giovedì 18 settembre 2014

Crossing Yala - parte seconda

Torniamo in albergo a Kataragama, ripercorrendo una strada che a ben pensare ha qualcosa di sinistro e stimola inconsciamente picchi di adrenalina a ogni ombra che si muove tra i cespugli.
Il sole è cocente, le poche scimmie rimaste ad aspettare frutta fresca sono sedute all'ombra a fissare il nulla e le tante palle di sterco di elefante sulla strada ci fanno procedere in silenzio e con cautela.
Il tempo di una doccia, una bibita fresca e il recupero dell' attrezzatura per l'escursione e siamo pronti per ripartire.
Forse l'attraversamento della B35 diventa la vera avventura perchè realmente non sai mai cosa può sbucare da là fuori, ti rendi conto che sei tu ad essere "dentro a quel fuori" e il fatto di muoverti in una scatola con le ruote su un nastro di asfalto non è sufficiente a proteggerti.
In realtà al nostro terzo passaggio notiamo ahimè molte macchie rosse sulla strada, inequivocabili tracce di animali che non ce l'hanno fatta.
L'uomo espropria, l'uomo abbatte e costruisce, l'uomo invade anche quando ha buoni propositi e qui, in questa fetta di isola dove gli animali respirano l'uomo ogni giorno, ci si sente un poco colpevoli, quasi ospiti indesiderati.
All'interno della riserva si dice vi sia ancora la discendenza dei Vedda, la originaria stirpe di abitanti dello Sri Lanka; continuano a vivere in armonia con la natura, perfettamente inseriti con gli animali e come animali. Ognuno ha le sue competenze, ognuno il suo posto nella piramide alimentare e forse è questo il vero sano rapporto con la natura.
Niente progresso, niente modernità, niente infrastrutture, si può morire per una banale infezione ma si può evitare di ammalarsi di cancro.
Non so sinceramente quanto sia genuina la vita attuale dei Vedda, oppure se lontano da occhi indiscreti (quelli dei turisti venuti a vederli come fossero animali allo zoo) nascondano l'ultimo modello di cellulare per essere sui social networks, così come non credo nemmeno che abbattere il progresso sia la soluzione vincente.
L'uomo si è un po' giocato questa carta del progresso, esagerando, abusando e dando la colpa ad altri uomini; foreste ridotte all'osso, disboscamenti, animali estinti e tanti in via d'estinzione, cambiamenti climatici, misteriose malattie o vecchie terribilmente evolute.
Almeno avesse raggiunto la felicità....e invece questo caro prezzo per una scatola vuota.
Sono le 4 passate, siamo un po' in ritardo e come se non bastasse al nostro orizzonte una lunga fila di macchine ci fa dire in coro: "oh no, elefante..."
E' sempre lui, il maschio con le zanne.
E' piuttosto irritato, si mette al centro della strada così che nessuno passi e ciondola la testa.
Insomma, non ha poi tutti i torti, come vi sentireste se qualcuno entrasse nel vostro giardino tutti i giorni con autobus, macchine, motorini e magari scattasse foto mentre state mangiando?
In ogni caso la nostra sosta dura circa una mezz'ora, fino a quando un ragazzino coraggioso fa scoppiare una busta di plastica piena d'aria provocando un boato esagerato.
In realtà credo che l'elefante si sia solo stancato e infatti si ritira di lato, fa passare tutti ma non se ne va nella foresta.
Manca poco, procediamo lentamente perchè non avevamo notato il cartello "attraversamento pavoni" e ci mancano pure questi....
Improvvisamente una grossa scimmia, le "facce viola" per intenderci, dalla nostra destra compie un balzo al nostro passaggio direttamente nella nostra direzione.
Freniamo e nonostante la velocità sia poca, l'impatto è inevitabile perchè ha colto esattamente il momento del nostro transito per lanciarsi.
Il rumore sordo ci fa temere il peggio, smontiamo immediatamente dalla macchina e vediamo la scimmia sul ciglio della strada a guardarci con sfida, per poi fare un balzo e andarsene nella vegetazione secca.
Il paraurti è completamente sfondato sull'angolo sinistro del 4x4, alcuni ciuffi di pelo sono rimasti incastrati tra la lamiera e il paraurti.
Siamo mortificati, non vi sono tracce di sangue e la scimmia se n'è andata saltando come se nulla fosse accaduto ma non sapremo mai se quella botta, che a noi costerà parecchio di carrozzeria, a lei costerà di più.
Arriviamo silenziosi all'ingresso della riserva, la nostra guida ci aspetta.
"Avete incontrato un grosso elefante, vero?"
Il nostro pensiero in realtà va alla scimmia e al suo sguardo quando se ne è andata via, dritto negli occhi, diretto come solo ancora alcuni umani sanno fare. E ti aspetti che ti dica qualcosa, anche solo "ehi stronzo, mi sei venuto addosso". E invece no, ti fissa senza dire nulla e ti lascia come un deficiente sul bordo di una strada, sul tuo bel fuoristrada, a non sapere che fare, a dirti che non era possibile evitarla perchè si è lanciata proprio mentre stavi passando.
"In questo periodo è molto secco, manca l'acqua, ci adoperiamo per creare delle pozze in cui gli animali possano bere ma abbiamo dovuto abbandonare i rivestimenti di plastica per le corna..."
"Corna??"
"Bufali! se le grattano contro le pareti, le bucano, l'acqua viene assorbita dalla terra che se la beve tutta perchè è troppo secca e così dobbiamo ricominciare da capo. Abbiamo foderato alcuni fossati con una miscela di cemento, ne possiamo salvare tanti.."
In effetti è tutto terribilmente secco, gli alberi sembrano morti, il colore che prevale è l'ocra, tranne il cielo che è di un azzurro terso.
Siamo gli unici sul sentiero, procediamo a passo d'uomo. Se dovesse comparire un elefante all'improvviso non vi sono vie di fuga se non la retromarcia.
Una scimmia sul ciglio del tracciato ci fissa, è dello stesso tipo di quella investita.
Come siamo vicini si alza e scappa, tra le braccia tiene qualcosa che ciondola, sembra una bambola di pezza.
"Sono giorni che si porta appresso il suo cucciolo...è morto...ma ancora non ci vuole credere così per almeno una settimana se lo porta ovunque. Quando comincerà a puzzare lo lascerà andare. Anche gli elefanti fanno così, però per tre giorni al massimo..."
La vediamo allontanarsi con quella manina che le ciondola da sotto il braccio.
Finalmente raggiungiamo una radura piena di acqua dove gli alberi sono sommersi fino a metà tronco.
Il paesaggio è spettrale perchè gli alberi sembrano sculture di sale; hanno creato un bacino artificiale aprendo una diga ed è qui che si radunano gli animali rimasti in questo blocco della riserva.
Enormi aquile, bufali, coccodrilli, aironi, trampolieri, cinghiali selvatici e quelli che non possiamo vedere ma è come se sentissimo che loro ci vedono benissimo.
Siamo ormai sulla cima della diga, la vista è spettacolare e il vento soffia forte.
Da un lato il bacino pieno d'acqua a perdita d'occhio, con la luce riflessa dagli alberi di sale, dall'altro lato un fiume completamente asciutto dove scimmie e cerbiatti si aggirano smarriti.
Sulla cima della diga una serie di parallelepipedi in cemento guardano verso il bacino d'acqua.
Hanno porte e finestre, scalette per raggiungerli e sono ancorati con enormi pali di acciaio.
"Sono per chi vuole dormire nella riserva."
Ci si illuminano gli occhi: "si può dormire nella riserva?? di notte???? ma non è pericoloso??"
"certo che si può, ma per prenotare bisogna andare a Colombo.."
Alla parola Colombo ci cade la mascella dalla diga.
"Ma non possiamo telefonare...internet...una mail???"
"no no, direttamente a Colombo"
Comodo e soprattutto utile avere dei bungalow nello Yala (costa est dello Sri Lanka) che per prenotare devi fare "un salto" a Colombo (costa ovest dello Sri Lanka).
Infatti non c'era nessuno.
Noi ci saremmo fermati quella sera stessa ma in quanto a flessibilità mentale qui siamo scarsi, così abbiamo abbandonato ogni velleità di esploratori della notte.
Il nostro tour prosegue addentrandoci nella boscaglia secca, con i rami che scendono a terra e che talvolta la nostra guida sposta scendendo dall'auto.
Rumori furtivi ci segnalano la presenza di animali che però stanno nascosti mentre l'occhio vigile della guida controlla che non vi siano elefanti o leopardi in agguato.
Passano quasi tre ore durante le quali non vedremo pressochè nulla ma la sensazione di essere costantemente osservati sarà fortissima.
Scende la sera e non possiamo che tenere accese le luci di posizione, non è consentita nessuna altra luce se non per emergenza.
Con il visore notturno riesco a scorgere una grossa mangusta a caccia, un cervo che ci attraversa la strada all'ultimo momento, un cinghiale e qualche uccello notturno.
Lasciamo la nostra guida all'uscita della riserva, ringraziandola per averci consentito un extra tempo all'interno e riprendiamo la strada B35.
Una serie di jeep cariche di bidoni vuoti d'acqua e ragazzi ci superano ma quando in lontananza vediamo gli stop rossi accendersi tutti insieme ci guardiamo negli occhi e diciamo: no, ancora....
Sempre lui, sempre nervoso, nel buio ancora più grande.
Non vuole far passare nessuno, i ragazzi ridono, gli urlano qualcosa, gli lanciano delle foglie di palma che lui afferra con la proboscide e agita davanti a loro.
Deve essere una vecchia conoscenza.
Riusciamo a passare oltre ma dopo appena 150 metri un altro elefante blocca la strada.
Aspettiamo, la carovana passa ma lui si innervosisce così decidiamo di aspettare, nel buio, che la situazione si ripristini.
Decide di andarsene nella foresta così ripartiamo.
Ormai manca poco alla fine della strada e chi c'è lì, minaccioso, nascosto dal buio?
Un elefante!!
Questa volta, essendo soli, la situazione si fa un po' più particolare. Nessuna macchina nè prima nè dopo di noi.
Rallentiamo, l'elefante si gira dandoci le spalle e comincia a indietreggiare per bloccarci la strada fino ad arrivare vicinissimi al cofano della macchina con una zampa.
Acceleriamo e ce lo lasciamo alle spalle ma non possiamo pigiare troppo sull'acceleratore: se mai ce ne fosse un altro o una scimmia o un pavone o un orso o un cerbiatto o un cinghiale o un istrice o un leopardo o un essere non ben identificato.
E se il pachiderma decide di seguirci? avete mai visto una carica di elefanti? ecco, non è che sembrino proprio dei bradipi.
Fortunatamente se ne sta lì, fermo nello specchietto retrovisore, a fissare il buio della foresta.
Probabilmente a chiedersi che razza di traffico c'è ultimamente a casa sua.
Apriamo la porta della stanza e troviamo il letto ricoperto di petali di fiori.

il tracciato all'interno del blocco 3 dello Yala


"guarda amore, due cobra!!!"
"ehm, credo vogliano essere due cigni....."
"ah, ecco..."


la foresta di sale, prima della diga







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