lunedì 3 settembre 2012

Railay Beach_Sand Sea Resort

Abbiamo assaporato la visione dal mare di Railay Beach e dopo un soggiorno indimenticabile a Krabi il 22 di gennaio ci imbarchiamo al porto Chao Fa su una long tail per la penisola incantevole.
Viaggiamo a pelo d'acqua su quella che sembra più un guscio allungato che una barca ma ci divertiamo molto. L'aria e gli schizzi d'acqua ci ristorano.
Railay Beach è quello spazio che il mare ha lasciato a Est e a Ovest formando due mezzelune, potrei quasi dire lo spazio di pasta tra un cappelletto e l'altro.
Il Sand Sea Resort è direttamente sul mare, il nostro caldo e angusto bungalow è a pochi passi dalla spiaggia ed è dotato di verandina con tavolino e seggiole.
Passeggiare al mattino, quando ancora il sonno impera e le acque sono ritirate, regala un attimo di eternità. La bassa marea rende ancora più imponenti i roccioni che sbucano dal mare e la luce ci fa sentire in uno stato di grazia.
Il mare è una coperta che vira ai toni del verde ed è dolce farvi il bagno.
Visitiamo il minuscolo entroterra che Railay Beach può offrire e da bravi e impavidi esploratori non ci facciamo mancare praticamente nulla.
Tra le montagne ammassate al centro della penisola c'è un lago di acqua dolce che dall'alto credo possa sembrare un catino tra pareti rocciose impervie: partiamo in esplorazione.
Costeggiamo una strada ben pavimentata che ad un certo punto presenta sulla sinistra una salita ripida e pericolosa con corde agganciate qua e là.
La terra è rossa e scivolosa ma questo per noi è solo un dettaglio.
Pochi si avventurano e ci sentiamo dei piccoli pionieri.
Arriviamo in cima non senza fatica e pericolo e ammiriamo un poco terrorizzati il panorama che si presenta sotto di noi senza alcuna barriera di protezione.
Facciamo ancora qualche passo addentrandoci nella boscaglia e il sentiero comincia a discendere prima dolcemente poi con un grado di difficoltà che da principiante definirei 10 se 10 fosse il massimo.
Occorre calarsi tenendosi saldamente a radici che fuoriescono, rocce e qualche corda ben ancorata che qualche buon'anima ha lasciato.
Incontriamo un francese con la fronte sanguinante il che non ci tranquillizza per niente ma nemmeno ci fa abbandonare. Mi chiedi se ce la faccio, dopotutto è la mia prima scalata/discesa.
In realtà non ne sono così sicura ma la mia tenacia supera la paura.
Dobbiamo passare tra rami, strapiombi e strane aperture dove a malapena il mio minuscolo corpo passa ma proseguiamo e ci ritroviamo improvvisamente in una conca dove un albero dalle dimensioni incalcolabili ci obbliga ad una pausa di contemplazione.
La strada ben pavimentata sembra così lontana, i rumori sono attutiti da tutta quella roccia e terra e il sapore metallico della sfida è forte.
Proseguiamo e la discesa verso il lago è sempre più impervia e pericolosa.
L'ultima parete nasconde quello che solo l'occhio di chi si è avventurato può vedere: un lago trasparente al centro di un cono dalle pareti altissime dove solo pochi raggi di sole possono entrare facendosi breccia tra la vegetazione. Incredibile: siamo al centro del cappelletto e il suo ripieno è quanto mai affascinante.
Non c'è nessuno, solo il silenzio abitato della natura.
Improvvisamente dal lato opposto del lago sbucano dei ragazzi e scopriamo che è possibile raggiungere questo posto magico senza scalata. Tornare per la via più facile significa immergersi nel lago e camminare sul suo fondo limaccioso così decidiamo che dobbiamo, anche solo per principio, rifare la strada al contrario arrampicandoci questa volta per poi scendere.
Che avventura! The courageous hanno colpito ancora. Non esiste maggiore facilità nello scendere o nel risalire, ogni tratta rivela insidie che possono rivelarsi mortali a un solo passo falso, soprattutto senza la giusta attrezzatura. Non siamo agganciati che alle nostre mani e alle nostre scarpe da ginnastica, le mie per la precisione a suola liscia. Ma che soddisfazione tornare accaldati, sudati, sporchi di terra rossa sulla strada ben pavimentata percorsa da turisti annoiati in completo da tennis candido che ci guardano perplessi strabuzzando gli occhi.
Per premiarci affittiamo una canoa e ci avventuriamo nel mare, alla scoperta di grotte buie dove l'acqua è così cristallina che viene voglia di tuffarsi.
Dalla canoa vediamo pesci, meduse colorate danzare e un varano che si riposa in un anfratto.
Ci avviciniamo ad una spiaggia quasi deserta, parcheggiamo la canoa e ci regaliamo un bagno molto soddisfacente!
La noia che imperversa in questi resort alla sera la rompiamo trasferendoci al Last Bar su east Beach, l'ultimo bar sulla sponda opposta alla nostra, West Beach. Qui tutto è consentito, anche fumarsi in pace una canna sotto la luna sorseggiando rhum.
Il rientro dal Last Bar è epico: barcolliamo ridendo con evidente difficoltà a scendere i gradini della piattaforma di legno su cui abbiamo sostato ore in perfetto relax. Io ho paura di urtare la gente che incontriamo e tutto pende a milioni di km di distanza da me.
Riusciamo non so come a raggiungere il nostro bungalow ridendo di niente, come i bambini dell'India, e assaporiamo per una serata la assoluta libertà e la totale assenza di pensieri.
La Thailandia è magica o forse siamo magici noi.


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