giovedì 11 settembre 2014

Rotta verso Est!

Alla fine siamo partiti, dopo quasi due anni di approfondimento del sud dell'isola abbiamo deciso di vedere cosa c'è oltre Hambantota, villaggio vicino al Bundala Park e considerato l'ultimo paese della provincia del sud dello Sri Lanka.
Un piccolo viaggio, a bordo di un 4x4, all'avventura, verso territori inesplorati dal turismo di massa, o quasi.
Il fascino di terre diverse ma simili e il mistero di luoghi scenari della passata guerra civile per raccontare di nuove emozioni e considerazioni.
Chiudiamo casa portando poche cose indispensabili: binocolo, visore notturno, macchina fotografica e taccuino.
Abituati come eravamo al traffico caotico di Weligama e Mirissa, oltrepassiamo più a sud anche Tangalle, assaporiamo finalmente una inusuale tranquillità fatta di strade poco battute (qualche autobus di linea, diversi tuk tuk e motorini, rare macchine) e paesini brulicanti di abitanti indaffarati nei loro piccoli negozi.
Le strade, poco trafficate, sono curiosamente più larghe che nel resto dell'isola e si srotolano come un lungo tappeto d'asfalto tra piante secolari maestose che, in più punti, tolgono la vista del cielo e ci fanno provare una fiabesca sensazione di smarrimento.
Insomma, ci sentiamo molto Hansel e Gretel, senza le briciole di pane ma con il gps.
Primo step: Kalametiya, dove un bird sanctuary (santuario degli uccelli) ci fa fare una sosta.
La riserva è a ingresso gratuito, un signore gentile ci mostra la strada e ci fa parcheggiare il fuoristrada vicino alla sua casa in costruzione.
Ci appare una immensa e assolata radura dove un lago abitato da coccodrilli, uccelli acquatici e grossi bufali è separato dall'Oceano da una sottile lingua di sabbia.
Scaliamo un'altura rocciosa che sembra uno zuccotto bruciato nel forno e da lì, con il vento forte, abbiamo una delle viste più spettacolari godibili senza fare ore di percorsi accidentati.
Dietro di noi la radura, a destra la foresta fitta dove scimmie e galli selvatici ci osservano sospettosi, sotto di noi il lago e davanti a noi, a perdersi, l'Oceano.
Aquile, trampolieri, cormorani, corvi, kingfisher, orioli, un tripudio di uccelli.
Siamo soli in mezzo alla natura; i rumori della strada sono lontanissimi, a malapena riusciamo a sentire le nostre voci.
Scendiamo con cautela, incontriamo cactus fioriti e trampolieri indaffarati a rincorrersi.
Il signore gentile ci offre due noci di cocco per rinfrescarci e siamo pronti per ripartire.
A Thissamarama ripiombiamo per un attimo nel traffico dei villaggi abituati ai turisti, anche se di turisti nemmeno l'ombra.
Siamo alle porte dello Yala, l'area naturalistica più vasta dello Sri Lanka e con il più alto numero di animali selvaggi liberi, da noi sempre evitata a causa dell'imbarazzante traffico di jeep al suo interno che provoca uno stress non indifferente agli animali; visitare la riserva in settembre, mese in cui i turisti magicamente spariscono, ci fa sentire più rispettosi nei confronti della natura.
Ma anche qui può capitare che i sogni muoiano all'alba: la riserva è chiusa dal 1° di settembre al 15 di ottobre, per consentire agli animali di ritrovare pace e tranquillità in un periodo, la stagione secca, che li metterà molto alla prova.
I bacini d'acqua si svuotano, il cibo scarseggia, leggiamo che in una settimana sono già morti 10 elefanti, diversi cinghiali e cerbiatti, qualche scimmia.
Il governo ha disposto un piano di intervento di urgenza e così incontriamo per le strade furgoncini e jeep carichi di bidoni di acqua che si dirigono all'interno della riserva per ricreare punti di ristoro.
Frutta fresca e fogliame vengono distribuiti in altrettanti punti strategici.
Andiamo oltre e capiamo che l'idea di parco o di riserva è un concetto molto astratto; non si possono tracciare linee di demarcazione precisa in un'area così vasta e comunque dove gli animali sono liberi benchè monitorati.
Ce ne rendiamo conto appena lasciamo Thissamarama e il suo moderato traffico per percorrere una strada che è solo un piccolo nastro ordinato nel verde di radure sterminate, foreste, risaie e in lontananza rilievi ricoperti di boschi.
Qua e là cartelli al bordo della strada avvisano di possibili attraversamenti di elefanti.
Il nostro primo tramonto nell'est è su un lago naturale a osservare in silenzio la vasta colonia di uccelli acquatici cercare un riparo per la notte tra i rami di enormi piante.
Gli uccelli non si litigano mai il ramo su cui vanno a dormire e così vediamo neri cormorani vicino a bianche egrette, pappagalli verdi e azzurri cianciare striduli tra corvi e trampolieri.
L'atmosfera è magica, alcuni pescatori si stagliano come ombre nel sole che si infuoca.
A volte fare foto qui è solo pigiare un tasto e non sbagliare l'inquadratura.
La notte si avvicina veloce, una volta sceso il sole arriva buio pesto e soprattutto da qui in poi regna l'oscurità più profonda così decidiamo di fermarci a Kataragama, un posticino alquanto curioso, dove di giorno raggiungiamo temperature tra i 36 e i 37 gradi mentre di notte un piacevole vento fresco fa sventolare alberi altissimi.
Che dire di questo posto che pare abbandonato da Dio?
Innanzitutto storicamente è stata la residenza di un importante re dello Sri Lanka, quando ancora lo Sri Lanka non si chiamava così e erano lontani i conquistadores portoghesi, olandesi, inglesi.
Siamo lontani dalla costa, l'Oceano è un ricordo.
Montagne a destra e a sinistra, strade in salita si susseguono a discese sterrate e la terra secca, i cactus, le case isolate abitate da sguardi diffidenti ci fanno ricordare quei paesaggi siculi in cui solo "o marranzanu" (lo scacciapensieri) fa temere di incontrare un picciotto con panciotto e lupara degno del miglior padrino.
La riserva dello Yala abbraccia buona parte della costa che da Hambantota arriva fino a Arugam Bay così che l'unica strada possibile è quella all'interno.
Kataragama è l'unico posto al mondo in cui un unico grande giardino racchiude una moschea, un tempio buddista e un tempio induista dove per ben tre volte al giorno i pellegrini si recano a pregare, portando vistose e colorate offerte di fiori e frutta, con immensa gioia e gratitudine della corposa popolazione delle scimmie e degli immancabili corvi.
I fedeli si radunano all'interno del parco, attraversano un ponticello stretto e malandato sul fiume in cui hanno fatto il bagno per espiare i propri peccati (e mi permetto di aggiungere anche i multistrati di polvere che si respira qui camminando a piedi) e si recano ognuno nel proprio santuario.
Inutile ma doveroso e privo di giudizio aggiungere che i templi sono aperti a chiunque, purchè abbigliati in maniera consona, mentre la moschea è luogo solo per i fedeli.
Antecedente il giardino sacro una grande piazza raccoglie una quantità sorprendente di negozietti con la migliore frutta mai vista tutta insieme.
Una volta all'anno (nel mese di agosto e quindi siamo in ritardo pure qui) si tiene un mese di festeggiamenti al di là di ogni immaginazione in cui centinaia di pellegrini (e qui ci spieghiamo la presenza di così tanti alberghi e guest house chiuse) accorrono e assistono o partecipano al rito della pulizia del karma che consiste nel trafiggere le proprie carni con uncini e spilloni cui agganciare decorazioni delle dimensioni di un tavolo da pranzo per 6 persone.
Insomma, dalla notte dei tempi l'uomo ha sempre praticato la modificazione corporale.
Di questo clima di devozione e trascendenza portato a estremi livelli non possiamo, ahimè, che leggerne su internet e rimandare lo spettacolo variopinto al prossimo agosto, insieme allo Yala Park.
Ma il nostro spirito di serendipità ci fa pensare che se siamo arrivati qui proprio a danze finite, è solo perchè per noi uno spettacolo ben più interessante si sta preparando.
Troviamo una bella struttura poco distante dal centro del villaggio e finalmente anche noi possiamo toglierci di dosso caldo e polvere.
Un gratificante aperitivo nel silenzio del vento, sotto una luna prossima alla poya (luna piena) e a una spruzzata di stelle, ci rimettono in sesto.
Nonostante l'atmosfera alla marlon brando con i limoni in bocca (con tutto rispetto Padddrino, baciamo le mani), il personale è gentile e premuroso, niente scacciapensieri e molta cortesia.
Il nostro balcone è sulla foresta e nel silenzio della notte vorrei alzarmi e con il mio visore notturno andare a caccia di avvistamenti, ma la stanchezza vince.
Ci aspetta una intensa giornata anche se ancora non lo sappiamo!


località sconosciuta prima di raggiungere Thissamarama
vasti pascoli, palme, rilievi ricoperti di foreste e nuvole basse


dal rilievo di Kalametiya - giù in fondo l'Oceano



tramonto sul lago a Kataragama








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