mercoledì 1 luglio 2015

Il bucato del prete

Sono giorni frenetici, di nuovi progetti e nuove avventure.
I luoghi qui aiutano e non poco.
Le mattine iniziano con la luce del sole che va a rischiarare le cime delle montagne e il canto degli uccellini che si svegliano rincorrendosi a volo basso sui prati.
Ovunque volgi lo sguardo vedi solo vegetazione, piccoli gioielli di mattoni e pietre abbarbicati su alture e cieli sconfinati. Poi, laggiù, imperioso, appena sporcato di neve, il Gran Sasso a dominare tutta la valle.
La zona abruzzese dell'Aquila riserva sorprese ad ogni curva, ad ogni stretto tornante, ad ogni ingresso a volte difficoltoso tra le mura di case che paiono toccarsi.
La gente è cordiale, gioiosa, riservata quanto basta, genuina.
Le distanze sono dilatate, ogni spostamento richiede salite, discese, percorsi tortuosi che però rivelano sempre scorci indimenticabili, che annullano la fatica di quegli spostamenti.
Si cammina, tanto.
Si riscopre la pazienza dello spostarsi su lunghe distanze con le proprie gambe e la propria resistenza, compensata dalle delizie di una cucina succulenta e generosa.
Questo posto è una naturale ricarica, a dispetto della fatica che ogni giorno si prova.
Quando arriva l'imbrunire l'aria si rinfresca, diventa frizzante, solo le cime delle montagne godono ancora del sole che pare non volersene andare mai più.
Dalla finestra vediamo in lontananza un'altura solitaria e su quell'altura, altrettanto solitaria, la sagoma di una chiesa medioevale.
E' San Michele, raggiungibile solo a piedi da Lucoli Alto, lasciando la macchina tra le casette di pietra e sassi dove da alcune porte escono galline pettorute e galli minacciosi.
Dopo un cammino piuttosto ripido su uno stretto sentiero abbracciato da alberi di nocciolo e amarene (buonissime), si arriva sulla cima dove si gode di una vista mozzafiato.
La vista è sorprendente ma purtroppo la chiesa è chiusa quindi dobbiamo "accontentarci" del panorama.
Di notte S.Michele diventa un faro rassicurante, illuminato da luci calde che lo fanno sembrare una stella scesa sul monte. 
Qualche chilometro più a valle, lasciando la strada principale per una strettoia nel bosco che si arrampica decisa, troviamo la Beata Cristina, una chiesa del 500 ancora chiusa per danni strutturali importanti.
Impossibile non notare infatti le crepe che attraversano la facciata e i decori alle finestre.
Da una finestra sul retro, nel complesso annesso alla chiesa, gli abiti del parroco stesi ad asciugare ci fanno sorridere: ricordano molto i film di Don Camillo e Peppone, dove la vita parrocchiale era dipinta con una sacralità sdrammatizzata.
Come dire: anche i preti fanno il bucato e stendono i panni.
La Beata Cristina, insieme a San Michele e ai piccoli agglomerati di case vicine, diventano presepi illuminati di notte, così che noi dalla finestra di casa, sul versante opposto, possiamo riconoscerli nel buio e dormire tranquilli.


il sentiero per raggiungere S.Michele

Vista da S.Michele sulle vallati circostanti



Beata Cristina

Di seguito:particolari delle crepe strutturali sulla facciata




Effige della Beata Cristina sulla destra e bucato del prete sulla sinistra










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