domenica 16 dicembre 2012

La morte e la resurrezione di Zio Tibia

Bundala Junction non è un paese, nè tantomeno un villaggio, è semplicemente un incrocio in corrispondenza dell'ingresso con il Bundala Park.
Tutt'intorno solo alberi, palmeti, cespugli, pozze d'acqua, uno scalcinato market che trasuda betel, la strada principale e il Lagoon Inn dove alloggiamo.
Una mattina notiamo un cane giallo sul ciglio della strada. E' morto, ha il sangue rappreso sul collo e sull'asfalto, probabilmente è stato investito dalla corsa folle di uno di quegli autobus che passano a velocità sostenuta. La testa è innaturalmente riversa e le zampe sono abbandonate scomposte.
I corvi se lo mangeranno nei prossimi giorni, addio piccolo sfortunato cane.
Arriva finalmente il nostro autobus per Hambantota dove dedicheremo una mattina alla perlustrazione di negozi, mini market e il mercato sul mare.
Al nostro rientro passiamo di nuovo davanti al piccolo cadavere ma un impercettibile movimento colpisce la nostra attenzione. Il poverino respira ancora, si lamenta, fa pipì, agonizza.
Un poco turbati ci chiediamo se abbiamo modo di aiutarlo a morire e di terminare così la sua sofferenza.
Il suo respiro è il rantolo di chi ormai desidera solo volare via.
Kamal è di ritorno dallo scalcinato market, ci raggiunge e lo vede.
Sparisce di nuovo nel market e torna con un pezzo di pane che gli spezza davanti al muso.
Non comprendiamo l'inutilità di quel gesto così sussurriamo: he's gonna die...
Yes, ci risponde mesto.
Torniamo con lui al Lagoon Inn in silenzio, è l'ultima sera che trascorreremo qui e dobbiamo preparare gli zaini per il giorno dopo.
Prima del buio esco di nuovo per comprare un po' d'acqua e le sigarette.
Il cane ha cambiato posizione e il pane davanti a lui è sparito. Il respiro è più affannato e mi sento di nuovo impotente di fronte alla sua inutile agonia. Non passerà la notte, penso, e qualche altro cane deve avergli mangiato le briciole che Kamal aveva preparato per lui.
La sua visione è di nuovo un colpo al cuore.
E' il 23 di gennaio, ci svegliamo presto per partire. Kamal ci accompagnerà alla bus station con il suo tuk tuk dove prenderemo un autobus per tornare a Tangalle.
L'idea di percorrere il lato orientale dello Sri Lanka è abbandonata per due ragioni: condizioni metereologiche avverse (troveremo lo strascico di un monsone) e il poco tempo a disposizione (causa tsunami e guerra molte linee ferroviarie sono interrotte e non avremmo tempo di tornare a Colombo in tempo utile per rientrare in Italia).
La decisione che prendiamo a malincuore è stemperata dall'idea di ritemprarci di nuovo a Marakollya Beach e come sempre non sbaglieremo intuizione.
Salutiamo Sunetra ringraziandola e abbracciandola forte.
E' emozionata e commossa, tira su con il naso e ci guarda da sotto la veranda mentre partiamo.
Fermi sul tuk tuk sul ciglio della strada in attesa di far passare altri tuk tuk e un autobus, volgiamo lo sguardo senza parlarci al cane moribondo pochi metri più in là.
Ma questa volta è lui a guardare noi. 
Accucciato, la testa ben dritta sulle spalle, le zampe composte, le orecchie ritte e attente, un accenno di scodinzolìo.
E' lo stesso cane che avremmo voluto uccidere, è proprio lui, Zio Tibia, tornato dall'inferno, sopravvissuto a traumi e ore di sole cocente, nel crocevia del nulla
Lo Sri Lanka è anche questo.
Nulla di magico, nulla di satanico.
Zio Tibia ha avuto la possibilità di scegliere se lasciarsi andare su quell'asfalto impregnato della sua urina e del suo sangue o su quell'asfalto riprendere le forze accettando le briciole di pane e scodinzolare ancora alla vita.
Questa storia ci ha fatto molto riflettere, abbiamo quasi sentito il brivido gelido dei nostri pensieri di poche ore prima, quando abbiamo pensato di finire le sue sofferenze, decidendo per lui, decidendo di non voler accettare quell'agonia. Perchè ci faceva male.
Abbiamo visto con occhi diversi l'apparente indifferenza di Kamal, che non l'ha aiutato a morire ma nemmeno a vivere. Gli ha solo ricordato di avere a disposizione una scelta, buttandogli il pane.
Nel tempo che è seguito, nei mesi che sono trascorsi da quel giorno, sono state tante le occasioni in cui abbiamo ripensato a Zio Tibia e al fatto che anche quando tutto sembra perduto e deciso, esiste sempre una scelta che possiamo decidere di compiere.





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