venerdì 16 novembre 2012

Marakollya Beach, dove le visioni prendono vita

Lasciamo anche la caotica Matara a bordo di un autobus fatiscente.
Sotto ai miei piedi si apre un buco così grande che posso vedere la strada correre ma come sempre mi fermo a riflettere.
I sedili sono in ordine, alcuni sono rattoppati, le tendine che svolazzano sembrano pulite e non vi sono scritte o disegni osceni a imbrattare le pareti. Si avverte un rispettoso riguardo nelle strutture a uso e consumo di tutti e il buco sotto ai miei piedi è dovuto certo all'usura non ad un atto vandalico.
Il vantaggio di viaggiare su queste carovane vecchie e lente è indubbiamente proprio nella lentezza; in Sri Lanka guidano come pazzi, vanno a velocità folli mettendosi ogni volta in pericolo, spesso si buttano in sorpassi azzardati in prossimità di curve senza visibilità, viaggiando a tutto gas invadendo completamente l'altra corsia.
Ma con questi vecchietti non si rischia nulla, al più la perdita di una scarpa giù dal buco arrugginito!
Inoltre si può guardare fuori dal finestrino godendosi il paesaggio senza rischiare di vomitare e ad ogni bus station importante sale il venditore di dolcetti o il venditore di frutta fresca, a seconda del momento della giornata (la bus station è importante quando l'autobus si ferma per più di cinque minuti aspettando pazientemente la salita e la discesa delle persone, diversamente questo avviene ad autobus in corsa con somma preoccupazione per noi occidentali non allenati).
Insomma, un viaggio in autobus (vecchio e possibilmente rosso) qui nel sud dello Sri Lanka è un'esperienza da non farsi mancare.
Per un lungo tratto costeggiamo il mare e la visione fa sempre bene agli occhi e al cuore poi puntiamo improvvisamente verso l'entroterra, inerpicandoci per una strada stretta e chiusa tra le case, tanto che nell'incrociare un autobus gemello dobbiamo letteralmente fermarci, buttarci verso il bordo della strada e muoverci centimetro per centimetro tra le urla dell'autista e quelle del suo fido aiutante che controlla gli eventuali punti di contatto.
Ridendo e scherzando ci mettiamo una buona mezz'oretta per affiancare l'altro autobus ma evidentemente era previsto nella tabella di marcia perchè siamo in perfetto orario.
La nostra meta è Tangalle, un paesino di pescatori nel profondo sud, poco battuto dai turisti e molto amato da chi è fortunato di passarvi qualche giorno.
Scesi dall'autobus ci guardiamo un poco intorno, beviamo qualcosa di fresco e chiamiamo il primo tuk tuk della lunga fila parcheggiata sotto ad un enorme ficus.
In realtà non abbiamo prenotazione ma solo destinazione; tra le diverse spiagge che ci sono in questa zona, quella di Marakollya ha catturato la nostra attenzione per l'isolamento di cui le guide fanno menzione.
E non ci sbaglieremo.
Il tuk tuk ci mette quasi una mezz'ora a portarci a Marakollya, ci addentriamo in radure semi paludose dove la natura prende il sopravvento mano a mano che ci allontaniamo dalla strada principale e percorriamo un budello di terra rossa battuta pieno di buche e avvallamenti.
Per un attimo mi sento spaesata, non riesco ad orientarmi e soprattutto non capisco dove sia il mare in tutta questa radura vasta e rigogliosa dove uccellini di ogni forma e colore ci osservano per nulla impauriti.
Chiediamo del Mangrove Cabanas e arriviamo quando la strada finisce. Ma ancora non vedo il mare.
Scendo per chiedere disponibilità, prezzi e per dare un'occhiatina. E poi si sa, la prima impressione la dice tutta (oggi mi sbaglierò).
Salgo la collinetta su cui sorge una struttura fatta a pagoda ma completamente aperta tranne che su un lato dove è situato il bancone reception e la cucina e lì il mare lo vedo, o meglio ne vengo travolta.
L'infinito di Leopardi qui si realizza perchè io vado oltre la siepe e la penombra data da questa fantastica struttura si rompe improvvisamente là in fondo dove la luce della sabbia gialla e il blu intenso del mare sono così intensi e potenti da mozzare il fiato.
Qui c'è solo la voce delle onde e nient'altro.
Ho come un capogiro perchè è troppo forte l'impatto con la natura e con l'assenza di rumore se non quello del mare.
Il signor Laxman è un signore alto e serioso, dai modi troppo professionali e distanti, ma è solo un'impressione perchè sarà lui, al nostro secondo soggiorno, che ci accoglierà con il sorriso e un abbraccio.
Comunque, il signor Laxman di primo acchito fa venir voglia di andarsene un po' seccati. Ed è quello che facciamo. Ringrazio educatamente, il posto è stupendo, la sistemazione non l'ho vista ma trattasi di bungalow indipendenti sulla spiaggia, il prezzo è  molto affrontabile, ma lui è proprio indisponente.
Torno sul tuk tuk e decidiamo di chiedere alla costruzione a fianco, una specie di casa in stile vittoriano che, come ci dice il nostro autista, ha solo tre camere a buoni prezzi.
Ma il nostro destino era già segnato, giusto il tempo di guardarci negli occhi e scusarsi con il nostro autista per farci riportare dal famigerato signor Laxman.
Il nostro istinto ci dice "là" e il nostro istinto raramente sbaglia.
Freddamente ci chiede i documenti, ci fa firmare i moduli di rito e ci fa accompagnare alla cabana numero tre.
Le cabanas in totale sono cinque, tutte disposte sulla spiaggia ma a scalare in modo che nessuno disturbi nessuno e separate l'una dall'altra da un viottolo di sabbia e una siepe di palme. Interamente in legno, dispongono ognuna di un ampio portichetto con seduta e tavolino. Il numero sulla porta di ingresso è stato costruito con le conchiglie e gli da un non so che di robinson crusoe.
La stanza è ampia, pulita, con letto sormontato da zanzariera, comodino con lanterna per le escursioni notturne sulla spiaggia, mensola e appendiabiti. Sul pavimento si nasconde una fantastica botola quadrata che da l'accesso all'enorme bagno sotto terra, pulito e profumato con asciugamani colorati di spugna morbida.
Uscendo dalla nostra abitazione è sufficiente fare tre scalini per appoggiare i piedi sulla sabbia, percorrere una ventina o forse anche più di passi e trovarsi a fissare il mare.
E quando alla sera o alla mattina presto fissi questo mare pensando che non vi è terra fino al Polo Sud, un brivido che pare più un'esplosione ti attraversa l'anima e dolcemente ti stordisce.
Qui appoggiamo i nostri zaini dimenticandoceli.

Nessun commento:

Posta un commento