domenica 8 luglio 2012

Immagini che resteranno nel tempo

Esiste un libro che ho cercato per tanto tempo, trovandolo solo usato a prezzi folli perchè non più in ristampa, questo libro è "L'odore dell'India" di Pasolini.
Durante una bellissima mattina passata con una cara amica nella mia libreria preferita, mi capita tra le mani e a distanza di quasi 4 anni dal viaggio non esito un attimo.
Pasolini ha una voce tagliente, non usa mezzi termini, nel bene e nel male. Uso il presente perchè credo che gli scrittori che continuano ad essere letti dopo la loro morte perpetuano la loro presenza finchè qualcuno continuerà a leggerli. E così penso di Pasolini, che ho amato e odiato nel contempo, anche se odiare è forse un termine improprio. Non sono d'accordo su certe sue visioni, ecco tutto, ma è questa la purezza con cui si affronta uno scrittore di questo calibro. Avere l'onestà di esprimere un'opinione è un lusso che pochi sanno permettersi.
Me la voglio concedere con lui, per onestà e rispetto.
L'odore dell'India è' una perla preziosa, un dono, un confronto, un momento di riflessione, che ho letto in pochi giorni ma solo perchè non finisse troppo presto; Pasolini descrive poche significative immagini di una terra che io ho amato diversamente da lui.
Non di più o di meno, diversamente.
Probabilmente lui ha avuto uno spirito critico superiore, chi è innamorato a volte tende ad amare difetti che, chi non è innamorato, acuisce.
Quindi siamo uguali: non abbiamo avuto sguardo critico.
Beh, forse lui un pochino di più rispetto a me.
Ha compiuto il viaggio nel 1961 insieme a Moravia e Elsa Morante, mica bazzecole!
E leggere poche frasi di immagini che resteranno nella mia mente e nella mia anima per sempre a distanza di così tanto tempo, non solo avvalora la sua teoria sul fatto che l'India non cambierà mai ma mi fa sentire vicina a lui.
Abbiamo avuto a distanza di quasi 50 anni le stesse percezioni e le stesse visioni.
Con la differenza che lui sapeva già, mentre le scriveva, che sarebbero rimaste immutate nel tempo.
Io lo posso confermare. Cinquant'anni sono una vita.
"Una rivelazione: il modo in cui gli indiani dicono di sì......La non violenza è nelle sue radici, nella ragione stessa della sua vita. Magari qualche volta difende la sua debolezza con un po' di istrionismo o di insincerità:ma sono piccole ombre ai margini di tanta luce, di tanta trasparenza. Basta guardare come dicono di sì. Anzichè annuire come noi alzando e abbassando la testa, la scuotono circa come quando noi dichiamo di no: ma la differenza del gesto è tuttavia enorme."
Thaita o Taitha o non so come si scrive, aveva gli occhi simili a due spilli, neri come la pece e il sorriso bianco e candido di chi non conosce il betel.
Taitha ci veniva a salutare ogni sera al tramonto chiedendoci ogni volta se desideravamo un massaggio ai piedi. Si accucciava sulla spiaggia del Goa e faceva la sua offerta.
Al nostro diniego, - magari domani, magari un altro giorno -, ciondolava con il sorriso la testa a destra e a sinistra, si alzava rispettoso e passava ad altri turisti.
Ho catturato il suo sorriso, aperto, genuino, privo di rancore per un diniego.
E nella luce del sole che andava sciogliendosi nell'acqua del mare, anche se sfuocato, il suo sorriso valeva lo spettacolo del tramonto. 
Taitha era un giovane uomo, della nuova generazione e abituato probabilmente al turismo bizzarro di noi occidentali, ma, come disse Pasolini tanto tanto tempo fa, "...pieni di figli, ne coltivano la dolcezza: la loro dolcezza frastornata si perpetua in quella, tenera, dei figli...".
Taitha nella sua insistenza, era dolce e questo ricordo di lui.
Se mi soffermo a pensare alle persone belle che ho conosciuto in India, alle loro dolcezze gratuite (Fernandez che si scomoda con il suo taxi per rincorrerci e salutarci di nuovo ma è solo uno tra i tanti) mi riconosco in quello che Pasolini scrive "..in questa tragedia, resta nei nostri animi qualcosa che se non è allegria, è quasi allegria: è tenerezza, è umiltà verso il mondo, è amore..." riportando le parole di un indiano.
Tu volevi pescare, eravamo sul mare, e volevi pescare.
Non esistono qui i negozi "caccia e pesca" ma esistono le donne indiane!
Camminando sul Fort Aguda a Candolim ho trovato una donna che vendeva cappellini e magliette.
Ma noi donne abbiamo uno speciale sguardo, a volte, che parla per noi.
Cosa stai cercando? mi dice in un inglese che capisco a stento.
Un amo e un filo da pesca, indiano.
Non devo essere stata troppo prolissa ma nemmeno poco chiara. La signora si mette a ridere, chiama il figlio dalla spiaggia, gli parla in hindi e mi dona un regalo prezioso.
E' una noce di cocco, in realtà una fetta di noce di cocco, avvolta da filo blu di nylon che termina in un piccolo uncino. Mi sento fortunata, mi sento privilegiata, mi sento così semplice che credo che nemmeno le rupie possano mettermi al pari con quella donna. Le lascio un obolo importante che la fa ridere e mostrarmi i denti e gli spazi dove prima c'erano denti. E scappo di corsa a casa, al Per Avel, per farti trovare quel dono prezioso, che ancora conserviamo, sul comodino.
Il gioco di un bambino, il sogno di un uomo.
L'India è anche questo e non solo questo.
Grazie PierPaolo, ovunque tu sia, perchè mi hai concesso di sentirti vicino non foss'altro per uno sguardo su qualcosa di immutato ( e di immutabile come diresti tu) e su una sintonia di visioni che solo l'India può regalare. Per le anime sensibili. Per le anime che cercano senza fermarsi mai.


piccoli pesci per un grande amo














prezioso amo












bambino felice












Thaita ci osserva dietro ad un mare dove il sole si sta sciogliendo






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