lunedì 26 novembre 2012

Bundala Junction ovvero il crocevia del nulla

Desideriamo spingerci più a Sud, allontanarci ulteriormente dalle mete turistiche più trafficate e vedere con lo sguardo ormai purificato cosa è lo Sri Lanka, chi sono i singalesi, com'è la natura.
Nonostante i nostri progetti siano di dirigersi a Tyssa o Kirinda, ci lasciamo convincere da Mr Laxsman (sì, il burbero, inospitale, rigido Mr Laxsman) di fermarci appena fuori Hambantota in una guest house appena aperta immersa nella natura.
E' difficoltoso fidarsi di consigli di questo tipo, poichè è tipicamente insita negli orientali avvezzi al turismo la tendenza a farti seguire il percorso che loro hanno già deciso per te. A volte è necessaria una sensibilità speciale, sottile come il foro di una piccola serratura, per cogliere quelli che si riveleranno consigli preziosi, quei consigli che raramente troverai nella vita. Sarà questo il caso.
Il Lagoon Inn è in un non luogo che viene chiamato Bundala Junction, dove Bundala è il nome della grande riserva naturale che si trova a sud dello Sri Lanka e Junction sta per giunzione, vale a dire crocevia, incrocio di strade, insomma un non luogo.
Mr Laxsman si prodiga in elogi sottolineando che la struttura, appena aperta, è molto economica, pulita e accogliente e gestita da persone adorabili. Seguiamo il nostro istinto e non appena accettiamo il falso burbero si presta per effettuare lui stesso la prenotazione, non senza pregarci di segnalare la nostra scelta a Tripadvisor per fare un po' di pubblicità.
La mattina seguente troviamo un tuk tuk chiamato apposta per noi che ci accompagna alla trafficatissima bus station di Tangalle dove prendiamo posto per la seconda volta sul famigerato autobus rosso, un po' più recente del precedente, e ci mettiamo in viaggio.
Da Tangalle in poi le strade diventano meno trafficate e cominciano ad apparire i posti di blocco militarizzati che sono stati roccaforte della recente e sanguinosa vicenda tamil e devo dire che suscitano sempre un po' di inquietudine, soprattutto perchè i militari sono ancora presenti, ben armati e in mimetica.
Benchè la situazione sia ormai tranquilla non possiamo non provare un senso di stridente timore.
Questi erano i luoghi dove sono avvenute molte esecuzioni.
Non dobbiamo chiedere dove scendere perchè l'equipaggio di bordo (costituito dall'autista e dall'aiutante che gestisce la salita e la discesa dei passeggeri) è molto più efficiente di quanto si possa credere e mi ricorda molto la brigata degli zingari di mare della Thailandia che fanno salire sulle imbarcazioni i turisti chiedendo loro la destinazione e posizionando i bagagli in modo tale da non creare ritardi nella discesa. Basta sedersi, godersi il viaggio e aspettare un loro cenno che significa: è il vostro turno, tra poco dovete scendere. Semplice, no?
Superiamo il paesino di Hambantota con una breve sosta alla immancabile bus station e guardandoci negli occhi ci diciamo senza parlare che ci piace già.
Hambantota è sul mare, con tanti piccoli negozi genuini (non necessariamente per turisti) dislocati qua e là e un mercato fisso dove facciamo in tempo a vedere contrattazioni per pesci, verdure e caschi di banane.
Ripartiamo e a seguire sul lato sinistro si aprono enormi saline che danno l'idea di ordine e pulizia.
Comincia a crescere l'attesa di vedere cosa è questo Bundala Junction e dopo poco lo scopriamo.
La strada arriva ad un bivio dove non c'è nulla se non una baracca storta e buia che funge da piccolo emporio per generi di prima necessità: acqua, succhi di frutta, banane e l'immancabile betel.
L'autista ci fa la cortesia di fermarsi anzichè semplicemente decelerare come sarebbe la consuetudine, così che possiamo scendere tranquillamente senza il rischio di volare nel fossato adiacente.
Rimaniamo come due pellegrini sulla strada e ci viene da ridere: non c'è nulla ma proprio nulla, eccetto la strada e la capanna storta, dove un uomo senza denti che comunque non si fa mancare il sorriso ci osserva sornione. Chiediamo del Lagoon Inn e lui ci fa cenno indietro, un po' più indietro, sulla sinistra, dove appare il cartello grande e verde.
Camminiamo verso il cartello e giungiamo ad un cancello varcato il quale un piccolo signore singalese ci accoglie sorridendo. E' Mr Kamal, il proprietario insieme alla moglie Sunetra.
Ci fa entrare sotto alla veranda fresca e pulita, ci presenta la moglie e ci accompagna oltre la veranda dove sulla sinistra è dislocata la cucina all'aperto, un piano in pietra profondo che termina con un camino sollevato da terra dove la brace è sempre viva.
Si apre quindi un giardino sul retro dove una seconda struttura a due piani di colore verde sarà la nostra sistemazione. Saliamo le scale e ci troviamo su una delle terrazze più belle ed emozionanti che troveremo in Sri Lanka, ma lo scopriremo solo dopo.
La camera è pulita e spaziosa con la finestra e la porta direttamente sulla terrazza. Il bagno è luminoso e funzionale con asciugamani puliti e un profumo di incenso leggero.
Dopo poco Sunetra riappare con un vassoio e due succhi di frutta freschi che ci lascia sul tavolino in terrazza, da dove riesco a scorgere la cucina e i resti dell'ananas che ha spremuto per noi. Ed è già poesia.
Non siamo nella natura, siamo direttamente dentro al Bundala Park.
Non bisogna farsi scoraggiare dal fatto che la guest house è sulla strada principale poichè quando arriva la sera o quando sorge il sole, la ventilata terrazza dove la nostra stanza si apre, è un affaccio senza parole sulla natura incontaminata.
In lontananza il filo dell'orizzonte è dato dalle chiome piatte degli alberi che, dove mancano, lasciano l'occhio vagare in pozze d'acqua, fonte di ristoro per uccelli, coccodrilli, bisonti, elefanti e scimmie. Oltre quel filo, il mare che però da qui non si vede ma si percepisce come un grandioso mantice pulsante.
Piano piano scende la sera, da lontano arrivano cori sommessi buddhisti, odore di incenso e foglie di cocco bruciate, la pozza d'acqua sotto alla nostra terrazza si anima di bufali tranquilli dai grandi occhi neri e tra i cespugli si muovono strane creature.
Alziamo gli occhi al soffitto e lo troviamo ricoperto di geki a caccia di insetti e zanzare, il passo felpato di Sunetra ci sorprende così, con il naso all'insù.
Non parla inglese ma capiamo che ci chiede se desideriamo cenare e le diciamo sì, certo, senza chiedere cosa preparerà. Non siamo in un ristorante, siamo in una speciale guest house dove ci siamo affidati ai signori che la abitano.
Non passa nemmeno una ventina di minuti che Sunetra con orgoglio ci fa cenno di scendere e troviamo la grande tavola sotto alla veranda apparecchiata solo per noi.
Sulla tovaglia pulita e ben stirata color carta da zucchero, troviamo una enorme ciotola di fried rice con verdure e pollo, ciotole di diversi tipi di curry da mescolare al riso che sembrano tanti grossi coriandoli colorati di rosso arancio e verde, birra ghiacciata e una terrina di curd, il tipico e fresco yogurt di latte di bufala che viene confezionato in ciotole di terracotta molto caratteristiche e viene consumato da solo o abbinato al kitul, lo sciroppo simile alla melassa.
Una cena squisita per gli occhi e per il palato.
Dormiremo tranquilli cullati dal rumore della foresta.



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