lunedì 22 aprile 2013

About "living" in Sri Lanka

Siamo stranieri, "foreigners", e non è opinabile.
Siamo bianchi, abbronzati certo, ma bianchi.
Siamo tatuati e, eccetto per l'inglese, ancora non parliamo singalese.
Siamo un faro in mezzo al mare, una lampadina nell'oscurità, una macchia bianca su un tessuto nero.
Questo è un bene più che un male.
Qui la polizia se sei straniero abbassa lo sguardo al tuo passaggio e finge di non vederti anche se stai guidando un motorino nuovo con targa provvisoria come stiamo facendo noi, lascia passare e non disturba.
Nel nostro bianco vestito in banca ci fanno passare la fila, nei negozi la coda nonostante la nostra insistenza a voler essere corretti e dar precedenza alla signora con figli a seguito che compra un kilo di patate e il latte. Non c'è modo.
Non solo. Le persone ci salutano per strada, ci chiedono dove stiamo e se ci troviamo bene.
Il nostro proprietario ci ha fatto una rapida visita il giorno dopo per sapere se eravamo contenti, soddisfatti e felici.
Dal momento che ci sentiamo le persone più fortunate della terra, il nostro sorriso deve averlo spiazzato.
Si è offerto per farci le pulizie e abbiamo declinato fermamente.
Un po' per necessità di privacy, un po' per ovvie ragioni. Siamo in grado di badare a noi stessi e a questa splendida casa senza problemi.
La voce deve essersi sparsa in tutta la costa circostante.
Questo atteggiamento di familiarità ci spiazza, abituati come siamo a doverci sempre imporre in luoghi che non conosciamo e che rappresenterebbero a tutti gli effetti casa.
Ma, e fa male dirlo, dove ci siamo sentiti più accolti e più compresi in tutte le nostre esigenze e a volte oltre, è stato qui.
Avevamo giorni fa un motorino a noleggio, prima di poter acquistare il nostro motorino a prezzi inverosimili.
Durante l'utilizzo, improvvisamente, ha smesso di funzionare.
Si accendeva ma non accelerava e moriva dopo pochi secondi.
Eravamo sulla strada principale di collegamento tra Matara e Mirissa.
Ovviamente nell'ora più calda e infame della giornata: le 12.30.
Pochi metri dopo lo stop una minuscola officina per motorini ci è apparsa come un miraggio.
Il signore che ci ha accolto ha interrotto ciò che stava facendo per prendersi cura di noi.
Ha portato il motorino sul retro della casupola di mattoni un po' malconcia sulla strada, ha improvvisato due sedie per farci rilassare e si è messo con perizia a pulire il tubicino di collegamento tra il motore e il serbatoio evidentemente intasato.
Abbiamo aspettato quasi una buona mezz'ora all'ombra delle palme mentre lui con fare assolutamente professionale ha accuratamente sistemato il danno.
Solo su nostra insistenza ha chiesto pochi euro per il lavoro che aveva risolto il nostro problema, con il sorriso sulla faccia.
Siamo ripartiti senza nemmeno sentire l'attesa, siamo ripartiti grati che quando qualcosa non funziona, male che vada, qualcuno farà qualcosa per noi.
Non sappiamo quanto durerà questa incredibile propensione verso l'essere umano ma per il momento proviamo l'ebbrezza di provarla ogni giorno, dalle più piccole cose alle cose più importanti.
Ma il limite tra le piccole e le importanti cose stiamo scoprendo che è davvero solo un nostro problema.
Loro, i singalesi, ci sono comunque.

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