mercoledì 29 maggio 2013

La grande luna

E' il 24 di maggio e da ieri sera una grande immensa luna rischiara le notti che qui sono così buie e intense.
Ogni mese in Sri Lanka si festeggia il giorno della luna piena ma maggio è un mese particolare poichè la poya (il full moon party) coincide con la nascita, l'illuminazione e la resurrezione di Buddha.
La settimana si è aperta con un crescente clima di festa e febbrili preparativi per celebrare una delle giornate più importanti dell'anno dopo quella del capodanno ad aprile.
Appaiono le prime lanterne di carta dalle forme e dalle dimensioni più disparate, sorgono come dal nulla piccoli improvvisati negozietti sulla strada che vendono immagini sacre, decorazioni colorate, maschere, candele.
I supermercati sono affollati per gli ultimi acquisti di riso, verdure e bibite.
A partire dal 23 di maggio vengono allestiti gazebo più o meno articolati chiusi sui quattro lati eccetto per un pertugio di ingresso dove le persone pazientemente aspettando il proprio turno, potranno entrare e accomodarsi sulle panche di legno e consumare in armonia con i vicini e i parenti un piatto a base di riso e altre leccornie offerto gratuitamente.
Ognuno si ingegna come può, ci sono i gazebo delle bibite, quelli del gelato e dei biscotti e naturalmente quelli dell'immancabile rice and curry.
Le strade ad una certa ora diventano piste trafficate di carovane di tuk tuk e motorini, bambini e ragazzi con bandiere costruite al momento fermano i passanti invitandoli, pregandoli quasi, a sostare nel proprio gazebo e consumare insieme qualcosa.
Altoparlanti sparsi qua e là mandano 48 ore di litanie e preghiere provenienti dai templi buddisti per l'occasione rimessi a nuovo, ridipinti in alcuni casi, illuminati a festa per lo più.
E' una festa che tocchi con mano e che respiri tuo malgrado, tanto è il fervore che l'accompagna.
Vicino alla nostra casa, lungo i binari del treno, alcuni ragazzi hanno tracciato un sentiero di lanterne colorate e cocci con olio profumato che verranno accesi; immagino l'emozione di quel viaggiatore che si troverà, al calare della sera, sul treno in corsa e guardando fuori vedrà un serpente luminoso e colorato.
Nuwan ci invita al Vesak Poya del suo paese, Weligama, aggiungendo che la serata sarà particolarmente importante perchè in quell'occasione, prima di dare inizio alla distribuzione del cibo, verrà acceso un grande cero per commemorare le vittime dello tsunami che a Weligama, come purtroppo in tanti altri villaggi della costa, si è portato via così tante vite.
Arriviamo a sera fatta e la fila di persone davanti allo stretto e lungo gazebo sulla spiaggia, è già ragguardevole.
Nuwan ci fa cenno di passare sull'altro lato del gazebo, dove dietro ad un drappo rosso si cela un'apertura.
Ci sentiamo onorati di essere trattati come ospiti d'onore e nel contempo proviamo imbarazzo nel passare davanti a tutte quelle persone; con molta gentilezza ci fanno accomodare su una panca di legno un attimo prima che si scateni una pioggia torrenziale e alcune gocce cominciano a farsi strada tra le lamiere del tetto.
Veniamo presentati all'organizzatore dell'evento, ai cuochi e al precedente sindaco di Weligama, mentre fuori la pioggia cade furiosa e la coda di persone si allunga a perdita d'occhio.
Improvvisamente tutti fanno silenzio, la cerimonia ha inizio e noi non possiamo capire le parole della persona che sta parlando; Nuwan ci dice sotto voce che sta nominando tutti i familiari e gli amici che non ci sono più.
In religioso silenzio ascoltiamo quel fiume di suoni fatto di onde, vento, pioggia, pianto di un bambino, preghiere buddhiste, nomi senza più volto. Fino a che, ben chiari e scanditi, i nostri nomi fanno da chiusura a tutto quello sciabordio confuso.
Guardiamo Nuwan con sorpresa e lui ci fa cenno gentilmente di alzarci e di avvicinarci al grande candelabro dorato. 
Solo allora capiamo che saremo i primi ad accenderlo e a ricordare insieme le vittime.
A metà del fusto dorato una ciotola raccoglie l'olio profumato dentro cui sono stati appoggiati degli stoppini bianchi.
Qualcuno accende per noi una candela bianca che utilizzeremo per dare vita ad uno stoppino; prima tu, poi io, con evidente commozione, facciamo luce in quell'oscurità, sentendo tutti gli sguardi del mondo attraversarci con calore.
Non parliamo, bastano gli sguardi, i nostri e i loro.
E in quell'oscurità, sotto la grande luna, in quella babele di lingue, sono stati sufficienti.






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