domenica 17 giugno 2012

Varanasi...diario di viaggio insolito

Varanasi non è solo un nome, è molto di più. E' una visione mistica, è il sacro che si respira sul Gange, scendendo i gradini dei ghats e osservando le abluzioni dei santoni, veri o finti che siano, è salire intimoriti su una barca per attraversare acque in cui da sempre si mescola la vita e la morte, è respirare odori forti carichi di mille storie che non sapremo mai, è l'inizio della speranza e la fine di tutte le speranze.
Ma io ricorderò Varanasi per un aquilone rotto e un sorriso bambino, perchè forse Varanasi è il luogo dove si possono avverare anche i piccoli desideri.
Arriviamo all'albergo prenotato e il senso di squallore che ci assale all'ingresso si rivela foriero di una rapida fuga sul taxi che ci porterà di gran fretta al Taj Varanasi; sicuramente un fuori budget ma necessario per interrompere l'andirivieni nella nostra stanza di improbabili camerieri che, bussando insistentemente per quasi un'ora appena dopo il nostro arrivo, ci offrono massaggi particolari per uomini e donne e chissà che altro.
L'albergo è pressochè deserto eccetto noi e diversi brutti ceffi e la porta della nostra camera non si chiude perfettamente.
Seduti sul letto, ignorando il continuo bussare e picchiettare e sussurrare, chiamiamo il Taj, l'unico albergo  con stanze disponibili, spiegando la situazione e chiedendo immediatamente un taxi  per la nostra fuga.
Giusto il tempo di recuperare i passaporti alla reception non senza discussioni e saliamo sul taxi, rincorsi dal personale dell'albergo.
L'arrivo a Varanasi non è stato certo dei più edificanti!
Il Taj è un albergo di lusso con un parco di piante secolari dal quale arriva il canto spezzato del muezzin al calare della nostra prima sera nella città sacra.
Passeggiamo respirando il forte odore di vegetazione misto ad incenso e spezie, lasciando alle spalle il brusio degli altri ospiti riuniti in una grande sala ad ascoltare la nenia ipnotica di un sitar.
E lui è lì, per terra, inerme ma bello, con piccole ali rosse perfette: è l'aquilone.
La magia ha inizio, ti vedo correre divertito come un bambino che cerca di far volare il suo primo aquilone e ad ogni sobbalzo in aria gli occhi diventano grandi e lucenti come bottoni preziosi.
Si avvicina un ragazzo indiano, te lo sfila di mano e ti fa vedere come farlo volare alto cogliendo qualche refolo di vento, poi soddisfatto e orgoglioso te lo riconsegna.
Non è facile far volare un aquilone, bisogna saperlo maneggiare con cura e fermezza, senza dimenticare mai di sorridere.
Un po' come la vita.



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