mercoledì 11 luglio 2012

Thailandia

Sette dicembre 2009: sorvolare l'India fa uno strano effetto, quasi come passare per la strada di casa senza fermarsi per entrare.
Voliamo paralleli ad un orizzonte dove il sole sembra spremuto come un'arancia..adoro volare verso la notte, mi fa sentire ancora di più in un non luogo e quindi inattaccabile e irraggiungibile.
Ci lasciamo alle spalle un anno di difficili delusioni e partiamo per restare lontani due mesi.
Ho ridotto il mio zaino rispetto all'ultimo viaggio in India, questo è più leggero, perchè so che mi serviranno poche cose materiali, lascio spazio solo nel mio cuore e nei miei occhi, posti contenitori di merce preziosa che nessuno perderà e nessuno mi porterà via. Nel bene e nel male.
Il nostro volo non è diretto, dobbiamo fare un veloce cambio a Doha ma una bambina si sente male, non riprende i sensi, ha intrapreso suo malgrado un lungo volo dopo un delicato intervento chirurgico così l'atterraggio di emergenza che dobbiamo fare a Sofia, in Bulgaria, ci fa perdere la coincidenza e ci costringe a passare una notte a Doha, dopo ore lunghissime di attesa a Sofia prigionieri nel tubo di un aereo.
La notte a Doha è come transitare in un non posto. No alcol, no locali, no cibo fino alla mezzanotte, nessuno per strada. Fantasmi di costruzioni nuovissime che scimmiottano moschee e palazzi vela completamente disabitati. E fuori il deserto. Il silenzio. Il buio.
Dormiamo poche ore per poi tornare all'aeroporto all'alba dove gli sguardi profondi e intensi del personale arabo, le facce gonfie della polizia aeroportuale, le lunghe tuniche nere da cui sbucano occhi ancora più neri, mi rendono inquieta.
La mia mente è proiettata nella terra del sorriso e qui di sorrisi non ne incontriamo uno.
Atterriamo a Bangkok nel cuore della notte.
Ci pare di aver vissuto una lunga notte, notte a Milano Malpensa, notte a Doha, notte a Bangkok.
Stiamo rincorrendo il sole e sappiamo, dentro di noi, che lo troveremo.
Qui, siamo in Thailandia.

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