mercoledì 7 novembre 2012

Matara_piccole avventure

Il mercato di Matara è un concentrato di odori, sapori e colori.
Si trova di fronte alla grande stazione di autobus, separata dal "mare che non c'è" da una strada principale.
Ripensandoci questo è un luogo strano, di quelli che potrebbero anche non esistere se non come ricordo di uno strano sogno.
La casa sul fiume, la prigione così vicina che dalla finestrella del bagno si può vedere il cortile interno, una grande stazione di autobus affollata e rumorosa dove spesso si trovano anche buffe capre di maxi taglia che tra l'indifferenza generale pare aspettino diligentemente un autobus, il mare dall'altra parte della strada che non fa rumore, ma è solo una pozza enorme quasi sbiadita, un mercato nascosto a fianco della strada più trafficata dello Sri Lanka, dove occorre attendere qualche istante prima di abituarsi all'intensità di colori e odori non appena si decide di varcarne la soglia.
Elementi così strani e apparentemente scollegati non possono che appartenere ad un sogno.
Ci muoviamo a piedi, le distanze sono notevoli ma passeggiare ogni volta ci fa scoprire nuovi particolari dello strano sogno.
In realtà scopriamo che il River Inn è all'interno di mura storiche e oltre ad avere la prigione vicina, a pochi metri sorge l'accademia militare quindi ogni mattina assistiamo a marce, flessioni, presentat arm.
Le mura e l'accademia militare saranno elementi magici che segneranno momenti altrettanto magici in posti diversi di quest'isola e ci seguiranno con curiosa coincidenza.
Ma questa è la storia della mura di Matara.
Il mercato è all'interno di un grande quadrato suddiviso in quadrati più piccoli separati dal passaggio per gli avventori. Ogni commerciante ha a disposizione un quarto del quadrato ma alcuni, più abbienti, dispongono di due quarti e pochi fortunati dell'interno quadrato.
I fruttivendoli si segnalano divertiti e ad alta voce il nostro passaggio.
Qualcuno ci offre il jaggery (una specie di melassa solidificata ottenuta dal kitul, una palma che si trova per lo più in Sri Lanka e India), qualcun'altro ci offre un curry rosso e profumato in polvere ma io acquisto dei mini muffin fatti al momento sotto ai nostri occhi.
Le due abbondanti signore singalesi occupano un quarto di quadrato e sono sedute ciascuna su panchetti di legno; di fronte a loro un secchio di pastella e un fornelletto per cuocere i dolcetti.
La densa pastella marrone viene fatta scivolare nell'olio bollente dove uno stampino fatto ad anello segmentato galleggia e frigge in attesa che il dolcetto vi si solidifichi dentro. Non pare già una magia?
Sono di una bontà inaudita, riesco a malapena ad aspettare che raffreddino per gustarmeli mentre ci aggiriamo tra i quadrati colorati. All'interno della pastella si nascondono semi di finocchio e cumino che danno al dolcetto un'aroma inconfondibile.
Proseguiamo verso il venditore di pesce fresco. Occupa ben due quarti di quadrato.
Sul tavolaccio di legno imbrattato di sangue e squame, alcune razze mostrano la pancia.
Facciamo foto e io fermo l'istante in cui un grosso tonno viene affettato ma solo dopo mi accorgo che la vera foto è di quello che accade dietro al tonno: la mano distratta di chi si è fatto rapire dalla nostra presenza versa il te fuori dalla tazza in melammina. Questa foto è diversamente definita anche colpo di culo.
Passiamo poi nella sezione verdura e un ragazzo siede a lato di una piramide di fagiolini verdi e grassi che verrebbe voglia di mangiarli crudi; poco più avanti grosse bobine verdi di foglie di pepe nascondono una simpatica signora impacchettatrice di betel fresco. E poi vasche di lenticchie, ceste di lime, caschi di banane alti come le persone (e quindi più di me), pesci essiccati dall'odore intenso e forte.
Ogni scena cui assistiamo è uno scatto fotografico.
Rientriamo frastornati sotto il sole e passando dal carcere assistiamo come ogni giorno all'arrivo dei familiari in visita ai detenuti.
Vengono scaricati da un autobus che effettua solo quella corsa, attendono all'interno del primo cortile, sotto ad un albero così grande che fa ombra per tutti.
Ci sono madri con gli occhi ormai vuoti e senza sorriso, giovani mogli con il vestito buono che accompagnano figliolette vestite di tulle e raso, amici dallo sguardo arruffato che portano sigarette e poi ci sono le guardie che dirigono tutto quel traffico umano dietro a baffoni neri e colletti inamidati.
Dispiaceri o sofferenze sono affrontate con estrema dignità e silenzio ma soprattutto con tanta pazienza.
Arrivano, vengono registrati, aspettano sotto all'enorme albero e vengono chiamati a gruppi di due o tre con un ordine secco e militare.
Osservo ma non indugio, per rispetto di chi attende.
La rete di recinzione della casa ha un cancelletto che collega il cortile con la riva del fiume così decidiamo di andare a vedere da vicino.
La riva è in realtà un lembo sottilissimo e scivoloso di terra e arbusti, attraversato ogni tanto da varani curiosi.
Passa lentamente una barca a motore, così lentamente che ci guardiamo negli occhi con i tre singalesi a bordo e tu istintivamente alzi una mano come per fermarli. E loro si fermano e non solo si fermano ma tornano indietro e ci chiedono se vogliamo farci un giro.
Queste sarebbero azioni impensabili da noi: nessuno alzerebbe una mano per fermare qualcuno che non si conosce per fare un giro in barca e d'altronde nessuno si fermerebbe offrendo un giro in barca a qualcuno che non conosce. 
Ma qui è facile fare amicizia e scambiare due parole, anche in due lingue diverse.
Sono tre pescatori, due di loro sono padre e figlio e il padre ci dice con orgoglio che quello più alto che sta sistemando le reti è suo figlio e gli occhi gli brillano mentre lo dice.
Il bottino è magro: un tonno, due pescetti e una bellissima murena ancora viva.
Morde, ci avvertono.
Ci sorridono, sono stanchi e la giornata è stata magra ma hanno domande cortesi per noi che siamo in vacanza e ci possiamo permettere di spendere dieci euro per dormire.
Chiediamo se ci sono coccodrilli, visto che chiunque cui lo abbiamo chiesto ci ha risposto no.
Ci illuminiamo: certo che ci sono, entrare in acqua è molto pericoloso! Adesso fa un po' caldo perchè è pomeriggio ma alla mattina presto e alla sera qui è pieno di coccodrilli.
Siamo eccitati come se dovessimo cacciarli.
Rallentano la barca e ci mostrano zone dove in genere vengono avvistati i coccodrilli.
Il fiume è placido, poco frequentato.
Un'aquila ci osserva dall'alto e se ne va. Anche per lei il bottino dei tre poveri pescatori è troppo magro.
Ci avviciniamo ad un albero gigantesco pieno di grossi frutti neri, lucidi e polposi.
Pochi metri e ci accorgiamo con stupore che non sono frutti, sono le volpi volanti appese a testa in giù a dormire, in attesa che arrivi la notte. Incredibile visione. Ecco dove volavano stanche e morbide insieme.
Vediamo qualche volpe volante con le ali abbandonate e gli uncini a penzolare nel vuoto.
Ci allontaniamo dall'albero costeggiando la riva e lì, l'inaspettato.
Spengono il motore e ci fanno cenno di guardare verso un tronco consumato che riaffiora dall'acqua: un piccolo di coccodrillo se ne sta immobile, quasi mimetizzato.
Siamo elettrizzati e i pescatori con noi ma il loro entusiasmo è dovuto al piacere di averci reso così felici.
Rientriamo con foto incredibili e con mille emozioni.
Ci aiutano a scendere e fanno per rifiutare la lauta mancia che lasciamo al più vecchio ma tu insisti e il vecchio accetta con una stretta di mano.
Rimaniamo come sempre sorpresi dal fatto che non ci avrebbero chiesto nulla e che si sono divertiti insieme a noi.


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