sabato 13 dicembre 2014

Una comida mexicana

Comer significa mangiare, va da sè che comida sia il pasto.
Devo dire che qui in Baja California si trova un po' di tutto, abituati come eravamo allo Sri Lanka che alla vista di una bottiglia di olio extravergine di oliva si tirava un sospiro di sollievo.
Esistono supermercati dalle dimensioni straordinarie, veri e propri luoghi di perdizione dove poter comprare dalle tortillas dai colori più disparati, alle carabine a piombini, dalle paperelle di gomma fino agli pneumatici per fuoristrada di grandi dimensioni.
I costi complessivi di una spesa media sono decisamente contenuti, molto meno che in Oriente, e la qualità è medio alta.
Il livello della carne è altissimo, quello dei formaggi lascia a desiderare, mentre riguardo alla verdura niente da eccepire eccetto forse per le dimensioni: una cipolla di qui è come una grande matrioska in grado di contenere almeno 4 cipolle delle nostre.
Il pesce è buono e economico, il piatto forte sono i camarones, i gamberi sgusciati e cucinati spesso alla griglia con abbinamento di salse più o meno piccanti.
Avere un barbecue in casa è come dire da noi "ho lo scolapasta", insomma un must in tutti i sensi.
Ma un conto è cucinare in casa propria, da occidentali intendo, e un conto è uscire e sperimentare.
Ieri sera è quello che abbiamo fatto, evitando i soliti camarones alla griglia e buttandoci in qualcosa di più ardito.
Il ristorante era pressochè deserto, i turisti devono ancora arrivare e quindi il pescado (il pesce fresco appena pescato) non era disponibile. Punto a favore, significa che mai ci avrebbero rifilato del surgelato mascherato da pesce fresco.
Tavoli di legno con luci soffuse, sotto ad una tettoia di paglia e lacci di cuoio, pulizia ineccepibile.
Veniamo omaggiati nell'attesa dei nostri piatti di un assaggio di cebolla en sugo de jalapeno, vale a dire cipolla a fettine lievemente brasata accompagnata da un sugo oleoso a base di peperoncino piccante. 
Ovviamente deve piacere il piccante perchè il sapore soave della cipolla viene esaltato dall'aroma forte ma nel contempo garbato di un peperoncino ridotto ai minimi termini nella sua forma ma non nella sua essenza.
Spazzolato il piatto con una buona cerveza (birra), ci portano le nostre portate.
Piatto numero uno: due tortillas ben cotte sormontate da una dadolata di carne di filetto di maiale morbido e saporito in salsina piccante,  guarnito con griglia di formaggio fuso e, come se non bastasse, avocado tagliato a spicchi formaggiato pure lui.
Insomma, leggero!
Piatto numero due: petto di pollo ripieno con riso nero e insalata. Decisamente più sobrio del precedente, non fosse per il ripieno abbondante e intenso al formaggio.
Ma nessuno si è lamentato e soprattutto nessuno ha fatto brutti sogni.
Il cibo messicano alla fine inganna perchè se proprio non esageri con questa abbondanza di colori rossi, di peperoncini più o meno assassini e di sapori dolci come base di tutti i piatti, una birra fresca ti fa digerire il tutto prima ancora di toccare il cuscino.
Quello che non manca mai su tutte le tavole è la tortilla, una specie di piadina piccola, generalmente di mais, pressochè azzima, da farcire con ciò che si vuole.
Simile al concetto del pane toscano appositamente insipido per essere utilizzato al meglio come scarpetta o come bruschetta, la tortilla è la regina della cucina messicana.
Oggi abbiamo appuntamento a mezzogiorno per un assaggio di tacos e camarones sul lungomare con un geologo paleontologo messicano che ci racconterà come nuotare con gli squalo balena e quante ossa di balena preistorica ha pulito dalla polvere e dalla terra dei secoli.
Insomma, mica pizza e fichi!


mitica cipolla al jalapeno



piatto numero uno ovvero un condominio di strati


piatto numero due: l'insostenibile discrezione del petto di pollo


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