martedì 18 novembre 2014

Tra il dire e il fare

Immaginate, quante volte avreste voluto essere irreperibili o semplicemente non esistere.
Telefoni che non funzionano (tenerli spenti non vale, prima o poi con una scusa vengono riaccesi), nessuno che possa raggiungervi (ma proprio nessuno, nemmeno in caso di emergenza), nessuna notizia dal mondo e nessuna possibilità di cambiare idea e di tornare alla reperibilità.
E' per questo che io amo tanto volare.
Provare il brivido del non luogo e del non tempo mi emoziona ogni volta e in questa occasione mi sono proprio tolta la voglia.
Il meditabondo soggiorno in Malaysia ha fatto germogliare in noi un seme che era lì, dimenticato da tempo; faceva capolino dalla terra asiatica di tanto in tanto, con assoluta discrezione e addirittura un che di nostalgico, come se appartenendo ai tempi andati non potesse più tornare.
Negli ultimissimi tempi poi la frequenza con cui si parlava o soltanto si nominava il Sud America stava aumentando in modo imbarazzante, fino a quando per un'occasione più che fortuita qualcuno ci ha nominato il Messico.
Con noi queste cose sono pericolose, non ci mettiamo molto a fare i bagagli, prendere un biglietto e buttarci nella vita. Questo è il nostro mestiere.
Così, "tra il dire e il fare" noi abbiamo fatto.
Chè le chiacchiere stanno a zero da un po' di tempo.
Abbiamo volato all'indietro nel tempo, letteralmente, viaggiando di notte ma una notte che non finiva mai, lunghissima, sospesi nel cielo nero illuminato solo dalle luci dell'aereo.
Saldi ai nostri seggiolini, abbiamo mangiato, bevuto, dormito, parlato, riso, guardato film, letto, scritto, come se la vita fosse tutta lì. 
Abbiamo avuto l'abilità di azzerare l'attesa e di rendere il presente la sola cosa possibile.
Non ho mai pensato per un attimo a come sarebbe stato, allontanarmi così tanto dall'Oriente e catapultarmi in un mondo completamente diverso, quasi agli opposti.
Eppure.
Eppure sono solo pochi giorni che calpesto il suolo (arido) messicano e provo quella bizzarra sensazione di esserci già stata, di ritrovare le cose come le avevo lasciate pur essendo la prima volta che sono qui.
Sono circospetta nelle mie riflessioni, in realtà osservo tutto e lascio depositare in un angolo nascosto di me.
Non mi lascio andare a facili entusiasmi, a parte per la meraviglia insindacabile dei paesaggi, delle spiagge, dei tramonti, della natura così dannatamente ostile eppure viva.
Eppure.
Eppure c'è un lumicino piccolo piccolo che si è acceso, laggiù, dove nascono le cose, e lasciamolo lì.
Potrebbe arrivare un vento forte e spegnerlo oppure potrebbe crescere fino a diventare un fuoco.
La nostra è ormai una corsa contro il tempo.
La lista di posti inaccessibili diventa ogni giorno più lunga, drammaticamente.
Adesso qui è sera, scrivo davanti ad un tramonto che non fa rumore, solo qualche cicala e il richiamo buffo di un geco.
Cosa sarà domani, come sarà, è futuro, è ignoto, è distante una lunga notte.





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