mercoledì 2 gennaio 2013

Countdown a Colombo

Per tornare da un viaggio in Oriente occorre prima di tutto gradualità.
Il passaggio dalla semplicità di cose e di anime alla complessità del tutto richiede una fase di transizione, una specie di limbo, affinchè il salto non sia troppo violento e il cuore non abbia troppo a che risentirne.
Hotel Colombo a Colombo è quello che si può definire un limbo.
Complessità di tutto in terra semplice, quel tanto che basta a farti sentire già la nostalgia di ciò che lasci pur non avendola ancora del tutto lasciata.
Le grandi metropoli in terre asiatiche si riservano sempre il lusso di concentrare brutture e paradossi ingannando i forestieri.
Capisco chi mi dice dopo un breve soggiorno a Dehli che non ha amato l'India, lo capisco perchè l'India mica l'ha vista. E' un po' come dire non mi piace il pesce dopo aver mangiato del tonno in scatola.
Ecco, Colombo è il tonno in scatola.
A filetti, in trancio, condito con olio extravergine di oliva, ma rimane tonno in scatola.
L'Hilton sorge nel quadrato proibito, dove ogni 100 metri una garitta militare ti costringe a scendere dal marciapiede e camminare con il fiato sospeso sull'asfalto della strada vedendo con la coda dell'occhio le canne dei fucili puntate addosso, dove a destra puoi andare ma a sinistra la strada è chiusa perchè c'è il quartier generale del sovrano, dove uscire dall'albergo significa prendere per forza un tuk tuk perchè la frotta di malintenzionati borseggiatori traffichini furfanti che staziona davanti agli hotel non ti darebbe pace.
L'albergo è immenso, la nostra stanza si affaccia direttamente sul cortile interno dove un lago colmo di pesci uccelli tartarughe e fiori ci separa dalla piscina. Siamo al sesto piano, il panorama è notevole, il mare alla nostra destra aumenta la nostalgia, ma non è lo stesso mare allegro burbero e di carattere. Questo sembra domato dalla città, è spento, silenzioso, c'è. E basta.
La stanza è confortevole, connessione a internet, bagno grande, salottino fronte vetrata e al mattino ci aspetta una colazione da perderci le ore per riuscire ad assaggiare tutto.
Muoviamo qualche passo sul lungomare che pare abitato solo dai gabbiani.
Postazioni militari nascoste tra dune di sabbia e baretti semichiusi lo fanno apparire un luogo dimenticato dalla gente.
Il traffico è tutto all'interno, nelle strade percorse da taxi tuctuc motorini.
Siamo in zona ambasciate e ci spieghiamo il dispiego spesso imbarazzante di forze militari.
Una lancia a pochi metri dalla riva pattuglia il tratto costiero e dalla finestra della camera è severamente proibito scattare foto.
Ci avventuriamo in alcuni centri commerciali, ci perdiamo in un quartiere mussulmano dove un vecchio dallo sguardo cattivo ci fa segno di tagliarci la gola, attraversiamo un ponticello dove il lago sottostante è pieno di pellicani e corvi, torniamo in camera.
Scopriamo il pub dell'albergo come un buon rifugio per la sera; un paio di birre e di whisky, qualche stuzzichino gustoso e soprattutto le nostre chiacchiere.
La hall dell'Hilton è smisurata, in particolare la zona relax comprende una tea room superlativa con i migliori tea dello Sri Lanka e tanto di storia per ognuno.
Un pomeriggio decidiamo di degustarne qualcuno per poi farne incetta per il rientro.
Ci facciamo incuriosire dal Soushong che presenta un profumo e un sapore torbati, un tea nero molto particolare che ci viene servito davanti al lago di carpe koi.
Dalla lista che ci viene mostrata cominciamo a fare una scelta di quelli che poi porteremo a casa e scopriamo che alcuni, oltre ad essere particolarmente pregiati, sono rarissimi e non sempre sono disponibili.
Hai finito la tua tazza e sali un attimo in camera così io rimango sola a raccogliere le idee, i pensieri e le emozioni di questo mese speciale che sta per terminare.
Mi alzo, mi avvicino al ragazzo in livrea che ci ha serviti e chiedo gentilmente di mettere la consumazione sul conto della nostra camera.
Lui mi guarda sorridendo: "no madame, I cant. This is my courtesy...."
Rimango senza parole, balbetto qualcosa poi guardo la targhetta appuntata alla divisa e leggo il suo nome: Chamil.
Questo gesto non è una semplice cortesia. Le grandi catene alberghiere come l'Hilton hanno molto personale che vi lavora come si lavorerebbe in una grande azienda. Non è contemplato che qualcuno possa di sua iniziativa omaggiare o prendersi libertà di alcun tipo.
Ma Chamil è andato oltre quella targhetta che sotto al logo Hilton riporta il suo nome.
Chamil è stato galante e si è prodigato affinchè in due giorni potessero arrivare tutte le miscele che abbiamo ordinato, comprese quelle rare che risultavano introvabili.
E' sufficiente una singola persona a fare di un luogo un posto speciale, anche qui a Colombo, anche qui in un hotel a cinque stelle dove sei solo un cliente che arriva consuma e se ne va.
Lasciamo Colombo nella notte affidandoci ad un auto dell'Hilton molto silenziosa e confortevole.
Percorriamo strade secondarie, attraversiamo quartieri dove madonne illuminate a giorno sorgono vicino a riproduzioni in scala di templi buddhisti, arriviamo infine in aeroporto dove la penombra e il silenzio fanno supporre sia appena stato abbandonato.
Ormai è fatta, tra poco ci imbarcheremo, giusto uno scalo a Dehli per prolungare di qualche ora l'atterraggio in Italia.
Sgraniamo il nostro rosario di ricordi ancora caldo.
Arrivederci Sri Lanka.

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