mercoledì 16 aprile 2014

L'astrologo: una incresciosa rivelazione

In questo delicato periodo, con il sole a picco sulla testa e l'inizio di un nuovo anno (per il calendario buddhista il 14 di aprile è capodanno), il popolo dell'isola si è trovato ad affrontare una nuova e cruda verità.
Fedeli a tutto ciò che l'astrologo del villaggio sentenzia (date fortunate per contrarre matrimoni, costruire case, aprire negozi e via dicendo) il popolo bambino si trova smarrito e abbandonato.
E' di pochi giorni fa la strabiliante notizia che ha gettato nello sconforto gran parte della popolazione singalese: l'astrologo NON può predire il futuro.
Pur affermando che le stelle esistono, un emerito studioso (per altro singalese) ha pubblicato un dettagliato documento in cui afferma che l'osservazione delle stelle è una nobile e interessante pratica ma ahimè del tutto inutile per la conoscenza del futuro.
Ma una tradizione millenaria non si getta nel cestino così facilmente così come altrettanto facilmente non si può screditare un'intera categoria che, sull'astrologia, ha costruito un articolato e produttivo mestiere; in ogni villaggio esiste almeno un ufficio dove un astrologo riceve la popolazione.
Come pensare che dopo una semplice ma argomentata rivelazione un popolo appena uscito da una guerra e uno tsunami decida di perdere quel pizzico di magia e scaramanzia che lo aiuta a immaginare un futuro possibile?
Esiste una buona parte di popolazione ancora strettamente ancorata alle tradizioni, che ancora cucina all'aperto bruciando foglie secche di palme da cocco, che lava i panni al fiume rischiando ogni volta di incontrare un coccodrillo affamato, che cammina a piedi scalzi e abita case di terra o legno.
Esiste una buona parte di popolazione che crede che i fantasmi esistano e che si manifestino ai vivi terrorizzandoli, che nutre ogni giorno i corvi per non contrariarli ed evitare di attirare la cattiva sorte, che si cura con impacchi e intrugli preparati dal "medico" del villaggio e ricorre all'ospedale solo per gravi motivi, esiste ancora un popolo bambino che ha bisogno di credere e di sognare.
La questione è semmai un'altra: cosa sostituirà l'astrologia e la tradizione popolare?
La brama di possesso e la "denarologia".
Un popolo che nelle quattro mura della sua bicocca ha paura dei fantasmi e spende 50 rupie dall'astrologo, è un popolo che non porta denaro; un popolo che nelle quattro mura della sua bicocca comincia a sognare di poter possedere un frigorifero, una televisione, un divano di finta pelle, uno stereo, una macchina, è un popolo che desidera ed è facile accontentarlo.
La parolina magica che riempie le bocche di intere famiglie è "rateizzare".
La concessione delle rate vista come un atto di benevolenza e di estrema generosità, sta facendo vacillare una intera nazione verso il primo subdolo atto del consumismo fine a sè stesso, una nazione per la stragrande maggioranza buddhista.
I principi fondamentali del buddhismo sono basati sulle quattro nobili verità: la vita è sofferenza, la causa della sofferenza è il veleno della mente, ogni sofferenza ha una causa e pertanto eliminata la causa può cessare la sofferenza, l'uomo deve percorrere un sentiero per l'eliminazione della sofferenza fatto di liberazione intesa come mentale e terrena.
E fate le rate per acquistare beni materiali??
Un pomeriggio siamo stati avvicinati da una donna e dal suo bambino; indossava un fazzoletto che le copriva metà della faccia lasciando scoperti solo gli occhi.
Nella lettera che ci ha mostrato un monaco esortava il lettore a prestare attenzione al caso di questa povera donna, rimasta da sola con un figlio molto piccolo, essendo il marito scomparso dalla sera alla mattina senza lasciare tracce.
Il monaco esortava i viandanti a non parlare con questa tapina (da qui il motivo della bocca celata) ma di fare una consistente donazione affinchè......affinchè possa nutrire il figlio? no.
Affinchè possa con i soldi affittare una casa? Men che meno.
I soldi, nero su bianco, sarebbero serviti al monaco per pregare affinchè il marito della tapina potesse ritrovare la strada verso casa.................................
Chiedere soldi per pregare è forse la più bieca forma di commercio che abbia mai sentito, approfittarsi della fede per convogliare denaro alle proprie tasche è un'infamia.
Ma vedendo poi, nel corso dei nostri numerosi spostamenti, monaci con cellulari costosissimi pranzare in hotel di lusso e pretendere denaro con la scusa della carità, ci ha fatto ricordare certe babbucce di marca indossate da alti prelati nella nostra altrettanto caritatevole comunità religiosa.
Come dire "tutto il mondo è paese".
Come dire che non c'è limite all'avidità generata dal denaro.
Come dire che ogni cosa ha un prezzo, anche il sacrosanto diritto di poter credere in qualcosa che, del denaro, non ne ha, nei suoi presupposti, nemmeno un collegamento.
Credo che in ogni posto esistano babbucce di marca e parimenti "doncamillo" sinceri, ma in una proporzione di 1 milione a 100.
Così è per questo che scrivo di un popolo bambino che perde non solo l'ombra ma anche l'ingenuità data dal non avere denaro.
Laddove una terra paradisiaca introduce al suo interno un veleno soporifero e incolore, è corretto supporre che è solo l'inizio di un grande, assurdo, coerente, coatto e inesorabile avvelenamento.




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