domenica 11 gennaio 2015

Una spiaggia, un mistero

Raggiungiamo Playa del Pulguero attraverso la strada sterrata vicino a casa.
Attraversiamo dune, fiancheggiamo canyon, costeggiamo il Mar di Cortez con l'Isla Espiritu Santu ben in vista, con i suoi rilievi roccciosi che all'alba si incendiano riflettendo la luce del sole.
I voli dei gabbiani e dei pellicani sono costanti quanto quelli dei condor e delle fregate, un'aquila si posa leggera sulla punta più alta di un saguaro serrando con entrambi gli artigli un pesce trombetta appena catturato. 
A parte noi e i pennuti, nessuno.
Scorgiamo il cartello sbiadito dal sole e sterziamo a sinistra, verso il mare, sollevando polvere e schizzando sassi.
Una volta spento il motore della macchina, rimane solo il rumore delle onde a riempire un'aria fresca che profuma di mare e che cominci a mangiare tanto è intensa.
Il mare qui ha un colore profondo, quasi nero, che può fare paura, e la spiaggia è una autentica sorpresa.
A separare le acque dalle dune non c'è la sabbia, almeno non subito, bensì una cordigliera bianca, abbacinante, fatta di milioni di coralli e conchiglie e madreperle che cominceranno a scricchiolare sotto le ciabatte.
A destra e a sinistra, ininterrottamente, a perdita d'occhio, questo nastro bianco abbraccia tutta la baia della Playa del Pulguero racchiudendola in una morsa surreale.
Camminando sui coralli dalle dimensioni e forme più disparate, affiorano i resti spesso perfettamente conservati delle creature del mare: pesci palla gonfi fino a scoppiare con gli aculei ben protesi, astici e granchi colorati, scheletri di serpenti marini, teste di pesci dall'aspetto inquietante, esoscheletri di ricci di mare dai disegni bizzarri.
Quello che sembra essere un vero e proprio cimitero di mare è solo in realtà il passaggio obbligato verso una spiaggia rocciosa e ricchissima, per contro, di vita frenetica: gasteropodi, vermi marini, lumache vezzose senza guscio ma colorate, paguri di ogni dimensione, granchi velocissimi, ricci camuffati tra gli scogli e conchiglie, numerose conchiglie, che al tuo passare serrano i gusci in un "clac" secco e deciso.
Poco più avanti, dove finalmente il mare prende profondità, gabbiani e pellicani si tuffano veloci, volano rasentando le onde e contendendosi le prede.
La Playa del Pulguero, sito archeologico e biomarino molto studiato, durante le basse maree del mese di ottobre, ad una certa ora del giorno e per pochi attimi,  svela un micro universo straordinario.
L'anello di morte che lo introduce ha un che di filosofico, quasi un invito a riflettere sulla circolarità della vita e della morte, o forse più banalmente è ciò che resta dell'uragano Odile.
Io preferisco la prima versione.









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