolo.
Ci vuole mano ferma, ma se a quella mano non è collegato un cervello pensante non serve a nulla.
Ognuno nella sua merda (passatemi il termine) fa nido, fino a che qualcuno non butta giù la porta e si prende, bene o male, quello che reputa "giusto" nel nome di qualsiasi "dio".
Chi sei? perchè bussi alla mia porta? fino a che non so cosa vuoi non hai DIRITTO ad entrare.
Vi vedo, buonisti codardi, a rispondermi con i vostri pseudo sofismi.
Basta.
Prendetevi le vostre responsabilità. Poi ne parliamo.
Fino a che nessuno tocca la vostra culla di merda, siete sorridenti a fare petizioni.
Avete stancato.
Basta.
Cara Oriana, te ne sei andata che sembrava l'apocalisse, ma ancora l'apocalisse " a dda venì".












sabato 3 gennaio 2015

Riflessioni (in)utili di inizio anno

E' quasi d'obbligo.
Finisce un anno, ne comincia un altro e si sente un'irrefrenabile bisogno di fare bilanci e previsioni, come se fare un bilancio del passato servisse a cambiarlo e come se prevedere il futuro fosse una scienza esatta, dimenticando invece il vero architrave del passato e del futuro: il PRESENTE (e segue boato di folla improvvisamente illuminata).
Io per prima, intendiamoci.
Ma non sarò certo io a fare l'ennesimo post hippy-new age-zen-vattelapesca sul concetto del "qui e ora", basta fare copia e incolla e cercarlo su google. 
Dopodichè, buona lettura.
L'(in)utilità di questo post risiede nel fatto che non vi annoierò con riassunti di ciò che ho visto (se siete qui avete già letto i post precedenti) nè vi riempirò la testa di quello che farò (principalmente perchè non lo so nemmeno io), bensì vi saluto e vi ringrazio.
Vi ringrazio di esserci stati, perchè siete stati tanti, e di perseverare nel vostro esserci, perchè dopo tutto godiamo evidentemente della reciproca compagnia.
Vi saluto ma non perchè me ne stia andando, vi saluto così, come quando si apre la finestra sulla strada e sotto c'è gente e tu la guardi e dici: ehilà, buongiorno! oh, ciao tutto bene? 
Ha un bel da dire chi afferma che scrive principalmente per sè stesso.
Balle.
Se scrivi per te stesso, gli altri non lo sanno. Tieni tutti i tuoi pensierini ben nascosti e non apri un blog nè scrivi un romanzo.
Io scrivo perchè mi piace, perchè ho cose da dire e da raccontare, perchè se qualcuno mi legge e mi apprezza mi fa sentire bene oltre ad accrescermi l'autostima.
A breve sarà on line il mio sito, mio proprio mio, di quelli che basta digitare il nome e oplà, arrivo (non provateci ora che ancora non è pronto, pazientate).
Sarà come un porto, un molo, un pontile.
Da lì partiranno i collegamenti per le isole: libri, progetti, interviste, visita al blog (cioè qui) e twitter.
Una nuova cassetta della posta vi permetterà di imbucare lettere e cartoline che arriveranno dritte dritte a me, ovunque io mi trovi.
Chè ormai era ora di fare un po' d'ordine e facilitare la vita a mamma e papà che si muovono con l'elenco degli indirizzi dove trovarmi nella borsa o in tasca.
Buon anno a tutti voi.
Ciao e graziegraziegrazie!